Meteor Shower - Training Trio

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Questa one-shot è molto, molto breve - sono a malapena 1200 parole. Siamo nel febbraio del 2024, ed è dall'estate del 2020 che fa la muffa fra le mie bozze. Oggi, con un piccolo sforzo, ho deciso di terminarla, ma spero che il distacco temporale nella prosa non si noti. Sta di fatto che i personaggi in questione sono di Danganronpa V3, ma non serve aver giocato al videogioco per capire la storia - di Killing Harmony, qua, non c'è assolutamente nulla a parte i nomi dei personaggi. Ovviamente non ci sono neanche spoiler di alcun tipo, per forza di cose. Per quanto riguarda la trama, non penso ce ne sia una. Non ha molto senso, è più un ammasso di vibrazioni che una storia coerente e coesa. Ma non mi dispiace, quindi eccoci qua.

***

È lì che aspetta, Shūichi. Cosa stia aspettando, quello non lo sa nemmeno lui. L'unica cosa di cui è certo è che pur non sentendosi affetto dal calore del pianeta Venere, i continui e brevi terremoti stanno iniziando a venirgli a noia.

Con un timido sbadiglio si alza dal suolo sabbioso, spazzolandosi minuziosamente l'illusione dei vestiti che era solito indossare sulla Terra, e dopo aver alzato lo sguardo inizia a camminare annoiato lungo la superficie dissestata del pianeta.

Venere, tutto sommato, si è rivelata piuttosto deludente. Non c'è granché. Oltre a una miriade di vulcani che sembrano trovarsi l'uno affianco all'altro a causa della loro assidua presenza, e oltre a un fittissimo strato di anidride carbonica che dà vita a un asfissiante effetto serra, tutto quel che rimane sono dei solchi di qualche fiume risalente a miliardi di anni fa, ora ovviamente evaporati, e un monocromatico terreno nero-grigiastro costituito quasi solo interamente da basalto. Certo, se a scuola avesse prestato maggiore attenzione alle lezioni di scienze naturali, questo Shūichi l'avrebbe già saputo. Ma Shūichi non è mai stato una cima nelle materie scientifiche: la chimica e la fisica sono ancora dei tasti dolenti, nonostante tutto il tempo trascorso dalla fine dell'Accademia.

È solo che il ragazzo ha sempre scorto nella Stella del Mattino un fascino singolare. Si era aspettato delle infinite distese vulcaniche costellate qua e là da qualche geyser di vapore; aveva immaginato il suo cielo di un indaco brillante costellato dalle candide luci evanescenti delle stelle e aveva sperato di poter anche solo intravedere dei ruscelli dove al posto dell'acqua vi scorrono flussi di cristalli liquidi. Sono mesi - forse anni, addirittura - che il ragazzo setaccia la superficie di questo pianeta alla ricerca di quel qualcosa che tanto a lungo lo ha affascinato, ma ora sta iniziando a stancarsi. Non ha più voglia di vagare per miglia intere solo con i suoi rimpianti impolverati.

«Dovrei rimanere qua, o...?» mormora fra sé e sé, guardando i palmi delle proprie mani. Semi-trasparenti, come le tempeste che scalfiscono le colline di magma solidificato. Scuote la testa. «Nah, lui mi direbbe di partire senza alcuna esitazione...»

Ed è così che con un semplice balzo, sovrastando gli inutili problemi che la sua mente tanto ama piazzargli di fronte al solo scopo di ostacolarlo, Shūichi fluttua sul picco di una montagna senza il minimo sforzo. E da lì inizia a volare in alto, sempre più in alto e ancora più in alto: attraversa l'atmosfera fitta e ricolma di gas tossici e finalmente riesce a vedere le stelle. Il cielo non è più di uno sporco color terra. Il cielo è un'infinita distesa nera-violacea costellata da astri di ogni tipo.

Sorride. Gli erano proprio mancate, le stelle.

Sta galleggiando sull'universo come bambino che impara a nuotare. Volteggia a destra, fa una capriola a sinistra e quando spalanca le braccia si stabilizza, con la testa un po' che gira a causa del nuovo stato di materia. Si lascia trasportare dalle correnti celesti, il cuore in pace.

«Sto tornando a casa,» sussurra ai satelliti.

Tutto sommato, non può fare a meno di chiedersi se sarà in grado di trovarlo. L'universo è vasto, il tempo è irrilevante e il cuore di Shūichi duole un poco alla possibilità di non riuscire a trovare il Luminare delle Stelle. Chiude gli occhi. No, non deve pensare a cosa potrebbe succedere se non riuscisse a trovarlo: lui lo troverà, punto. Se c'era una cosa che i suoi amici gli avevano insegnato, era l'importanza di credere in se stesso. Non avrebbe buttato all'aria gli ultimi anni che aveva trascorso alla sua ricerca arrendendosi.

Socchiudendo le palpebre, lo spirito celeste di Saihara Shūichi si lascia carezzare dai tocchi gentili delle luci degli astri. Le loro tonalità biancastre distillano in lui un vago senso di speranza: è capitato nel bel mezzo della Via Lattea, fuori da ogni sistema, senza neanche accorgersene. L'accumulo di polveri dense gli fa capire di starsi avvicinando alla costellazione del Sagittario: il Luminare delle Stelle gli aveva accennato qualcosa al riguardo, parecchio tempo prima, e quella futile informazione non aveva mai abbandonato la memoria del ragazzo.

Si guarda intorno, la sua pelle di stelle a rabbrividire con l'avvicinarsi di una presenza familiare. Chissà quanti anni luce son passati da quando si è chiesto cosa sarebbe potuto succedere se non fosse riuscito a trovarlo... Alla fine, si erano trovati a vicenda - come avevano sempre fatto, del resto.

Kaito gli afferra una mano: la sua pelle è morbida al tatto, e sa di carezze degli anelli di Saturno e polvere di stelle. Fluttuano per qualche secondo ancora, dita intrecciate e occhi fugaci che temono di collidere.

Pochi istanti - che potrebbero benissimo essere ore - Kaito lo attira a sé, e Shūichi non esita ad accucciarsi sotto la manica sinistra della giacca che il ragazzo ha il vizio di gettare solo sulla propria spalla, senza indossarla correttamente. La fantasia a stelle e asteroidi del suo interno si confonde con l'ambiente nel quale si trovano, e a Shūichi pare di star annegando nell'universo stesso: una delle sensazioni più piacevoli che possa mai vivere.

«Vedi che alla fine ci siamo trovati? Te l'avevo detto di non preoccuparti!» è la prima frase che viene pronunciata dalle labbra di Kaito, seguita da una risata leggera. Shūichi non può fare a meno di imitarlo, e pian piano la sensazione d'angoscia che aveva preso ad attanagliargli il petto inizia a scemare sotto la familiare presenza dell'altro ragazzo.

«Già, avevi ragione...» mormora con un timido sorriso il piccolo astro dai capelli blu. Mani sempre intrecciate e corpi vicini, i due, senza colmare la galassia di futili parole, s'inoltrano verso una delle mete preferite di Kaito: la Nebulosa di Orione. Se Shūichi non ricorda male, è anche la preferita di Maki: Kaito una sera aveva portato i suoi due migliori amici al planetario, e non gli era sfuggito il modo in cui lei si fermò di colpo davanti alla proiezione tridimensionale della Nebulosa di Orione. Si era addentrata al suo interno, e il miscuglio di polveri digitali dai colori caldi e freddi l'aveva abbracciata nella sua divisa scolastica rossa e nera. Gli elastici scarlatti che le legavano i capelli nei suoi due lunghi codini caratteristici sembravano divampare nella bocca dell'universo, come due pianeti le cui orbite avevano trovato familiarità in un sistema preesistente - l'immagine era rimasta impresso a lungo nella mente di Shūichi.

Oggi non è molto diverso da allora - non fanno fatica a trovarla, Maki, e come durante la visita al planetario, Orione sembra averla accolta nella sua famiglia: sta galleggiando fra gli asteroidi, evitandoli con facilità in uno slalom sinuoso. Non ha bisogno di voltarsi per sapere che Kaito sta sorridendo, e non esita a stringergli la mano mentre si avvicinano. Maki, percependo la loro presenza, si ferma e si siede su una meteora in caduta. Costellazioni rosse, dita blu e sangue violaceo s'incontrano di nuovo, e siedono nella contentezza di ascoltare il Luminare delle Stelle parlare della sua più grande passione. I sogni che temeva non avrebbe mai visto realizzarsi sono diventati la sua casa, e fra dolci risate ed esasperati sospiri, si fanno polvere brillante in quella quieta dimensione che è oltre la realtà e la fantasia; e pazientano, incuranti dello scorrere del tempo, consapevoli di non essere altro che effimere stelle cadenti agli occhi delle distanti galassie.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 20 ⏰

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