Porsche
"Hey, non dirmi che mi lascerai di nuovo qui come ieri?" sospirò una voce roca nel mio orecchio.
Rispetto a com'era messo ieri, questo tizio mi sembra essere in forma; nonostante i segni del pestaggio riesce ad essere bellissimo.
"Perchè sei tornato?" gli chiesi con calma, guardando l'uomo in nero dallo specchietto della moto, ancora alle nostra calcagna.
Sono più preparato rispetto a ieri, adesso sono molto più sciolto mentre guido senza difficoltà la mia motocicletta, che sembra ancora più flessibile e sinuosa.
"Hey, rallenta!" esclamò improvvisamente la voce roca mentre, con le mani, Kinn stringeva la sua presa sui miei fianchi e nascondeva la faccia nella mia schiena, probabilmente per proteggersi dalle gelide folate di vento notturne.
"Tieniti forte" borbottai subito prima di spingere con il piede sull'acceleratore, semindando il tizio dietro di noi.
"Cazzo, sono ancora vivo" disse Kinn, guardandosi in giro con fare divertito.
Dopo essermi assicurato che nessuno ci stesse ancora seguendo, fermai la moto. Era ovvio non sarebbero riusciti a starmi dietro, dò sempre il meglio di me quando sono alla guida.
Questa volta ho percorso una strada complicata, ingannando il mio inseguitore e accellerando subito dopo, approfittando del suo senso di smarrimento e ponendo fra di noi una distanza irraggiungibile. Lasciai uscire un sospiro di sollievo quando il mezzo si accostò davanti a casa.
"Dove cazzo siamo?"
"A casa mia"
Non che mi piaccia mettere a richio la mia vita, ma nel bel mezzo della corsa, ho preso il percorso più familiare, senza rendermene nemmeno conto. Ancor prima di realizzarlo, eravamo fermi davanti la soglia di casa.
"Entriamo dentro, così puoi sciacquati la faccia"
Lo vidi sospirare sonoramente, preso dal sollievo, come se fosse appena scappato dall'inferno.
"Aspetta"
Lo superai di fretta, posizionandomi davanti alla porta. Tirai fuori un pacchetto di sigarette e un accendino dalla tasca dei jeans con estrema calma; il suo sguardo era fisso sul mio, con un sopracciglio alzato.
"Cinquanta mila" borbottai con la sigaretta fra le labbra, senza interrompere il contatto visivo.
"Huh?" buttò fuori una breve risata, poi tornò a fissarmi allibito.
"Ieri il mio orolog-"
Cacciai giù il goppo che mi si era formato in gola e lo interruppi bruscamente, senza lasciare che finisse di parlare.
"Ieri era ieri"
Provai ad usare un tono ostile nella speranza che non mi avrebbe chiesto indietro l'orologio, cosa che temevo. Anche volendo, oramai l'oggetto non era più tra le mie mani e tra la retta scolastica di Che, la riparazione del condizionatore e il risanamento di tutti i nostri debiti, dei soldi della vendita non era rimasto quasi più niente.
"Ieri mi hai chiesto cinquanta mila bath e oggi altri cinquanta, in tutto sono cento mila. So che sai benissimo quanto vale l'orologio che ti ho dato, riuscivi benissimo a fare quattrocento mila bath solo con quello, se non sei troppo stupido, ovviamente. Quindi se ci pensi è come se ti avessi già pagato in anticipo" disse sorridendo, inclinando la testa come se mi stesse provocando.
Era la prima volta che ebbi l'occasione di studiare il suo viso attentamente: il taglio affilato degli occhi che, con quel loro bagliore sinistro, mi davano l'idea di una persona che fosse tutt'altro che comune.
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KinnPorsche Novel |ITA| |Vol. 1|
General Fiction|DISCLAIMER: quest'opera NON è stata tradotta per scopi commerciali o con il fine di trarre un profitto; i diritti sono riservati agli autori della novel, la mia è una traduzione puramente a scopo ricreativo| TRAMA: Il secondogenito di una famiglia...