2.

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Era da circa mezz'ora che tutti e tre si trovavano al parco vicino la scuola con Camilla che correva intorno a loro raccogliendo dei fiori, ogni fiore veniva accuratamente infilato nel taschino della camicia di Simone e nella tasca della tuta da meccanico di Manuel.

Avevano staccato da lavoro ed erano andati insieme a prenderla a scuola, o meglio, Manuel aveva lasciato Jacopo da solo in officina e se n'era andato per andare a prendere Camilla insieme a Simone. Non era una cosa che succedeva spesso, Manuel solitamente andava via dalla loro officina verso le quattro mentre Simone con gli orari da professore riusciva a gestire meglio le cose con la bambina.

Ormai era abituato ad una routine abbastanza standardizzata, nonostante una vita insieme a Manuel e Camilla avesse ben poco di prevedibile. Si girò verso il marito che aveva il telefono premuto contro l'orecchio, coinvolto in una conversazione con qualche cliente e riuscì a catturare il momento esatto in cui sorrise, quando per l'ennesima volta la figlia gli infilò una piccola margherita nella tasca.

Sorrise anche lui allungando un braccio dietro le sue spalle ed accarezzandogli una scapola con un tocco leggero, ma che riuscì comunque a far formare le fossette sulle guance di Manuel.

«si pe dopodomani dovrebbe esse pronta» disse Manuel.

Simone si sporse leggermente per lasciargli un bacio all'angolo della bocca, sperando che quella conversazione terminasse il prima possibile. Speranza che si fece più forte quando vide Camilla ferma davanti a loro con sguardo corrucciato.

«Cami che c'è?»

Chiese, la bambina non rispose subito, continuò a fissarli catturando anche l'attenzione di Manuel, che smise di essere così partecipe alla conversazione tramite telefono.

Col senno di poi, forse, Simone avrebbe preferito che non gli rispondesse proprio.

«Giulia mi ha detto che io non posso avere due papà»

La sensazione di nausea che Simone sentì salire in quel momento non l'avrebbe scordata facilmente, boccheggiò davanti a quell'affermazione non sapendo cosa rispondere perché per loro era sempre stata la normalità, per Camilla era sempre stata la normalità e sapere che qualcuno le avesse detto il contrario non faceva altro che fargli accartocciare il cuore in una morsa stretta.

Manuel spalancò gli occhi e sentì la mano di Simone stringere la sua tuta dietro la schiena, fece fatica a far entrare aria dai polmoni mentre il cliente continuava a parlare ininterrottamente della sua macchina, ma in quel momento la macchina del signore era l'ultimo dei suoi problemi.

«si scusi mo devo andá, la aspetto dopo domani»

Senza aspettare una risposta mise giù la chiamata lanciando uno sguardo fugace a Simone per poi guardare Camilla che faceva ruotare un fiorellino tra i polpastrelli, fissandolo come se avesse detto qualcosa di sbagliato, come se fosse colpa sua la frase appena pronunciata.

«perchè Giulia t'ha detto sta cosa?»
«ha detto che io devo avere una mamma e un papà» Manuel si passò la lingua tra le labbra e si sistemò meglio sulla panchina, battendo una mano sulla sua gamba a contatto con quella di Simone.
«viè qua» Camilla si avvicinò piano per poi farsi prendere in braccio e posizionarsi a cavalcioni sulle due gambe, continuava a guardarli con due occhi enormi che nascondevano talmente tanta confusione da mandare in tilt anche i suoi genitori. «tu credi che Giulia abbia detto una cosa giusta?» Camilla scosse la testa giocando con i fiorellini nel taschino di Simone. «perchè no?» lei alzò le spalle velocemente.
«perchè io voglio tutti e due voi»

Dopo quella frase il cuore di Simone prese nuovamente a battere ma lo stomaco non smise di fare male, fece scorrere la mano fino al collo di Manuel e ne accarezzò l'attaccatura dei capelli nel tentativo di rilassarsi un po' per prendere parte a quella conversazione.

Bolle. | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora