La soffita

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Non poco dopo essersi crogiolata nel suo letto Artemis cominciò a prendere sonno, e non passò molto tempo prima che si addormentò.
All'improvviso però il suo sonno fu interrotto da una gelida aria proveniente da fuori camera sua, così aprì gli occhi e con suo grande stupore la porta della sua stanza non era chiusa come al solito.
Dalla fessura della porta socchiusa entrava una luce pallida, e un inquietante donna la stava fissando dallo stipite.
Artemis era terrorizzata, non solo perché c'era una perfetta sconosciuta in camera sua, ma anche perché quella figura aveva tutti i requisiti per essere considerata uno spettro: i suoi capelli erano lunghi e scuri, l'incarnato era pallido e i suoi occhi contornati da due profonde occhiaie e indossava un vestito bianco che le arrivava fino a lì piedi, ma sopratutto, le si poteva scrutare attraverso.
Era congelata dalla paura e non sapeva che fare, quando ad un certo punto la figura le fece cenno di seguirla, e d'improvviso si dileguò.
La paura era tanta ma la curiosità era troppa per sopprimerla, così si fece coraggio e tentò di seguire la strana creatura.
Indosso le pantofole ai piedi del letto e si diresse nel corridoio fuori dalla camera.
La ragazza fantasma era ancora lì, e si stava dirigendo verso le scale alla fine del corridoio che portavano in soffitta, anche se quella porta non erano mai stati in grado di aprire, sin da quando avevano comprato la casa.
Lo spettro salì le scale ed entrò nel solaio.
Artemis fece lo stesso, ma rimase molto interdetta, perché la porta, questa volta era aperta, come per magia.

Quando entrò nella soffitta la figura era scomparsa, ma fra la polvere e le innumerevoli ragnatele alle pareti, al centro della stanza vi era un piccolo tavolino, con sopra un piccolo scrigno in legno intagliato

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Quando entrò nella soffitta la figura era scomparsa, ma fra la polvere e le innumerevoli ragnatele alle pareti, al centro della stanza vi era un piccolo tavolino, con sopra un piccolo scrigno in legno intagliato.
Fremeva dalla curiosità, anche se allo stesso tempo era terrorizzata da ciò che aveva appena vissuto, ma alla fine si fece coraggio e poso le mani sul manufatto, tentando di aprirlo in qualche modo, ma proprio quando stava per guardarci dentro...si svegliò in camera sua.
-Quindi tutto ciò era un sogno...- pensò fra lei e lei molto delusa.
<<Non posso crederci, la cosa più elettrizzante che mi potesse mai capitare era solamente frutto della mia fervida immaginazione>> bisbigliò con voce effimera.
Così senza tante storie e con un po' di delusione si rimise a dormire.

La mattina seguente Artemis si si sveglio prima che la sveglia suonasse e si sentiva come uno straccio.
A quanto pare non aveva dormito molto quella notte.
Si preparò velocemente e scese per fare colazione come al solito.
Quando uscì dalla camera da notte non poté non guardare verso le scale della soffitta, e ripensare all'inquietante sogno che la tormentava, così percorse il corridoio e sali le scale, fino ad arrivare alla famigerata porta.
Posò la mano sulla maniglia, e con tutta la sua forza la spinse verso il basso per aprirla, ma tutto quello che ottenne furono qualche cigolio e un po' di delusione, anche se non si aspettava molto.
Allora interdetta, come ultima speranza avvicinò l'occhio al buco della serratura, speranzosa di riuscire a scorgere qualcosa.
La leggera aria che passava dalla serratura e che che lievemente sfiorava il suo bulbo oculare era pungente e pareva come se dei piccoli aghi punzecchiassero.
Dalle verande all'interno riuscivano a penetrare dei fasci di luce, illuminando la stanza con una luce fioca, ma abbastanza luminosa da permetterle di vedere ciò che si celava dietro la porta.
In mezzo alle cianfrusaglie riusciva a intravedere un piccolo tavolino, con sopra uno scrigno di piccole dimensioni.
Ancora una volta le sue visioni erano corrette e non poteva esserne più felice.
C'era solo un problema, come aprire la porta.
Così scesa al piano di sotto, dove sua madre la stava aspettando in sala da pranzo. Artemis non la salutò nemmeno e andò diretta al punto: <<Dov'è la chiave della soffitta>>.
Con tono ironico Anne disse <<Salutare non va più di moda a quanto pare>>, per poi dirigersi verso un anta cigolante dalla quale tirò fuori una scatolina usurata e all'apparenza vecchia e piena di chiavi arrugginite.
Artemis la ringraziò, e dopo aver infilato un toast in bocca tornò in camera sua con la scatola fra le mani.
Le chiavi erano talmente tante che non sapeva da dove cominciare, così chiuse gli occhi e posizionò il palmo della mano sopra le chiavi, sperando di riuscire a vedere qualcosa.
Tutt'un tratto sentì un lieve pizzicore nascere sulla mano, per poi estenderei su tutto il braccio, era una sensazione strana e mai provata prima, quando ad un certo punto vide qualcosa: nella sua mente si proiettò l'immagine di una chiave, era molto antica e bella, con ricami argentei sull'impugnatura.
Ora sapeva cosa stava cercando e con frenesia si mise a frugare nella scatola rovesciando tutte le chiavi sul pavimento, ma senza risultati, quando nel contenitore noto che il fondo era leggermente alzato, e facendo appena pressione si alzò, rivelando il doppiofondo che celava la chiave della sua visione.

Ora sapeva cosa stava cercando e con frenesia si mise a frugare nella scatola rovesciando tutte le chiavi sul pavimento, ma senza risultati, quando nel contenitore noto che il fondo era leggermente alzato, e facendo appena pressione si alzò, rivel...

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La strinse fra le mani e con un bagliore negli occhi andò ad aprire la porta chiusa.

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