Swing Lynn - Kawoshin

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Eccomi qua con la seconda one-shot di questa raccolta! In realtà non contiene alcuno spoiler riguardo la serie di Neon Genesis Evangelion, dal momento che è una Modern Setting AU (niente Eva, niente angeli, niente morti. Circa. Gendo è ancora un padre di merda però. Ad un certo punto Kaworu cita "sua madre", che in questo caso è la dottoressa Akagi. Sì, so che Ritsuko non è la madre di Kaworu, lo so). Vi è tuttavia qualche riferimento alla serie principale, vale a dire la stagione del '95, e al terzo film della Rebuild: Evangelion 3.33 - You Can (Not) Redo. Se avete visto la serie e il film forse li coglierete (e li comprenderete), ma anche nel caso così non fosse, sono davvero giusto due futili dettagli. Riguardano più che altro gli altri personaggi che vengono menzionati. Nulla di che.

Per il resto, buona lettura! <3

***

Pioveva. Ma Ikari Shinji non poteva udire il suono del ticchettio delle gocce sul tetto della scuola, né tantomeno ammirare la loro danza precipitosa e affrettata dalle gote intristite di un angelo.

Il ragazzo si trovava a un passo dal cielo. Era seduto per terra, sulle piastrelle sporche dell'uscita d'emergenza che dava sul tetto - il cui accesso era vietato agli studenti -, ed era accovacciato in posizione fetale: gambe al petto, testa fra le ginocchia, stretto in un abbraccio con se stesso. Un paio di auricolari riproducevano in loop la venticinquesima e la ventiseiesima traccia del suo SDAT, Toi Sora no Yakusoku e Ryoute Ippai no Yume, che gli fungevano da barriera contro il mondo esterno. Nulla e nessuno potevano toccarlo, finché fosse rimasto là. Ignorando il mondo esterno, Shinji aveva innalzato delle mura con una sola porta grazie alle note musicali che aveva a disposizione, delle mura che potessero sia proteggerlo che isolarlo. Abbassando le palpebre, aveva chiuso a chiave la serratura. Ora nessuno avrebbe più potuto disturbarlo.

Il luogo che aveva scelto per nascondersi non era stato pescato a caso, come invece verrebbe da pensare. Erano le sei del pomeriggio passate, e il personale scolastico aveva ormai abbandonato la struttura per dirigersi a casa dalle proprie famiglie. Ma prima di far ciò la sicurezza aveva, come da routine, girato tutta la scuola per controllare che nessuno fosse rimasto al suo interno. Là, vicino all'uscita che dava sul tetto, vi si trovava un piccolo armadio che aveva lo scopo di portare le scope e gli spazzoloni dei bidelli. Shinji si era limitato a nascondersi là dentro durante il giro della sicurezza, e una volta accertatosi che se ne fossero andati via era uscito dallo sgabuzzino fai-da-te, si era messo le cuffiette nelle orecchie e si era seduto per terra ad ascoltare la musica. Tutto qua.

Le sue motivazioni potranno sembrarvi stupide o infantili, ma la verità era che Shinji non voleva tornare a casa. Non voleva tornare a casa e vedere la signorina Misato accasciata sul tavolo della cucina a piangere da sola, con un telefono fisso stretto fra le braccia e un singolo messaggio di addio nel cuore. Non voleva tornare a casa e sentire Asuka insultarlo per l'ennesima volta quella giornata, dandogli del cretino e dell'incapace e della palla di emozioni troppo sensibile che non riesce ad affrontare la vita. Non voleva tornare a casa e prendere gli appunti da consegnare ad Ayanami, che anche quel giorno si era assentata da scuola, ed entrare nel suo appartamento ricolmo delle bende insanguinate e degli antidolorifici che la aiutavano a fronteggiare chissà quale lavoro assurdo svolgeva anziché studiare. Non voleva tornare a casa ed essere sopraffatto dalle emozioni negative altrui, dalla commiserazione di Misato e dal narcisismo di Asuka e dall'apatia di Ayanami e dall'indifferenza di un padre assente che evidentemente non lo voleva, ché lui di emozioni negative ne provava già a sufficienza di suo.

Così, eccolo là. Da solo, sentendosi solo, ad ascoltare le solite due tracce musicali in un posto in cui non dovrebbe trovarsi. Un paio di singhiozzi sfuggirono dalla gola del ragazzo, e non si curò di nasconderli o soffocarli. Dopotutto non vi era nessun altro a scuola: nessuno poteva sentirlo, nessuno poteva deriderlo, nessuno poteva confortarlo. Gli andava bene così. Desiderava soltanto essere lasciato in pace.

METEOR SHOWER, one-shots multifandomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora