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«quindi il papà s'è arrabbiato e ha iniziato a buttá tutti i dolci che stavano dentro casa perché il bambino ne mangiava troppi e-»
«ok questa bella storia può finire qui!»

Manuel interruppe rapidamente il migliore amico entrando nel salone con una pentola piena di pasta tra le mani, era da una decina di minuti che Camilla faceva storie perché voleva mangiare le caramelle che lo zio le aveva comprato prima di pranzare, Jacopo quindi si stava inventando una storia per risolvere il problema creato da lui stesso.

«zio come finisce la storia?»
«che il bimbo la volta dopo ha prima pranzato e, visto che è stato bravo, lo zio gli ha regalato due pacchi di caramelle»

Gli occhi della bambina si fecero enormi e saltò immediatamente giù dal divano per correre verso il tavolo. Quando Jacopo alzò la testa incrociò lo sguardo ammonitore di Manuel che riempiva distrattamente i piatti e sorrise, erano ormai quattro anni che viziava quella bambina dandole la priorità su tutto ed ignorando molte delle regole stabilite dai genitori. D'altronde il suo ruolo era quello e Chicca faceva la sua parte assecondandolo sempre, quindi di motivi validi per fermarsi dal causare quel sorriso enorme, non ne aveva.

«se t'azzardi a comprá un altro pacco de caramelle te tiro er mestolo» lo ammoní Manuel, consapevole del fatto che le sue minacce non avrebbero comunque sortito effetto.
«si aspetta, me lo segno sulla mia agenda intitolata non me ne frega un c-»

Uno schiaffo dietro la testa non gli permise di terminare la frase e poco dopo vide suo fratello passargli affianco con una bottiglia di vino in mano, seguito da Chicca.

«Simò quella mano io te la stacco»
«c'è la bambina, certe parole non se dicono»

Replicò il fratello sedendosi a capotavola tra Camilla e Manuel, Jacopo aspettò che la bambina si girasse per alzare un dito medio nella sua direzione e Simone alzò gli occhi al cielo rendendosi conto del fatto che fosse rimasto sempre quel ragazzino diciassettenne dispettoso che era, forse proprio per quello la bambina si trovava così bene con lui.

Passavano intere giornate insieme a fare scherzi a tutti ed ogni giorno che passava diventavano sempre più complici, creando un mondo tutto loro. Jacopo un'affinità simile non l'aveva avuta mai con nessuno, né con Simone, né con Manuel, né con Chicca, erano una specie di associazione alimentata dal divertimento e dall'amore che provavano l'uno per l'altra.

«dopo posso mangiare una caramella quindi?» chiese Camilla portando alla bocca una penna al sugo.
«si, dopo ci mangiamo una caramella» rispose Jacopo sorridendo, Simone sorrise e scosse la testa versando l'acqua nel bicchiere della figlia.
«voi due insieme siete terribili» Camilla rise allungando la mano mano verso lo zio che la afferrò.

«zio, bolla!»
«bolla» rispose lui portando qualche pennetta alla bocca.

Questa storia della bolla andava avanti da mesi e nessuno oltre a loro due conosceva il significato di quella parola, ogni tanto veniva pronunciata a caso da uno dei due sotto lo sguardo indagatore delle altre persone, ma dopo le prime richieste di una spiegazione senza risposta avevano deciso tutti di lasciarli fare.

Manuel alzò gli occhi al cielo sorridendo ed incrociò le gambe con quelle di Simone sotto al tavolo, lui alzò la testa dal piatto per sorridergli e posò una mano sul suo ginocchio stringendolo leggermente. Il maggiore sentì lo stomaco contorcersi esattamente come succedeva da 9 anni a quella parte ogni volta che Simone lo sfiorava o guardava.

«anche noi bolla?» chiese ironicamente, facendo ridacchiare Simone.
«ridete ridete, intanto noi dopo pranzo se magnamo le caramelle» Manuel posò una mano sulla testa di Jacopo accarezzandola leggermente, sembrava quasi un gesto affettuoso se non fosse stato per la frase che ne seguì.
«bravo a papà»

Bolle. | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora