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Queste furono le mie prime 24h a Los Angeles ma adesso lasciate che vi racconti il resto..

Sentii squillare il cellulare, era ora di pranzo e come ogni volta mia madre mi chiamava per vedere come andasse, parlai con mia madre per una buona mezz'ora e feci delle raccomandazioni a Cody che purtroppo non è potuto venire quì con me.
Con mio padre non andava benissimo, ma neanche male, eravamo come separati da un vetro di 10 anni. Non riuscivamo minimamente a superare questa barriera e Amanda, in vano faceva di tutto pur di abbatterla.
Sentii aprile la porta di ingresso, Amanda era tornata a casa dal lavoro. Lei ha fatto si che la sua passione per gli animali si trasformasse in un vero e proprio lavoro, così adesso è una delle veterinarie più conosciute della città.
Beh, mio padre invece è un avvocato.
Entrò in cucina e balzai in piedi salutandola.
<<sai dove si trova Tyler?>> domanda preoccupata <<no, in realtà non lo vedo da due giorni>> udimmo dei rumori venire da piano di sopra così Amanda si avviò lungo le scale e io la seguii, spalancò una porta al piano di sopra ed entrò ma io rimasi sulla soglia incredula.
Ciò che mi si presentò davanti gli occhi era Tyler, Tyler seduto in uno sgabellino piccolo che ci dava le spalle mentre silenziosamente continuava a dipingere la sua tela. La stanza era piena di tele e di ripiani stracolmi di colori, davanti a lui due finestre che davano luce a tutta la stanza e lui era lì davanti un cavalletto con la sua tela in ombra.
Era meraviglioso come non mai, la luce si incastrava su i pochi capelli che uscivano alla luce facendo risaltare il suo colore corvino e la sua mano, quasi scheletrica con tantissime venature che portava da una parte all'altra sporgendola anche alla luce del sole.
Teneva in mano un lungo pennello a lingua di gatto, sta dipingendo quello che sembra un corvo, tutto nero in uno sfondo grigio, sono questi i colori che riesce a vedere?

<<Anche a me piace molto dipingere>> butto fuori dopo un lunghissimo momento. Si volta guardandomi da sopra la spalla e torna a puntare lo sguardo sulla sua tela. Amanda è già scesa, voleva soltanto assicurarsi che Tyler fosse in casa, io sono ancora poggiata allo stipite della porta <<un artista dipinge ciò che sente>> respirai a lungo <<è questo ciò che senti tu? una vita in bianco e nero con solo le sfumature di questi due colori?>> continuai.
Lui saettò in piedi, mi sembrò di vedere soltanto i suoi occhi verdi in quella stanza che mi guardavano con rabbia. Si avvicinò lentamente a me, poggiò una mano sullo stipide in cui ero poggiata <<Ivy, va via>> disse piano, come se fosse un ordine, nei suoi occhi non riuscii a leggere nulla <<perché dipingi in ombra?>> balbettai, lui alzò gli occhi come per calmarsi <<Ivi, va via>> ripetè piano.
Mi allontanai la spalla dallo stipite e mi voltai dandogli le spalle, lui era ancora poggiato lì, mi sentivo i suoi occhi addosso, non mi girai e lui chiuse la porta.

Mi chiedo perché nonostante non mi conoscesse non voleva avermi intorno, in fondo non era l'unico. Una volta arrivata in salotto Amanda era seduta sul divano che stava leggendo il giornale
<<Amanda, mi accompagneresti a comprare delle tele?>> dissi tutto d'un fiato.

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Il capitolo è molto breve ma spero vi piaccia, fatemi sapere💞

Butterfly under glassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora