Sensi

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Tutto il giorno seguente Simone lo passa cercando di capire come gestire la serata, cosa indossare e a pensare se fosse davvero ciò che vuole fare.

Il posto che hanno concordato è una pizzeria piccolina, abbastanza tranquilla.

In questo modo non deve nemmeno preoccuparsi della troppa gente e dei troppi odori che avrebbe dovuto sentire e delle troppe voci che si sarebbero sovrastate.

Pensa che sarebbe riuscito tranquillamente a trovare Manuel davanti all'ingresso.

La macchina del padre si ferma e Simone si ritrova a dover prendere un profondo respiro. Non passa molto prima che senta il padre iniziare a parlare.

Capisce che sono arrivati e lui non sa se si sente pronto. Sente qualcosa all'altezza dello stomaco e sa per certo che non è fame. Così si ritrova a pensare a tutto ciò che potrebbe non andare. Fortunatamente quella corrente incessante di pensieri finisce quando Dante lo avvisa che sono arrivati a destinazione e che il motivo per cui si sono fermati non è un semaforo.

«Tutto bene?» la voce di Dante gli arriva nitida alle orecchie, nonostante lui fosse sovrappensiero.

«Sì, io... Sì» si ferma un attimo per riprendere a parlare poco dopo «Poi al ritorno troverò il modo di tornare con Monica. È al bar, stasera.» Si è già accordato con lei, in realtà.

Dante, tuttavia, lo sottolinea comunque con un tono di voce più fermo «Se ci sono problemi, chiama.»

«Sì, tranquillo. Me la caverò. Sembra un bravo ragazzo.» In effetti, gli sembra davvero. Okay, eccetto le prime volte inquietanti, aveva capito perché lo faceva e capiva anche dove volesse andare. Poi passarci un pomeriggio assieme e ascoltare le parole di Monica lo avevano decisamente aiutato.

«Avevamo detto lo stesso di Ivan» sente quelle parole arrivargli dirette.

Ecco, era questo il problema.

Ivan.

Prima o poi doveva riprendere a fidarsi degli altri. Chiudersi in sé non l'avrebbe aiutato. Avrebbe dovuto tentare e questo Manuel non sembrava poi così male.

Il padre riprende a parlare poco dopo «Cercherò di stare calmo e non pensare al peggio»

In quel momento Simone prende tutta la forza che ha e inizia a parlare, non sa nemmeno dove la trova «Ascolta pà, so quanti problemi abbiamo avuto, dall'incidente fino ad ora. Passando per Ivan. L'incidente non è stato colpa di Jacopo, okay? Ma di quello stronzo passato con il rosso. Le cose succedono, anche se noi stiamo attenti. È successo perché doveva succedere, punto. E lo stesso con Ivan, non è una tua colpa. Sono stato io a fidarmi. Perché credevo nel buono delle persone» Dice tutto d'un fiato, cercando di risultare più che sicuro di quello che sta dicendo.

«Non credo di averti saputo proteggere quando dovevo farlo, invece mi sono abbandonato al dolore»

«Hai perso un figlio, nessuno può biasimarti per essere stato sopraffatto in quel periodo»

«Sì, ma stavamo soffrendo entrambi e non ti ho teso la mano abbastanza»

È in quel momento che la mano di Simone si allunga per andare a stringere quella del padre «Invece io credo che tu sbagli, non vedi l'insieme delle cose. Io ormai non riacquisterò la vista e dovevo sapere che potevo basarmi sulla fiducia. Probabilmente gliene ho data troppa, ma non succederà un'altra volta»

Quella che segue è una litania di deboli no usciti dalla bocca di Dante. Segue poi un «L'unico che ha sbagliato è lui. Non permettere che questa cosa ti metta i freni. Usala a tuo favore, okay?» Simone sente il tono di voce del padre tornare ad essere più calmo rispetto a quando quel discorso era partito.

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