NOVE

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La prima cosa che fece Apollus fu spostarsi dall'armadio, preso alla sprovvista. Alzò la bacchetta di istinto, ma la riabbassò poco dopo. Il silenzio regnò sovrano per due o tre secondi, per poi essere rotto dal pianto della ragazza. Apollus sentì una fitta al cuore, sicuro che quel dolore fosse stato provocato anche da lui. Avanzò veloce verso la ragazza, chiudendo anche la porta con un movimento rapido di bacchetta. Si inginocchiò accanto a lei, abbracciandola istintivamente per darle conforto, per farla stare meglio in qualsiasi modo.
La strinse a sé e la accarezzò, cercando di calmarla. Il ragazzo era molto preso: si sentiva responsabile sia personalmente che come docente.
Dopo aver aiutato la ragazza nell'avere un respiro regolare, il ragazzo aspettò che finisse di soffiarsi il naso, senza smettere di abbracciarla ma semplicemente allentando la presa. Kaitlyn si alzò, con le guance ed il naso arrossati, così il ragazzo fece lo stesso. Apollus la guardò, accogliendola fra le sue braccia quando la ragazza ci si fiondò, per poi spezzare lui il silenzio.
<<Da quanto sei un Animagus?>>
Sentì la ragazza sospirare, ma la risposta venne subito dopo. <<Dal terzo. Nessuno lo sa, ho imparato grazie a un libro preso dal reparto proibito. Nessuno, oltre a te... cioè lei, e Derek. Scusi se le ho dato fastidio, non succederà più.>> Kaitlyn si staccò, con la voce rotta e fece per andare verso le sue cose, ma Apollus le strinse il braccio e la tirò di nuovo a sé, costringendola a guardarlo negli occhi tenendole il mento con le dita.
<<Non mi hai dato nessun fastidio, altrimenti te lo avrei detto prima. Se non avessi voluto avere a che fare con te, ti avrei rivelato che lo sapevo prima che ci conoscessimo meglio.>> Tolse la mano da sotto il mento e la appoggiò in fondo alla schiena della ragazza, lasciando però un po' di spazio per non avere i volti attaccati l'uno all'altro. <<Kait, non scappare. Non sono arrabbiato, e sai che non devi darmi del lei quando non siamo in classe, altrimenti mi fai passare per quarantenne.>> Con questo Apollus riuscì a strappare un risolino alla ragazza, la quale era rossa come un peperone, sia per il pianto sia per la strana atmosfera che si era creata. Anche Apollus la sentiva, ma cercava di ignorarla.
Kaitlyn, col cuore più leggero, appoggiò di nuovo la testa sul petto del ragazzo, libera finalmente di respirare. Il docente si appoggiò ad un tavolo dietro di lui, rimanendo semi seduto, e iniziò a coccolare la ragazza sulla cute, come faceva quando era gatta.
<<Sei bravissimo a fare i grattini, sai?>>
Il ragazzo ridacchiò, non riuscendo a trattenersi. <<Tu sei brava a dare testate invece. Rimani piccola anche da gatta, ma potresti spaccarmi il naso se mi prendi bene.>> Apollus era leggermente in imbarazzo, ma continuò a fare ciò che aveva iniziato. Inspirò lentamente, per parlare. <<Ti ho fatto così tanta paura?>>
<<Ora non ho paura>> rispose la ragazza, stringendolo un'ultima volta, gustandosi la sensazione del suo corpo contro il suo. Sentiva il suo fisico magro e asciutto, ma comunque forte e deciso, insieme alle dolce carezze che le provocavano mille brividi in corpo, felice di poter provare quelle belle emozioni. Ma anche le cose belle alla fine avevano un termine, così la ragazza si staccò, senza andare troppo distante dal ragazzo. <<Mi dispiace essermi fatta gli affari tuoi, volevo conoscerti. Sei l'unico che mi ha aiutato seriamente, mi hai sorpreso in positivo. La prima notte mi sono molto affezionata a te come gatto, purtroppo o per fortuna la cosa mi resta quando sono umana. La mia titubanza non mi ti faceva avvicinare, magari avresti potuto fraintendere, così continuavo a cercarti come gatto.>> Le sembrava giusto far sapere le motivazioni al ragazzo, anche se aveva omesso accidentalmente la parte nella quale non capiva ancora se si fosse presa una cotta per lui o no. Lo guardò negli occhi, soffermandosi su quello sinistro. <<Con me puoi essere te stesso, non ti giudico. E poi sei molto carino.>> Kaitlyn sorrise mentre parlava, arrossendo leggermente. Sperava di averlo messo a suo agio, nonostante fosse stata molto imbarazzata nel dirlo.
Apollus sorrise, intenerito, e guardò la ragazza dall'alto verso il basso. Gli piacque molto quel che vide, nonostante lei avesse appena pianto disperata a causa sua.
Appoggiò le sue mani in viso, i palmi grossi che le ricoprivano le guance. Accarezzò un po' quel punto, poi le toccò il naso con l'indice, mimando la stessa espressione di quando era una gatta. Il momento sembrava magico, come se il tempo si fosse fermato, ma entrambi stavano bene. Il ragazzo rifletté a dovere su tutto quello che aveva sentito, poi prese parola. <<Direi che allora non serve mentire.>> Il docente appoggiò delicatamente le dita sulle palpebre della ragazza, per poi lasciarle riaprire poco dopo. Kaitlyn ora guardò per la prima volta il ragazzo con la sua forma naturale, con gli occhi da umana. Il ragazzo osservò con felicità come le pupille le si ingrandivano
L'animagus, nonostante avesse mille pensieri in testa, disse la prima cosa che le venne in mente appena visto: <<Wow, certo che i gatti non vedono proprio un cazzo.>>
Il ragazzo, intenerito, se la spiaccicò sul petto, sorridendo. <<Lo sai solo tu, fra gli studenti.>>
<<Mi fa piacere.>> La ragazza sospirò, perdendo il sorriso. Apollus chiese cosa non andasse, e la ragazza non tardò a rispondere: <<Ho paura che questo ora influisca sul fatto che vengo la sera. Io... ho bisogno di te, Apollus. Non dormo più se non sono con te.>> Kaitlyn sapeva di aver osato, specialmente nel chiamarlo per nome in modo così informale, ma la ragazza sapeva che non ci sarebbe stato momento migliore per affrontare la cosa. Era una confessione d'amore? No, lei era semplicemente stata schietta e chiara, spiegando come si sentiva. Sperava che non avesse fatto arrabbiare il ragazzo, o solamente messo in imbarazzo.
Il docente sospirò, accarezzandole delicatamente la spalla, quasi istintivamente. <<Non lo so, Kait. Potremmo finire in un mare di guai. So che sei in gamba, altrimenti non saresti arrivata al sesto anno senza farti mai sgamare. Ma io sono un professore. Non sarebbe... Appropriato, se così possiamo dire>> Il ragazzo ingoiò il groppo in gola, sussurrando: <<...Io adoro stare con te, la sera. Mi fa sentire meno solo. E lo sono, effettivamente.>>
Kaitlyn spalancò gli occhi, questa volta non pensò prima di agire e gli buttò le braccia al collo, affogandoci dentro con il viso. Pianse ancora, cercando conforto che arrivò subito. Il ragazzo quasi la prese in giro. <<Hey, cosa pensavi? Era ovvio che non ti avrei mai fatta tornare, se non avessi voluto. Avevo la vaga sensazione che fossi tu dalla seconda volta, quando mi sei corsa incontro in Sala Grande.>> Apollus, sentendo la ragazza ridere di nuovo, si sentì sollevato, e la lasciò un attimo da sola, a rinfrescarsi. Lui aspettò immobile al centro della stanza il ritorno della ragazza dal bagno, con la bacchetta in mano e lo sguardo basso. Alzò lo sguardo, con un'idea ben chiara nella testa. Controllò che la porta fosse ancora chiusa, e fece uscire il molliccio dal mobile, nuovamente, appena Kaitlyn iniziò a fare le scale. Il molliccio prese subito la forma della paura di Apollus, il quale fissò la creatura, scuro in volto. La ragazza si avvicinò, lentamente, osservando entrambi.
<<Ho frugato in una parte del tuo passato, e mi sembra giusto far riportare i conti. E poi, riguarda anche il mio comportamento di stamattina. Tra poco capirai tutto, dammi solo un po' di tempo, per favore.>>
Kaitlyn osservò il molliccio finire la sua trasformazione: prese le sembianze del professore stesso, accovacciato a terra, le mani sui capelli bianchi e la faccia nascosta fra le ginocchia, da cui spuntava una smorfia triste appena visibile. Era circondato da un alone nero ed opprimente, mentre un rumore fortissimo, praticamente da ultrasuoni, invase l'aula. Sembrava provocare molto fastidio al professore fantoccio, mentre quello reale abbassò la bacchetta, con difficoltà nel muoversi. Si girò, socchiudendo gli occhi, ma volgendo lo sguardo deciso verso l'allieva. <<Devi sconfiggere un molliccio... Occupati di questo.>>
La ragazza fece come richiesto, trasformando il molliccio in un coniglietto bianco candido spaventato, che da solo si rinchiuse nell'armadio. Kaitlyn guardò Apollus preoccupata, la mascella serrata e le parole che le morivano in gola. Il docente non era in una situazione molto differente. Quest'ultimo continuò ad avere lo sguardo basso, rigirando la bacchetta fra le dita. Iniziò a parlare dopo molto tempo, che aveva speso nel trovare un modo per iniziare il discorso.
<<Quello che hai visto ero veramente io, quando ancora frequentavo Hogwarts. Quel momento... è stato quello che mi ha distrutto dentro.>>
Il ragazzo prese un attimo di pausa, per poi continuare a parlare, guardando verso il soffitto. <<Avevo una migliore amica, si chiamava Erika. Le volevo molto bene, era praticamente quello che potevo definire una sorella. Le dicevo tutto, e lei diceva tutto a me. Diciamo che... un giorno, lei mi baciò, senza preavviso, ed io non ci capii niente. Mi disse di essere innamorata, ma io... non sapevo nemmeno cosa fosse l'amore. Non so come spiegarti, per me non esisteva niente di più forte dell'amicizia. Specialmente fra noi due. Cercai di spiegarlo ma... lei la prese molto male.>>
Apollus guardò Kaitlyn, sorridendole, stanco. <<Erika era anche molto affezionata ad un certo Ottavius. Lui, scoprendo quello che avevo fatto, approfittò della situazione di debolezza di Erika per avvicinarsi a lei. Solo dopo anni scoprii che lo fece perché lui era innamorato di lei. Erika cercò vendetta, e...>>
Al docente si ruppe la voce, distogliendo lo sguardo dalla ragazza. Si indicò la cicatrice, e poi lasciò andare il bracci a peso morto lungo il suo fianco.
<<Una fattura. Una fattura mi ha fatto questa. Si ingrandisce sempre di più, ogni anno che passa... Sono un metamorfo, lui l'ha scoperto grazie ad Erika e mi ha perseguitato. L'ha messa contro di me. Mi ha rivelato davanti a tutti quelli della nostra età e mi ha attaccato. Ridevano tutti...>> Il ragazzo si portò una mano sugli occhi, respirando dalla bocca serrata coi denti. <<Merlino, scusa Kaitlyn. Non ne avevo mai parlato. Non credevo fosse così difficile.>>
L'animagus tornò accanto al suo docente, accarezzandogli la schiena. Guardò una lacrima scivolare sulla guancia del ragazzo, il quale stava di nuovo con lo sguardo rivolto verso il soffitto. <<Se ti serve sfogarti, sono qui come cuscino.>> Apollus la guardò, con gli occhi lucidi e le guance leggermente arrossate. Scoppiò a ridere, continuando nell'osservare la faccia confusa della ragazza. <<Niente. Non so nemmeno io perché mi hai fatto ridere. Ti ho immaginata tutta bagnata per colpa mia.>> Il ragazzo meditò sulle parole appena dette, e fece un sorriso strafottente verso la ragazza. <<Beh, ha molti significati, questa frase appena detta.>>
<<La barba di Merlino, Apollus!>> La ragazza diede una gomitata sul fianco del docente, che se la rise di gusto, vedendo come la ragazza aveva lo sguardo da killer ma le guance rosso fuoco. <<Ma ti pare una cosa da dire?! Pensaci prima di aprire bocca!>>
<<Hey, siete voi giovani che avete gli ormoni a palla e trovate doppi sensi ovunque, mica io!>>
<<Come, non sei giovane anche tu?>> rispose la ragazza, appoggiandosi con la mano su un banco lì vicino, guardandolo con un sorrisetto di sfida.
<<Ma abbastanza vecchio da poterti non far passare l'anno, micetta.>> Il ragazzo rispose con lo stesso tono usato dal'animagus, avvicinandosi e mettendo il viso alla stessa altezza di quello della ragazza. I due si fissarono negli occhi, Kaitlyn aveva perso il suo atteggiamento, mentre Apollus sembrava quello che guidava entrambi. Il docente sospirò, prendendo parola: <<Scusa. Stamattina sei balzata proprio dove mi ha colpito l'incantesimo... Non volevo trattarti male, urlarti, ti ho ricordato cose brutte... Come faccio a farmi perdonare?>> Il ragazzo, titubante, accarezzò dolcemente la guancia della ragazza, veramente ferito dal suo stesso comportamento.
La ragazza sorrise, rimanendo impassibile alla piccola dimostrazione di affetto del professore. <<Non devi farti perdonare, mi sono bastati gli abbracci di prima.>> Apollus accennò un sorriso con le labbra, e tolse la mano dalla guancia della ragazza.
L'atmosfera si spezzò quando il ragazzo si allontanò velocemente da lei, parlando in modo scherzoso: <<Ordunque! Hai superato tutte le prove coi massimi dei voti, signorina Green. I miei complimenti. Adesso sai sconfiggere un molliccio... Beh, diciamo che il tuo l'hai devastato. Brava, le nostre lezioni sono concluse... Ma se vuoi tornare hai sempre la porta aperta. Trenta punti a corvonero, per la costanza e l'impegno. Ed anche perché sei semplicemente tu.>>
<<Grazie, prof... ma credo che preferirei entrare dalla finestra con qualche pelo in più, di notte. Magari... potemmo parlare in quei momenti, anche se... mi dovrà... prestare qualcosa per coprirmi.>> Kaitlyn gesticolò molto nel parlare, imbarazzata.
<<La cosa non mette in imbarazzo solo te. Lo capisco, verdina, sei più a disagio di Blake davanti ad un compito di pozioni, da quel che mi riferiscono. Non ti sai trasformare coi vestiti?>>
<<Lo trovo difficilissimo. Avendolo imparato da autodidatta e con un libro non aggiornato, ho moltissime... ecco, difficoltà. Come quella di non saper trattenere gli istinti da gatta oppure miagolare quando sono umana. E succede spesso. So fare anche le fusa.>>
Apollus ridacchiò, prendendo in mano alcuni fogli. <<Magnifico. Lo faremo, ma diamo tempo al tempo, Kait.>> Il ragazzo guardò la ragazza, e tornò al suo fianco. <<Dovresti andare o si insospettiranno. Io devo consegnare dei fogli che attestano il tuo recupero, le solite cazzate insomma. Sono in ritardo, mettono pressione.Ti accompagno alla porta.>>
Kaitlyn, riprendendo tutto ciò che apparteneva a lei, lo salutò prima di aprire la porta, la mano sulla maniglia.
<<Grazie per tutto, professore.>> e la ragazza fece per uscire.
Apollus la prese per una spalla e la tenette ferma per un momento. Titubante, le diede un bacetto sulla tempia da dietro, parlando piano ed a distanza ravvicinata. <<Brava ancora, furbetta.>>
Alla ragazza tremarono le gambe e venne scossa da mille brividi, ma non diede a vedere dallo sguardo come si fosse sentita. Sorrise, rispondendo allo stesso modo, a voce bassa e avvicinandosi alla guancia di Apollus. Se il ragazzo non ci stava provando, lei al contrario lo stava palesemente facendo.
<<Grazie ancora, testa di neve.>>
Apollus sembrò sorpreso, ed alzò un sopracciglio, la sua espressione preferita. <<Con tutti i soprannomi che potevi pensare, proprio questo, verdina? Allora ti piace proprio la neve.>>
La ragazza decise di andarsene col botto, dicendo: <<Se ci sei tu a tenermi le zampette al caldo, sì>> e chiuse la porta. Era già sicura che si sarebbe pentita di averlo detto, vergognandosi solo dopo, ma per ora l'adrenalina nel suo corpo la faceva stare al settimo cielo. Si toccò la guancia, sorridendo, dove il ragazzo l'aveva accarezzata con così tanta gentilezza. Di tutto quello che avevano detto, aveva la certezza assoluta di una cosa: lei sì che sapeva cosa fosse l'amore.

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