«Aurora!» mi lamentai nuovamente «ma dove stiamo andando?» Le chiesi disperata a causa del caldo, della sete e del dolore tremendo ai piedi che mi portavo da tutto il viaggio.
«Smettila di frignare» disse «lo adorerai!»Mia cugina Aurora era la mia migliore amica, nonostante ci vedessimo solo durante i tre mesi estivi il nostro legame era sempre stato forte, fin da bambine.
Le nostre mamme affermavano come la nostra amicizia fosse così simile a quella che le aveva accompagnate per tutta la loro adolescenza, e che continuava ad essere presente nonostante gli anni.Ci trovavamo ad Avalon, città natale della mamma e di zia Rose, luogo dove Aurora viveva dalla tenera età di sette anni e dove io, per la prima volta stavo passando le mie vacanze estive.
«Ma non potevamo prendere un'auto?» domandai ormai esasperata, cercando di non cadere attraversando quello che io avrei definito un percorso ad ostacoli.
«L'uso delle automobili è ridotto qui ad Avalon» rispose «è una zona completamente balneare, non vogliamo inquinare l'oceano» finì fermandosi «eccoci qui.»«Qui...dove?»
Eravamo in mezzo al nulla, l'unica cosa visibile erano delle siepi palesemente finte, non c'era "verde" ad Avalon, solo sabbia.
«Dobbiamo entrare di là» sussurrò indicando un piccolo spazio tra due siepi.
«Perché sussurri?» dissi bisbigliando automaticamente anche io.Lei non rispose e mi fece cenno di entrare, e così feci.
Cercai di essere più silenziosa possibile, perché nonostante Aurora non avesse detto una parola, ero consapevole che ciò che stavamo facendo era tutto tranne che legale.Una volta dentro rimasi letteralmente a bocca aperta, eravamo dentro una villa enorme, il giardino era immenso e curato e non riuscivo ad immaginare la bellezza dei mobili che arredavano quella reggia.
«Aurora» dissi ferma «dove cazzo siamo?»
Lei deviò nuovamente la domanda, afferrò il mio polso e mi trascino fino a che non arrivammo nella piscina più grande che avessi mai visto.Era rettangolare, il bordo era in marmo e sul fondale erano visibili delle luci che illuminavano il buio della notte.
«Non vuoi fare un bagno?» E prima che potessi effettivamente risponderle di sì, la mora si era già buttata; ed io appresso a lei.
«L'acqua è gelida!» Dissi.
O almeno forse lo era per me, lei sembrava essere propriamente a suo agio mentre nuotava da un punto all'altro della vasca.
«Dovresti togliere il cappello» disse indicandolo.
L'ascoltai, tolsi il cappello e mi immersi totalmente nell'acqua bagnando i miei capelli biondi «Ho ancora più freddo così» risi.
Dopo aver nuotato un po' e giocato con una palla trovata nel giardino, la domanda sorse spontanea «Aurora» la chiamai «di chi è questa casa?»
«Tranquilla, è dei River» disse lei «vengono solo ad agosto, sono troppo snob per-»
Mia cugina non finì la frase che delle
risate le fecero morire le parole in gola.C'era qualcuno, e noi eravamo nei guai.
«Gli Avalon sono qua» disse con la voce tremante.
Gli Avalon?
«Non era dei River che vengono solo ad Agosto???» Ripetei le identiche parole precedentemente affermate.
Lei non mi rispose, come sempre «Esci» mi ordinò.
«Se non ci sbrighiamo, siamo morte.»
Non avevo mai visto mia cugina così spaventata, lei non era solita a seguire le regole, e sicuramente non si era mai fatta intimidire da nessuno.
Le voci, accompagnate dal rumore di uno skateboard cominciarono ad essere più vicine, e noi non avevamo idea di come scappare «non dovrebbero essere qui» sospirò lei «loro non vengono mai.»
Sentendo i passi farsi più vicini afferrai mia cugina per il polso nascondendoci dietro un cespuglio, dato che quella casa ne era piena .
«Smettetela di deviare l'argomento» sentimmo dire e il rumore dello skate finii.
«Dacci un taglio Dylan.»
«Non potete trattarmi così» urlò "Dylan" «non sono il vostro fratellino minore da proteggere.»
Un altro sospirò «cosa vuoi che ti dica, eh?» I loro passo erano vicinissimi, e dalla faccia di Aurora potevo decifrare la sua paura «ora passa tutto a noi.»Feci un cenno a mia cugina che sembrava non capire, e la paura che da un momento all'altro ci avrebbero scoperto era alle stelle
«Verranno a cercare pure noi» disse una voce nuova «Kai ha ragione, siamo fottuti senza mamma e papà.»
A quelle parole, la mora di fianco a me perse l'equilibrio, cadendo in un tonfo, allarmando così i ragazzi di cui sconoscevo l'identità.
Le lanciai un'occhiata sapendo che in quel momento volesse uccidersi con le sue stesse mani, ormai ci avevano scoperte.
«Chi c'è» disse uno dei ragazzi «vieni fuori.»
«Che facciamo?» mimai con la bocca.
Lei ci pensò un attimo «scappiamo.»
Dopo due secondi iniziammo a correre più veloci che mai, tra le urla di quei ragazzi che cominciarono a seguirci «Ferme!»
Sentii un colpo di pistola che mi fece raggelare il sangue «Corri Aurora!»
Il mio cappello rosa cadde giù dalla mia testa «Cazzo» imprecai.
«Lola non ti fermare.»
Seguii mia cugina, e finalmente usciti da quel posto presimo la strada verso casa, in silenzio.
Mi accorsi che oltre ad aver lasciato in quella gabbia di matti il mio cappello rosa, il mio ginocchio era completamente sbucciato, e briciava da morire.
«Non male come prima sera» disse ironica Aurora mentre osservava la mia ferita.
«Dovremmo rifarlo» risposi, non sapendo che le occasioni non sarebbero mancate.
L'avremmo rifatto.
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Avalon
Roman d'amourQuando a Lola era stato detto che avrebbe trascorso le vacanze ad Avalon con la cugina Aurora, non si sarebbe mai immaginata che neanche una settimana dopo, la sua vita da giovane ragazza Newyorkese sarebbe cambiata totalmente.