Capitolo 5

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POV'S ALEX

non ci rendiamo mai conto di quante cose abbiamo intorno fin quando non ci troviamo ad osservarle, e spesso accade per solitudine.

se sei solo in una stanza che sei abituato a vedere piena automaticamente ti sembra di essere in un mondo parallelo molto più grande, scopri che il silenzio parla ed è rumorosissimo, che racconta tanto di te e che ti conosce benissimo, e allo stesso tempo capisci quanti dettagli hai sempre avuto sotto il naso e hai involontariamente ignorato.

spesso basta riguardarsi intorno di nuovo per incatenare il proprio sguardo a qualcosa, ti basta vedere un oggetto perché la tua mente faccia comparire davanti ai tuoi occhi il fantasma di te stesso e di tutte le cose successe in quel posto.

era proprio quello cui stavo pensando, rendendomi conto che stando in cucina, seduto al tavolo, mi scorrevano davanti tutti i ricordi che avevo con gigi.

se guardavo davanti ai miei occhi potevo ancora vedere i nostri corpi, distanti forse un metro e le nostre persone lontane anni luce, che neanche si sfiorano e i suoi occhi, pieni di rabbia e chissà che altro di negativo, guardarmi; perché si, anche con gli occhiali addosso vedevo i suoi occhi e sapevo cosa sentiva, ma a spaventarmi era che non trovavo uno spiraglio d'affetto partire da lui e venire verso di me.

ormai sapevo che gli occhiali erano la sua auto-difesa, mostrando gli occhi si sentiva più fragile perché gli si leggeva in faccia come stava e non voleva questo fatto prendesse il sopravvento quindi li copriva; avevo detto qualche tempo fa di non conoscerlo a fondo, e qualche giorno prima di conoscerlo benissimo dopo 6 mesi, coerenza zero ma in compenso tanti dubbi, soprattutto sulle mie stesse parole, però so con certezza che tante cose se le tiene dentro e che sa io lo conosca tanto, forse più di quanto vorrebbe.

a interrompere questo flusso di pensieri fu francesco, che non notai nemmeno per quanto avevo la testa altrove

c: «ehii tutto bene?»

c: «terra chiama alex mi ricevi?»

io rendendomi conto di una voce scossi la testa per tornare coi piedi per terra e risposi

a: «ciao fra, scusa ero assorto nei miei pensieri»

c: «ma va tra, a che pensi?»

a: «niente di che, un po di stanchezza»

c: «tanti guanti da preparare o altro?»

io sospirai, e annui tornando a guardare il vuoto, intanto sento il rumore della sedie e vedo con la coda dell'occhio lui si sia seduto davanti a me, poggiando le braccia sul tavolo

dopo una buona manciata di secondi alzo lo sguardo

a: «sono solo stanco, tra guanti di sfida, pezzo da preparare, inediti e tutto»

c: «e questo "tutto" cosa comporta?»

a: «niente di che»

e distolgo lo sguardo, guardando verso le gradinate

c: «non sei obbligato a parlarne»

povero francesco, stava andando in paranoia quando sono io semplicemente troppo chiuso per ammettere mi manchi luigi

a: «c'entra luigi»

c: «se può interessarti non ci sta bene per niente nemmeno lui»

ed ecco che richiama la mia attenzione, infatti mi giro di scatto verso di lui

a: «ti assicuro nemmeno io ci sono stato bene»

c: «non ci sei stato bene o non ci stai bene?»

io sospiro, questo ragazzo leggeva la testa degli altri

a: «la seconda»

c: «hai pensato a parlargli?»

a: «non vuole manco guardarmi in faccia che posso fare»

c: «per me se lo calmi un secondo e lo lasci tranquillo ti fa parlare»

a: «cosa te lo dice?»

c: «che non è arrabbiato,cioè lo è anche, ma non lo è quanto è triste»

io distolgo lo sguardo, avevo quella sensazione sempre più forte ad invadermi il petto, in modo incontrastante e quasi travolgente, infatti mi lascio scappare un respiro leggermente affannato

a: «che dovrei fare quindi?»

c: «parlargli, fermalo e portalo in qualche camera libera così potete chiarire effettivamente»

a: «va bene, ci provo, magari se non è proprio stanchissimo dalle lezioni anche stasera»

ormai era evidente non ce la facessi più con quella situazione.

*di sera...

abbiamo cenato tutti, e questa volta tocca a me fare le pulizie, ho già sparecchiato e lavato i piatti, intanto che spazzo a terra noto che si sono tutti dileguati: albe e luca li ho visti andare verso il pianoforte, cry insieme a sissi, dario, e serena erano in giardino a parlare, vedevo comunque un po tutti in giro e avevo una vaga idea di dove fossero, tutti tranne luigi.

il destino non era dalla mia evidentemente, io volevo solo parlarci e quando mi ci convinco scompare...

continuando a passare la scopa sento una voce spezzare il silenzio e le paranoie che la mia mente era pronta a creare

c: «se continui a rigirare quella polvere su se stessa girando in tondo le verrà mal di testa»

dice cry ridendo

io alzo lo sguardo

a: «non ci sto con la testa oggi»

c: «non l'avrei mai detto aha»

alla fine raccolsi l'immondizia nella paletta e vidi francesco prendersi un bicchiere d'acqua

c: «hai già parlato con luigi?»

a: «non so manco dove sia»

c: «camera blu,a credo sia solo perché albe e luca sono nella camera gialla, che albe non trova un pezzo che aveva scritto su un foglio volante e luca lo sta aiutando a smontare camera praticamente, e tutti gli altro siamo o fuori o a letto»

a: «okay grazie»

mi dirigo verso la camera blu, subito dolo aver salutato cry, mi tremano le gambe e non so con che equilibrio io sia in piedi

arrivo davanti alla porta e per un momento mi assale la paranoia lui abbia visto la mia ombra, provocata dalla luce alle mie spalle, dallo spazio che divide la porta e il pavimento

per un momento mi sento cadere e non so con che coraggio io prenda e bussi

l: «avanti»

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 27, 2022 ⏰

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