capitolo 2

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Pov's Alex

Sono andato in camera mia con la speranza di riuscire a scrivere qualcosa, inutile dire che il tutto fu fatto invano.

Stavo contemplando lo schermo con il foglio bianco in attesa di qualche idea che piombasse a farsi posto nella mia testa ma senza un responso, quando all'improvviso sento la voce di maria e faccio un sussulto

m: «ehi malinconico»

a: «ehi»

m: «come va?»

a: «non benissimo tu?»

m: «come mai?»

a: «non riesco a scrivere»

che brutto che era ammetterlo ad alta voce, è letteralmente verbalizzare pienamente la cosa e forse anche affrontarla, ma fa male davvero; mi sono sempre espresso in musica proprio perché sono una persona silenziosa e avevo bisogno di una chiave ad aprire il mio mondo e ora che mi sembra non ci sia mi sento come se stessi fissando una serratura, seduto a terra senza la forza di alzarmi.

m: «è successo qualcosa che ti ha scombussolato?»

a: «credo di si»

m: «e ti va di parlarne?»

no non mi va, ne ho proprio bisogno.

a: «si, è iniziato tutto ieri con la litigata con luigi»

m:«lo immaginavo»

a:«mi sento in colpa»

m:«e rattoppi facendogli un frullato?»

mi dice ridendo, per spezzare l'aria fredda

a:«non so perché l'ho fatto»

era vero, avevo agito d'istinto, mi era venuto naturale.

m :«l'hai fatto persino senza zucchero affinché potesse berlo, sei silenzioso ma tanto premuroso»

a:«tanto tanto no, sono anche spontaneo»

m:«e la tua spontaneità lui la apprezza»

a:«per favore non dirgli che l'ho fatto io»

m:«no, non ti preoccupare»

a:«grazie»

m:«allora, vuoi provare a chiarire o fare frullati per il tempo che passerete qui dentro?»

a:«a parole non me la cavo lo sai»

m:«beh possiamo pur sempre capire che cosa dirgli prima di come»

a:«giusto»

m:«allora che pensi malinconico?»

a:«ho detto cose che non pensavo e tutto questo mi dispiace perché si che dico le cose come le penso ma a parlare non ero io, era la rabbia e la pressione del momento»

m:«dici che lui lo sa?»

a:«si ma è ancora accecato dalla rabbia ed ha tanta negatività addosso»

m:«e questo come lo sai?»

a:«principalmente perché sta fumando di più e lo fa per sfogo e poi gli occhiali, li mette quando non sta bene e non vuole far vedere gli occhi perché sa che il suo sguardo tradirebbe la sua parola...»

m:«quindi gli lasciamo il tempo di sbollentare?»

a:«mhh si, decisamente sarebbe meglio»

m:«sei un po meno turbato?»

a:«ho le idee più chiare dai, grazie»

m:«se hai bisogno di parlare ci sono lo sai»

a:«si, grazie»

m:«prego, ciao»

dice affuttuosa

a:«ciao»

rispondo sorridendo.

Vado poi in cucina e passo davanti alla camera di luigi, e senza volerlo sento dire il mio nome dietro la porta

l:«alex»

poi sento la voce di luca rispondergli

lda:«parlargli...»

Ripartiamo da zero // Alex e LuigiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora