«Camilla non te lo ripeto una terza volta, se non te sposti da lì non te faccio vedè tu zio per due settimane»
«no!»
«no!»La bambina si allontanò subito dallo scaffale composto da arnesi più o meno pericolosi all'interno dell'officina, gli occhi di Manuel si posarono su Jacopo che anziché dargli man forte assecondava la piccola nei capricci.
Capitava che la scuola Camilla alcune volte fosse chiusa per un motivo o per un altro e per i genitori l'unica soluzione era che andasse in officina con Manuel e Jacopo, così da essere controllata. Quelle giornate si svolgevano per la maggior parte con nipote e zio che facevano fronte comune contro di lui, si lavorava molto meno ma in compenso nell'aria c'era una felicità che solitamente non caratterizzava quel posto.
«io con zio per sempre» per rafforzare il concetto Camilla si avvicinò a Jacopo, seduto per terra, e si mise seduta tra le sue gambe guadagnandoci un bacio tra i capelli marroni.
«e allora stai lontana da quello scaffale» lei annuì facendo sorridere il padre e poi alzò la testa verso Jacopo.
«zio, bolla»
«bolla? E che vuoi fare?»
«aggiustiamo la macchina»Lo zio sorrise ed annuì, sistemandola meglio tra le sue gambe. Prese una chiave inglese e la posizionò su un bullone che stava avvitando mentre Camilla non staccava gli occhi dai suoi movimenti.
«prendi questa con tutt'e due le mani e spingi verso di qua»
Con l'indice le indicò la destra e lei annuì afferrando la chiave inglese con entrambe le mani, Jacopo afferrò poco più sotto consapevole del fatto che da sola non sarebbe mai riuscita a stringere quel bullone e quando lei iniziò a spingere lui fece altrettanto, osservando come gli occhi di lei si illuminassero nel vedere quel pezzo di metallo girare.
Manuel li osservò poco distante da loro e forse per la prima volta capì cosa significasse "bolla", decise comunque di lasciarli in pace, rimandando tutte le domande ad un momento successivo.
«ce l'ho fatta!» gridò Camilla.
«hai visto Má? Tu fia aggiusta le macchine mejo de te»Manuel rise scuotendo la testa e anche la risata di Camilla riempì tutta l'officina, il padre la osservò mentre con la schiena si poggiava al petto dello zio e continuò a sorridere vedendo lui che le lasciava un bacio tra i capelli. Pensò che non tutti fossero così fortunati nel costruire una famiglia felice come la loro, che era difficile trovare un equilibrio del genere ma loro c'erano riusciti senza il minimo sforzo.
Jacopo era stato il primo a sapere dell'adozione di Camilla e dal primo istante aveva iniziato a comprarle regali su regali ancora prima che arrivasse e comunque troppo piccola per comprendere il gesto dello zio.
Apprezzavano l'aiuto che gli dava quando ne avevano bisogno e amavano il rapporto che si era creato tra loro due, molto più intenso di qualsiasi altro rapporto tra loro.
«allora bolle, andiamo a casa?»
**
Da circa 15 minuti erano imbottigliati nel traffico senza vie di fuga, Camilla era legata nei sedili posteriori mentre osservava le altre macchine con sguardo annoiato. La musica suonava leggera come sottofondo delle chiacchiere tra Manuel e Jacopo che discutevano di lavoro, la bambina non sembrò essere troppo contenta di non fare parte della loro conversazione, quindi si sistemò sul seggiolino e puntò lo sguardo su Manuel.
«papá!» la testa di Manuel scattò indietro interrompendo la frase che stava pronunciando.
«dimmi»
«voglio la canzone dei bambini!»Manuel alzò gli occhi al cielo poggiando la testa al sedile, erano giorni che ascoltavano quella canzone che né era per bambini, né parlava di bambini, ma semplicemente aveva un coro al suo interno composto da bambini che per Camilla sembrava essere la cosa più bella del mondo.
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Bolle. | Simuel
FanfictionSEQUEL DI NON TE INNAMORÁ. «non possiamo amarci e basta senza fare nulla?» «lo facciamo sempre»