Prologo

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𝐕𝐈𝐂𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀

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𝐕𝐈𝐂𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀

Sentivo il corpo andare in fiamme.

La mano del ragazzo al mio fianco, di cui non riuscivo a guardare con chiarezza il volto, si trovava sul mio interno coscia.

Era lì da un po' e non si era mai mossa se non per fare mosse circolari con il pollice.

E Dio, non avrei mai pensato che una sottospecie di massaggio sulla coscia mi avrebbe potuto far eccitare così tanto.

Continuai a guardare il film, come se non stesse accadendo niente, come se fosse del tutto norma...

Gemetti.

Cazzo, avevo gemuto per davvero, in mezzo a tutte quelle persone

E questa volta non ero riuscita a trattenerlo, perché la sua mano si era infilata più in su, verso la mia intimità, e l'aveva sfiorata in un modo così erotico che, probabilmente, agli altri potevo sembrare una teiera sul fuoco: fumante.

La signora davanti a me, mi lanciò un'occhiataccia e schioccò la lingua, per poi tornare a vedere un film di cui non avevo la minima idea di cosa parlasse.

Speravo solo che non fosse un film della Marvel, altrimenti avrei toccato davvero il fondo.

Da quanto qualcuno non mi toccava nel modo in cui quella mano giocava con il clitoride tramite il tessuto degli slip?

Aggrottai la fronte.

Slip? Io non indossavo i pantaloni?

Guardai in basso e ora il mio rossore era un misto tra il piacere e la vergogna.

Non avevo i pantaloni. Quando era successo?

Spostai lo sguardo sul ragazzo accanto a me, ma di lui non c'era alcuna traccia, tranne che per un braccio e una mano che mi stava spostando gli slip.

Fui certa che il mio volto assunse forme impossibili da realizzare, ma che rispecchiavano totalmente la mia faccia inorridita.

Poi urlai e lanciai il braccio in testa alla signora che avevo davanti. Dopodiché ci fu qualcosa di molto simile a un terremoto e delle urla.

Urla di una voce maschile fin troppo familiare.

«Rory, cazzo!».

Era Conrad.

Ma dove si trovava? Non lo vedevo.

La terra continuava a tremare, fino a quando non vidi il braccio di prima in piedi su due dita. Il dorso della mano aveva una bocca. Una spaventosa bocca. Per poco non vomitai.

«Svegliati Rory!», gridò la mano e terrorizzata, aprii gli occhi.

Non appena lo feci, vidi quelli di mio fratello puntati sui miei. Era seduto a bordo del letto ed era più che visibile la difficoltà che stava impiegando a rimanere fermo.

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