Incontri

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«Guarda che non devi tenerlo alla larga se non c'è bisogno. So che non è facile, però insomma, non perché hai avuto problemi con quer cojone, vuol dire che non puoi fidarti più di nessuno.» Simone ama il tono di voce che Giulio riesce ad assumere quando vuole rassicurarlo. È successo tante di quelle volte che quasi non si ricorda più quale fosse il suo tono di voce di solito.

«Lo so, me l'ha detto pure Monica. Ma non mi fido, fine della storia» sta semplicemente lì, il punto della questione. Lui non si sarebbe fidato, non lo aveva mai fatto e dopo quello che gli era successo non l'avrebbe fatto più.

I suoi amici lo sapevano.

C'erano stati dopo l'incidente e c'erano stati anche con Ivan, quindi non doveva nemmeno dare spiegazioni.

Per quello l'unica cosa che aggiunge è «Ah, poi non so nemmeno come se chiama»

In effetti non ci ha mai pensato, anzi, non crede nemmeno gli importi sapere il nome del ragazzo. Solo che Giulio lo rimbecca subito «Quello puoi chiederglielo.»

«Giulio!»

«Vabbé, ho capito» sbuffa leggermente, ma Simone sa che non era fatto con cattiveria.

C'è una pausa, non troppo lunga. Dopo di essa, Simone prende un po' di coraggio e chiede ciò che teme di sapere già.

«Novità?»

«Nulla, mi spiace» la voce di Giulio si incrina leggermente.

«Va bene così, tranquillo. Ci sarà giustizia prima o poi» gli stringe leggermente la spalla mentre lo dice.

Esce da lì poco dopo, dirigendosi verso casa.

Il test di ingresso per l'università è alle porte e lui non vuole proprio fallire.

Non adesso che sta riprendendo in mano la sua vita.

Torna a casa pensando alle parole di Monica e a quelle di Giulio.
In fondo provare a buttarsi non può fargli male anche perché sa come farlo con le relative cautele.

In più, come dice un famoso detto: tentar non nuoce.

E lui, al primo segno di qualcosa che non andava, si sarebbe tirato indietro, questa volta.

Sa di avere consapevolezze differenti ora, di riuscire a percepire quando le cose non vanno. Ha messo dei paletti, si è rimesso in piedi e i confini che si è creato lo aiutano in tutto e per tutto a non fare passi falsi.

Quando il giorno seguente arriva al bar, Monica è stranamente di buon umore.

«Buongiorno, dolcezza!» strano, decisamente strano.

Non è da lei.

Sì, era affettuosa, ma dolcezza? Davvero?

«Fai sul serio, Mò?»si ritrova a chiedere.

«Certo, perché non dovrei fare sul serio?» Sembra quasi dubbiosa su quella questione. Segno che nemmeno lei è così convinta di essere seria. O forse è segno del suo solito atteggiamento quando...

Si blocca. «Ora ho capito. Dov'è?» esordisce, scostandosi dai suoi pensieri.

«È già andato via, ha detto che aveva da fare. Ah, ti ha comunque lasciato pagato il caffè» sta anche ammiccando, ne è sicuro. Lo avrebbe percepito lontano un miglio.

«Lasciaglielo pagato per domani.»

«Sei terribile, Balestra, lo sai?»

Sì, Simone lo sa, ma è tranquillo così. Anzi, crede sia la soluzione migliore rifiutare tutto. Qualsiasi cosa fosse stata.

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