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Chiara stava tornando a casa camminando dopo una giornata impegnativa, piena di commissioni e pensieri che gli frullavano nella testa, ma che venivano smorzati dalla musica che usciva dalle sue cuffie.

"Passerà, stanotte passerà
e forse torneremo ad amarci
impazzirai, lo so che impazzirai
perché non ci basta il tempo
perché nulla basta mai
anche se in fondo il nostro è amore
usiamo stupide parole
perché è stupido chi pensa che non serva anche il dolore
e siam vicini ma lontani, e troppi tentativi vani"

Abitava a Maranello, si avete capito bene quella Maranello, famosa per essere la sede della fabbrica della Ferrari. Si ricorda ancora quando alle superiori tutti erano invidiosi del fatto che abitasse proprio vicino alla fabbrica, a furia di sentirselo dire iniziò a provare odio per abitarci così vicino.

"E forse arriverà, domani
siamo uguali in fondo
e forse cercherai le mie mani
solo per un giorno
non scappare dai miei sguardi
non possono inseguirti, non voltarti dai
e forse capirai quanto vali
potrei darti il mondo"

In quel momento arrivò un messaggio da suo cugino Simone, unico suo vero amico, nati lo stesso anno e cresciuti insieme anche se a distanza, perché si lui abitava in Liguria e riuscivano a vedersi solo in estate e ogni tanto quando riuscivano durante le festività.

Simone
Sono appena uscito da lavoro🥲
Com'è andata la tua giornata?

Chiara
Sono stanca morta
Per colpa di tua zia
Non vedo l'ora di arrivare a casa
Fare una doccia e poi buttarmi sul letto

Simone
Ci sentiamo dopo allora
Vado anch'io a farmi la doccia

A quel messaggio Chiara non rispose, l'avrebbe fatto una volta arrivata a casa dopo la doccia.
Intanto la canzone continuava nelle sue orecchie.

"Ma griderai, sul silenzio della pioggia
è rancore e mal di testa, su una base un po' distorta
ti dirò, siamo uguali come vedi
perché senza piedistalli, non riusciamo a stare in piedi
ed è già tardi e vuoi far piano
il cuore è il tuo bagaglio a mano perché hai tutti i pregi che odio
e quei difetti che io amo
e schegge di una voce rotta, mi hanno ferito un'altra volta"

E mentre le parole andavano avanti, da lontano si iniziava a intravedere la ragione per il quale lei non ha mai avuto amici.
Esatto quella fabbrica era la ragione della sua solitudine, perché chiunque veniva a sapere dove abitava dopo un po' di tempo iniziava a chiedergli domande del tipo:
"Abiti così vicina conoscerai sicuramente qualcuno di famoso, me lo fai conoscere?"
"Sai come entrare per vedere qualcuno? Sicuramente ti conoscono abitandoci vicino"
Era stufa di quelle domande impuntate solo nel usarla per loro vantaggio.

"Ma forse arriverà, domani
siamo uguali in fondo
e forse cercherai le mie mani
solo per un giorno
non scappare dai miei sguardi
non possono inseguirti, non voltarti dai
e forse capirai, quanto vali
potrei darti il mondo"

Ecco era arrivata davanti al cancello della fabbrica e iniziava a intravedere casa sua da lontano. Penso alla gioia che avrebbe provato una volta arrivata a casa dopo una doccia e dopo essersi coricata nel suo letto. Non sapeva ancora cosa gli sarebbe capitato da lì a poco.

"Ma io non ci sarò e vedrai
sarà semplice
scivolare per
poi atterrare fra le braccia di chi vuoi"

Controllo che nessuno stesse arrivando per uscire da dentro il cancello e una volta accertata iniziò a camminare, tirò fuori un attimo il telefono per alzare il volume e poco dopo si ritrovò a terra dolorante.

"Ma forse arriverà, domani
siamo uguali in fondo
e forse cercherai le mie mani
solo per un giorno

non scappare dai miei sguardi
non possono inseguirti, non voltarti dai
e forse capirai quanto vali
potrei darti il mondo, tranne me"

La canzone era finita e la musica si era stoppata, ora nelle orecchie sentiva solo un forte fischio e provava dolore nella parte bassa del corpo. Cosa era successo? Due secondi prima aveva controllato e non c'era nessuno che stesse arrivando.
Nonostante la vista sfocata di fianco a lei noto una macchina, una Ferrari nera con due strisce  al centro una rossa e una bianca.
Non fece in tempo a vedere il sangue che usciva da una bruciatura causata dalla caduta che svenne.

Si risvegliò poco dopo grazie alle parole che una persona gli stava rivolgendo.
-Ei svegliati, scusami non volevo- disse il ragazzo che gli reggeva la testa - ero in ritardo e non ho visto-
In quel momento lei apri gli occhi e lo vide, era proprio lui, era il pilota di punta della fabbrica era Charles Leclerc, come poteva non riconoscerlo nonostante gli occhiali neri che lui portava, era il pupillo della città tutti lo conoscevano.
-Tranqu...- non riusciva a parlare dal dolore allucinante che proveniva dalle gambe.
- Stai ferma non ti muovere e non parlare se ti fa male - disse Charles, lei gli fece il pollice in su -ora chiamò l'ambulanza e ti faccio controllare-
Lo vide alzarsi e tirare fuori il telefono digitare il numero e sentir dire il posto dove si trovava.
Una volta conclusa la chiamata lo vide chiamare un qualcun'altro -Carlos non ci sono stasera- disse al telefono Charles - nulla di grave ci vediamo- sicuramente era la risposta di qualche domanda fatta dalla persona d'altra parte del telefono. E se la memoria non la ingannava in quel momento di dolore doveva essere il compagno di Team Carlos Sainz.

Spazio Autrice
Eii, ciao a tutti questa è la prima storia che scrivo, spero vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche consiglio.

Ps. Mi scuso per eventuali errori grammaticali, nel caso fatemelo notare

Alla prossima🥰😘

Forse era destino - Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora