Scontri

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Note necessarie:
Questa fic nasce sei anni fa. Un giorno mi son detta: perché non riadattarla a Simuel?
Poi mi sono imbattuta in un tweet di Stardmgvnm e mi son detta: perché no?
Le ho scritto per avere conferma che potessi procedere e la ringrazio per ciò.

Ringrazio anche, come sempre, e soprattutto non scontato l'appoggio continuo e smisurato di Cin_NSperché è sempre pronta a leggere qualsiasi sciocchezza io scriva.

Detto questo, la storia è già tutta scritta, quattro capitoli, e - salvo imprevisti - ci sarà un capitolo al giorno.

Sperando di non ledere la sensibilità di nessuno, vi auguro una buona lettura (in caso vogliate intraprenderla).






Trust me

È una di quelle giornate particolari.

Simone non sa bene come riesce a capirlo; lo percepisce e basta.

È come una di quelle sensazioni che hai appena ti svegli la mattina.

Né più, né meno.

Non ha mai creduto a queste cose.
Ritiene sia - per certo - un'assurdità il fatto che, in base a come ti svegli la mattina, quello sarà il modo in cui andrà la tua giornata.

Anzi, lui, lo sa.

Solo che, delle volte, ciò che succede in una giornata può cambiarti l'intera vita e anche questo lo sa bene, Simone.

Quindi - nonostante quella sensazione - come ogni mattina, si alza, si prepara ed esce.
Non fa mai colazione a casa quando il padre ha lezione a scuola alla prima ora.

Pranzo e cena sì, la colazione proprio no, dopo che ha avuto problemi con la caffettiera, preferisce evitare altri disastri. In più si aggiunge il fatto che, in quel modo, è costretto ad uscire ogni giorno e a non rintanarsi nel suo buio.

Così - ogni giorno - si avvia verso il bar dove lavora Monica, la sua migliore amica.

Non è molto lontano, dista neanche un isolato e ormai conosce la strada a memoria.

Per quello, arriva al locale poco dopo e si siede al bancone. Monica gli prepara il solito caffè e glielo passa. Ormai sono tutte azioni abitudinarie.

Simone resta lì un quarto d'ora o mezz'ora - dipende dalla giornata - parla con Monica, quando non entrano clienti, e poi torna a casa.

Sta preparando il test d'ingresso per l'università quindi ha bisogno di concentrarsi ed evitare rumori che lo distraggono.
Si avvia verso l'uscita e, come sempre, esce tranquillo dal locale, sapendo che le persone dall'altra parte fanno attenzione a lui quando lo vedono.

Quel giorno, invece, non è così.

Sente, nettamente, un rumore fastidioso dovuto al premere di alcuni tasti e subito dopo un colpo alla spalla, talmente forte, che gli fa cadere il bastone. Non fa nemmeno in tempo ad abbassarsi per cercare di ritrovarlo che l'uomo che gli è andato addosso incomincia a parlare.

«Cojone, guarda 'ndo vai, no? Che sei c-» lo sente dire con tono piuttosto seccato e Simone non gli concede nemmeno di finire la frase.

«Cieco? Sì.» Pronuncia quelle due parole con convinzione, non si fa mettere a disagio. Ormai quei tempi sono passati e l'accettazione l'ha reso sicuro di sé e abituato ad un mondo che - purtroppo - non è ancora pronto ad accogliere le diversità e le necessità di ogni persona.

«Merda... Io s-» Questa volta il tono non è per nulla seccato, anzi. Lo sente alla sua altezza, segno che l'altro si sia abbassato ad aiutarlo.

«Stavi mandando messaggi e non hai visto che stavo uscendo, classico.» Per la seconda volta, Simone, gli conclude la frase.

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