Cinque estati - Satosugu

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Fun Facts e/o premesse:

1. Il titolo, "Cinque estati", è un gioco con i nomi in giapponese di Gojō e di Getō. "五" ("Go" di "Gojō") può anche significare "cinque", mentre il kanji "夏" ("Ge" di "Getō") vuol dire "estate" (anche se preso singolarmente, senza il "油" - "tō", si legge "natsu"). La ship che noi occidentali chiamiamo "SatoSugu", in Giappone viene infatti chiamata "GoGe" - 五夏。

2. La nota precedente l'ho scritta senza fare copia e incolla da internet, ma sfoggiando le poche competenze acquisite grazie all'uso regolare della seconda tastiera in giapponese. Sono molto fiero di questa cosa, ehe.

3. Trattandosi di una AU, in questa storia Panda non è davvero un panda. È soltanto un soprannome che gli studenti usano per rivolgersi a lui, dato che nei campionati si diverte ad indossare un costume da panda per ricoprire il ruolo da mascotte e incitare i compagni.

4. Se questa fic l'avessi scritta in inglese su ao3, tra i tag avrei certamente messo # Alternative Universe - Soulmates, # Reincarnation if you squint, # Tho Satoru sure has his own theories and intuitions, # And I am once again projecting onto Gojō, per rendere la trama un po' più chiara. Cioè, oddio, trama. Ha una trama questa storia? Non credo. È uscita nettamente diversa rispetto al piano elaborato prima di iniziare a scriverla, ma a me piace lo stesso. È largamente ispirata dalla fic "The Starlight Man" di CharmPoint su ao3, e da una delle mie non rare intuizioni. Questa l'ho avuta sul marciapiede, mentre ascoltavo "We'll meet again" dei "The Ink Spots", intorno a febbraio, credo. Intuizione basata ovviamente sulle mie esperienze personali, e non su quelle di Satoru. Anche se, a pensarci un attimo, la differenza è poca. Sto divagando. Buona lettura!

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Satoru non era solito fidarsi ciecamente del suo intuito. In una situazione qualsiasi, la vastità delle variabili disponibili rendeva impossibile renderne certa una rispetto a tutte le altre senza margine d'errore, e per questo motivo, prima di gettarsi a capofitto a prendere decisioni, tendeva a soppesare i pro e i contro di ogni eventualità. Allo stesso modo non si lasciava trarre in inganno da quelle che sono comunemente e banalmente chiamate "illuminazioni": se gli capitava di realizzare, tutto d'un tratto, un determinato avvenimento, si trattava di una semplice conseguenza di processi psico-chimici che, accavallandosi, l'avevano portato a prendere consapevolezza di quel "qualcosa". Dietro ogni atto concreto si celava una spiegazione logica: in questo credeva Satoru.

In un certo senso, anche l'intuito ha bisogno di un procedimento logico per realizzarsi. Una qualsiasi intuizione inerente al futuro, per esistere, deve avere delle basi. Queste basi possono essere una serie di eventi passati che, accumulatosi l'uno sull'altro dentro un cassetto remoto dell'inconscio, si sono improvvisamente riversati fuori da esso e hanno dato avvio all'imput che suggerisce quel che avverrà. Non quel che potrebbe avvenire; quel che avverrà. Una certezza. Un dato di fatto. Nel corso degli anni, Satoru aveva imparato a prendere questo dato di fatto come un granello di sale e a riporlo nella categoria delle "possibilità".

Nulla che non appartiene al passato può essere dato per scontato. Il presente stesso è insicuro, un continuo divenire di eventi che si forma lungo un cammino stabilito da nessun altro al di fuori del soggetto stesso. Il futuro, inevitabilmente, è non solo incerto, ma anche impossibile da ipotizzare in maniera delineata.

C'era chi credeva alla teoria del multiverso, un'ipotesi che postula l'esistenza di universi coesistenti fuori dal nostro spaziotempo: teoria che Satoru trovava interessante e che aveva studiato con passione ma alla quale, come ogni possibilità, non poteva affidare le sue certezze. Gli piaceva però pensare che molte delle intuizioni che si hanno sul futuro, e che vengono percepite dalla coscienza come certezze, non siano altro che visioni delle vite vissute all'interno di una dimensione parallela. Le vite degli Altri Noi Stessi, per intenderci. Essendo ogni dimensione legata ad un'altra attraverso un filo sottilissimo, invisibile come la tela d'un ragno, vi è la possibilità che la vita di una persona si manifesti sotto forma di intuizione nella mente del suo Io Parallelo, e che la sensazione di certezza sia data da non altro che il sovrapporsi di due realtà che combaciano e che sono, allo stesso tempo, irrimediabilmente divise.

METEOR SHOWER, one-shots multifandomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora