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<<Fa presto ivy o arriveremo tardi>> sbuffo e mi precipito per le scale con la mia enorme valigia. mia madre è già davanti la porta di ingresso con la sua impeccabile borsa in cuoio abbinata ai suoi tacchi altrettanto impeccabili che mi osserva divertita fare fatica con la valigia.

Poggio il gomito sul finestrino e guardo gli alberi ai lati della strada <<sei pronta?>> esclama entusiasmata <<hai preso tutto? dimentichi nulla?>> mi guarda con un sorriso smagliante, lei è sempre stata così premurosa, sia con me che con il mio piccolo fratellino Cody, si è sempre occupata di noi e ci ha sempre seguiti in tutto nonostante fosse sempre molto occupata con il lavoro. <<si, ho preso tutto>> le rispondo dolcemente accennandogli un sorriso.

<<mi mancherai>> mi bacia la fronte e mi stringe in un calorosissimo abbraccio <<fa la brava da tuo padre, appena arrivi chiamami>> le sorrido facendole un "ok"  unendo il pollice e l'indice formando un cerchio e la vedo sorridermi da lontano.
Mi sto dirigendo verso il mio aereo che mi porterà a Los Angeles e non so, ho il presentimento che mi sia dimenticata qualcosa, come sempre d'altronde. Vengo sempre paragonata a Dory, la pesciolina del cartone animato 'alla ricerca di Nemo'.
Ho un po' d'ansia di rivedere mio padre dopo 10 lunghissimi anni, i miei hanno divorziato quando avevo soltanto 7 anni e da allora non lo vidi più, abbiamo sempre parlato al telefono per qualche minuto una volta al mese, l'ho sempre odiato per avermi mollata lì con mia madre e so che ha una nuova famiglia. Abita con una donna di nome Amanda con origini italiane con la quale ha due gemelli di soli 7 anni, Drake e Will.
Mi accomodo al mio posto mettendomi il mio zaino tra le gambe e gli auricolari. L'aereo è pieno di gente, non ne ho mai preso uno, non sono mai uscita dal Minnesota. Stranamente mio padre mi propose di andare a vivere da lui per qualche mese ma so già che non vedo l'ora di tornare a casa a poter schizzare colore sulle mie tele. Non conosco mio padre, non so che atteggiamenti abbia, non conosco il suo carattere e non so nulla su cosa gli piace fare ma in realtà non mi importa nemmeno.

Mi faccio largo tra la calca per cercare la mia valigia al nastro trasportatore, è una valigia che da subito all'occhio, è piena di sticker ai bordi e al centro vi ho dipinto un enorme farfalla bianca. La prendo dal manico laterale e la tiro giù con tanta fatica, mi porto il gomito sulla fronte per asciugare quel poco di sudore che mi cola. Alzo il manico telescopico della valigia e mi incammino verso l'uscita. Questo aeroporto è molto più grande e dispersivo rispetto a quello di Minneapolis, una volta trovata l'indicazione inizio a seguirla. Sono molto agitata, non so cosa mi aspetti.

I sedili in pelle dell'auto mi si appiccicano sotto le cosce nude a causa dei pantaloncini che indosso, mio padre non mi ha nemmeno abbracciata, si è limitato a salutarmi e a mimarmi un 'benvenuta' con espressione "felice" <<come è andato il viaggio?>> lo fisso per un breve secondo <<è andato bene, tranne l'ultima mezz'ora che un bambino si è messo ad urlare perché..>> <<non mi importa del bambino, mi basta sapere che è andato bene>> mi interrompe, quasi come se non volesse avere una conversazione con me ma che me lo abbia chiesto soltanto perché era un suo dovere farlo. <<arrivati a casa Amanda ti mostrerà la tua stanza, se ti trovi bene potrai restare tutto il tempo che vorrai>> annuisco non distogliendo gli occhi dalla strada.

<<Ivyyy!!>> sento scendere giù dalle scale dei bisonti entusiasmati, corrono verso di me e mi abbracciano, quasi mi sento soffocare, con le mani scompiglio i capelli biondi di Drake e Will e li avvolgo in un caloroso abbraccio. <<ciao tesoro, benvenuta>> una donna con dei capelli lunghi e biondi mi si presenta davanti, è molto alta ed è ben vestita, mi tende la mano molto curata nei minimi dettagli e io la stringo. Mio padre è ancora dietro di me che sta togliendo la giacca per appenderla in un attacca panni <<come è andato il viaggio?>> chiede con un sorriso smagliante altrettanto perfetto <<è andato bene, grazie>> abbasso lo sguardo guardando la valigia, dovrò fare nuovamente fatica per salirla al piano di sopra <<oh, si, giusto. seguimi, ti mostro la tua camera>> lascio la valigia all'ingresso e seguo Amanda lungo le scale, una volta arrivate spalanca una porta interamente bianca <<entra pure>> faccio dei passi in avanti incredula di ciò che mi si presentò davanti, era una stanza molto grande con le pareti lilla e l'arredamento era interamente bianco con delle farfalle altrettanto lilla sparse nelle ante dell'armadio.
<<hai detto a john che ti piacciono le farfalle, così ha deciso di metterle lì>> le sorrido, come è possibile che mio padre si sia ricordato? <<hai pranzato?>> <<si, ho mangiato qualcosa prima del volo>> mento. Amanda mi guarda sorridente e io ricambio un sorriso <<forza, scendiamo che ti do una mano con la valigia>> uscendo dalla mia stanza, proprio difronte alla mia porta c'è un altra porta <<quella lì è la stanza di Tyler>> guardo Amanda che sta ancora indicando la porta con l'indice. <<chi è Tyler?>> chiedo curiosa, nessuno mi aveva mai parlato di questo Tyler, pensavo che in casa fossimo soltanto in cinque ma evidentemente non è così. <<lo conoscerai presto>> faccio spallucce e raggiungiamo il piano di sotto, la valigia è ancora lì e sento Drake e Will urlare nel giardino così do un occhiata dalla porta sul retro interamente in vetro lungo il piccolo corridoio che divide l'ingresso con il soggiorno tramite un arco si stanno rincorrendo e mio padre è lì, dietro di loro che parla furioso al telefono. <<ti abituerai a vederlo litigare con Tyler>> mi girai e vidi Amanda che stava ancora sorridendo.

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Ecco il primo capitolo, cosa ne pensate? fatemi sapere.  Per qualsiasi domanda non esitate a chiedere💕

Butterfly under glassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora