5°Capitolo: 24 marzo/Scuola Truham

737 38 35
                                    

PUNTO DI VISTA DI CHARLIE

Man mano che l’autobus sopraggiungeva verso la fermata della scuola la mia ansia cresceva sempre più.

Ormai era quasi una settimana che cercavo di capire cosa turbasse Nick nell’ultimo periodo e adesso che era finalmente arrivato il giorno in cui lui si sarebbe confidato con me un assurdo nervosismo si era radicato in me.

La mia indole pessimistica stava pensando al peggio.

Milioni di scenari drammatici avevano invaso la mia mente quella notte, e centinaia di frasi orribili rimbombavano nella mia testa, annientando il mio buonumore.

“Ho pensato molto in questi giorni e alla fine ho tratto la conclusione che non voglio più essere tuo amico!”

“ll vero motivo per cui sono turbato è perché ho realizzato che odio trascorre il mio tempo libero con te!”

“Charlie mi dispiace, ma ho deciso che dobbiamo smettere di frequentarci!”

Mi alzai contro voglia dal sedile e titubante percorsi il corridoio dell’autobus fino allo sportello d’uscita, risposi con una smorfia all’accenno di saluto di mia sorella Tori e mi incamminaí lentamente verso i corridoi che conducevano alla classe di formazione B25.

Varcai la porta e come tutte le mattine non appena incrociai lo sguardo gentile e il sorriso dolce di Nick il mio cuore perse un battito.

Tentennai impacciato, immobile sul posto, confuso dalla mia insulsa mente, fino a quando non vidi l’espressione serena di Nick mutare per assumerne una preoccupata, ciò mi spinse a percorrere gli ultimi passi che ci dividevano.

Presi un bel respiro, scostai la sedia e mi sedetti al mio solito posto a fianco al re del rugby.

“Ciao!” mi accolse lui guardandomi con un’espressione impensierita ma regalandomi comunque uno dei suoi tipici sorrisi.

“Ciao!” risposi non riuscendo a camuffare del tutto la tristezza di quel mattino.

“Stai bene?” mi chiese cono tono preoccupato.

Annuì senza incrociare il suo sguardo.

“Charlie…che succede?” mi chiese gentilmente avvicinandosi ulteriormente per sporgersi a cercare un contatto visivo.

“Ho dormito poco stanotte!” farfugliai.

“Come mai?” mi chiese curioso, dopo aver dato la sua presenza al professore Lange che nel frattempo aveva iniziato a fare l’appello.

“Ero troppo teso!”

“Per il fatto che oggi dovrai parlare con Ben?” sussurró quasi impercettibilmente per non farsi ascoltare da nessun’altro.

Mi irrigidí rapidamente.

Mi ero totalmente dimenticato del fatto che effettivamente quel giorno avrei dovuto parlare anche con Ben oltre che con Nick.

Decisi di cogliere la palla al balzo così scelsi di rispondergli con una mezza verità.

“Anche, be’ diciamo che oggi ho un bel po’ discussioni serie da affrontare, e credo che questo mi metta in ansia!” risposi abbattuto, dopo aver dato a mezza voce la mia presenza al professore.

“Se ti fa stare più tranquillo potrei stare nelle vicinanze quando parlerai con lui, così in caso di bisogno io potrei intervenire rapidamente!”

“Lo faresti davvero?” chiesi con tono a metà tra il sorpreso e lo speranzoso.

“Ovviamente, e poi dopo potremmo direttamente andare a casa mia per passare il pomeriggio insieme!” concordó con tono entusiasmo.

“A tal proposito, ciò che mi devi confidare è una cosa brutta?” gli chiesi, tutto d’uno fiato, divorato per l’ennesima volta quel giorno da una sfiancante ansia.

Why are we like this?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora