𝐂𝐇. 𝐈

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Adele's POV

Tutto ciò che riuscivo a vedere era il nero totale, ma una voce maschile echeggiò nella mia testa risvegliandomi. "Papà?" Pensai, ma bastarono pochi istanti per realizzare che la voce che mi stava parlando non era quella di Steve.

"Hey, apri gli occhi." Continuò a parlare il ragazzo, mentre con lentezza iniziai ad aprire gli occhi. Mi guardai attorno, confusa, non riuscendo a capire dove fossi. "Ti senti bene? È da cinque minuti che provo a svegliarti." Lo guardai con le labbra socchiuse senza riuscire a dire una singola parola. "Sono Dustin, scusa se non mi sono presentato."

Scossi la testa e mi alzai dalla panchina di legno, mi guardai attorno poi rivolsi nuovamente lo sguardo sul ragazzo difronte a me e deglutii prima di cominciare a parlare. "Dove sono?" Il ragazzo ridacchiò, i suoi denti erano decorati da un apparecchio fisso e i suoi ricciolini castani erano parzialmente coperti da un cappellino bianco e azzurro con la visiera.

"Siamo a Hawkins! Ma... tu sei di qua?" Domandò, sembrò quasi non riuscire a credere a tutta la mia confusione, come dargli torto in fin dei conti. "Davvero, ti senti bene? Hai la febbre? Ti senti di svenire? Hai un calo di pressione? Quante dita sono queste?" Dustin cominciò ad andare nel panico mentre alzò velocemente la mano destra per mostrarmi quattro dita, provocandomi una risata spontanea.

"Sono quattro dita." Dissi prima di sedermi nuovamente sulla panchina, ancora confusa. "Posso chiederti che giorno è?"

"È il 4 luglio." Mi rispose prima di estrarre dal suo zaino una bottiglietta d'acqua per passarmela, la presi e ne sorseggiai un sorso mentre lui continuò a parlare. "4 luglio 1986."

Strabuzzai gli occhi e sputai l'acqua che ancora non avevo deglutito e risi fragorosamente, battendo una mano sulla panchina. "Mi prendi in giro?" Dissi, continuando a ridere. Lentamente il mio ridere scemò quando dagli occhi di Dustin traspariva solo e soltanto confusione, così scossi la testa e gli feci cenno di sedersi accanto a me. "In che senso 1986?"

Dustin si sedette e mise via la bottiglietta d'acqua prima di guardarmi e spalancare gli occhi. "Oh dio!" Urlò, facendomi sobbalzare sul posto. "Sei un'amica di Undici, vero? Sono sicuro sia così! Hai dei poteri anche tu?" Corrugai le sopracciglia e mi chinai in avanti mentre appoggiai i gomiti sulle mie ginocchia.

"Chi è Undici?" Chiesi completamente confusa. "Non ti seguo."

"Undici è una ragazza fantastica! Ha dei poteri assurdi, può spostare le cose alzando il braccio e stringendo la mano, tipo così." Alzò il braccio imitando la ragazza, lasciandomi confusa. "Adesso è in California con Will, Jonathan e Joyce, hanno preso una pausa dalla città." Continuò a spiegare, rimasi zitta e ascoltai quello che aveva da dirmi Dustin. "Hawkins è stata un casino per un po' di anni, c'erano dei portali che portavano a questo posto chiamato sottosopra pieno di mostri spaventosi ma adesso la situazione è finalmente finita grazie a lei."

Scossi la testa e mi grattai il collo, ancora incredula dalle parole che avevo appena sentito. "Quindi mi stai dicendo che questa Undici ha dei poteri e che ha distrutto i mostri di questo "sottosopra"?" Corrucciai le sopracciglia e mi leccai le labbra, Dustin annuì come risposta. "Farò finta di averci capito qualcosa." Conclusi il discorso prima di porgergli la mano e accennare un debole sorriso. "Sono Adele."

Il più piccolo strinse la mia mano e sorrise, capì dalla prima parola che mi rivolse che quel ragazzo era un pezzo di pane, mi trasmetteva sicurezza e mi faceva tenerezza in una maniera sproporzionata.

"Ma quindi... se tu non sei come Undici e non sai che siamo nel 1986, da dove vieni?" Domandò, ora il confuso dei due era decisamente lui. Presi un respiro profondo e mi voltai verso di lui, accavallai le gambe sulla panchina e gli presi la mano.

"Tutto quello che sto per dirti ti sembrerà strano, ma devi promettermi che mi crederai." Mormorai mentre il riccio annuì. "Oggi è il 4 luglio 1986, ma io sono più che sicura sia il 4 luglio 2022." Lo vidi confuso, strinsi la sua mano con delicatezza e sospirai. "Ho fatto un incidente e sono in coma, non so se questo sia un sogno o meno, ma giuro... aspetta, dovrei avere qualcosa con me come prova." Lasciai la sua mano e mi alzai dalla panchina per tastare i miei jeans dalla quale presi il mio telefono. Dustin spalancò la bocca e si alzò di colpo per prendere il telefono dalle mia mani. "Hey! Fai piano, si rompono in fretta."

"Porca puttana! Ma cos'è?" Chiese, picchiettando aggressivamente lo schermo. "Perché è così piccolo?"

"È un telefono, guarda." Mi avvicinai e cliccai il tasto laterale, illuminando il suo viso stupito. "Voi ancora non avete questo tipo di telefoni." Il ragazzo continuò a guardare il cellulare per poi alzare lo sguardo e guardare me, mi regalò un sorriso e mi ridiede il telefono.

"Quindi fammi capire, sei tipo... una viaggiatrice del tempo?" Domandò curioso. "Wow, vieni dal futuro!" Alzò la voce facendomi spaventare, avvicinai la mano alla sua bocca e la tappai mentre lui spalancò gli occhi. "Scusa." Sussurrò.

"Non lo so, Dustin. Io sono in coma nel 2022, ma qua a quanto pare sono viva e vegeta." Continuai a spiegare. "Non so come io abbia fatto ad arrivare qua quindi non so darti una spiegazione, ma ti prometto che indagherò e ti darò tutte le informazioni che vuoi!" Dissi sorridendo, poi mi guardai attorno e il mio sorriso sparì. "Mi sono appena resa conto che io qua non ho una casa, e nemmeno gli abiti adatti per questi anni."

Dustin mise lo zaino sulle spalle e mi prese a braccetto, mi girai verso di lui confusa ma il suo volto tranquillo e sorridente quasi mi fece rilassare. "Diremo a mia madre che sei una mia amica del campus estivo e che ti sei trasferita qua ma hai bisogno di un posto dove stare." Disse con nonchalance, lasciandomi quasi stupita. "Intanto ti darò una mano con le tue indagini e farò in modo che tu possa trovare una vera casa dove poter stare!" Esclamò, sembrava così felice di avere qualcuno a casa con lui. "A te va bene?"

Ridacchiai e annuì. "Per me andrebbe bene anche stare sotto un ponte in questo momento, quindi grazie mille Dustin." Dissi prima di inclinare leggermente la testa. "Prometto che farò tutto quello che vuoi, ti farò da mangiare quando vorrai e ti coprirò per qualsiasi cosa. Fai finta che io sia come una sorella d'ora in poi." Sorrisi mentre lui cominciò a camminare  verso quella che sembrava la strada che portava a casa sua, di tanto in tanto si girava verso di me e mi regalava un sorriso così tenero in grado di far scomparire tutte le mie preoccupazioni.

"Quanti anni hai?" Chiese di punto in bianco attirando la mia attenzione.

"17." Risposi mentre continuai a camminare lungo la strada deserta. "Oh cazzo!" Esclamai, facendo spaventare il ricciolino. "Devo iscrivermi a scuola." Continuai a parlare mentre mi passai una mano sul volto. "Cristo, è come cominciare da capo."

Dustin ridacchiò prima di fermarsi davanti all'ingresso di casa sua, prese le chiavi dallo zaino e aprì la porta. "Allora devo farti conoscere un paio di persone, così avrai altre persone su cui contare oltre a me, ti va?" Domandò. "Stasera vieni con me, ho un incontro con degli amici.

Sorrisi e annuì, grattandomi il braccio. "Assolutamente." Dissi mentre lo guardai entrare, seguendolo subito dopo. L'idea che la madre di Dustin potesse dirgli che non ero la benvenuta in casa mi tormentava silenziosamente, ma il mio pensiero sparì quando vidi la donna seduta sulla poltrona del salotto intenta a guardare la televisione con in braccio un tenero gattino. Sorrisi e mi voltai per guardare il ricciolino che mi sorrise di rimando, era inutile sottolineare che la casa di Dustin mi stesse già facendo sentire a casa mia.

𝐁𝐀𝐂𝐊 𝐓𝐎 𝐓𝐇𝐄 '𝟖𝟎𝐒 | Eddie Munson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora