I'll be home

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A posteriori, Dante ed Anita ammetterebbero che affidare a Manuel e Simone la cena della vigilia non sia stata la migliore delle idee, ma non l'avrebbero immaginato quando hanno lasciato villa Balestra e i due ragazzi con un tacchino tra le mani, o meglio, nel forno.

«Simò ma come se fa a capi' se è cotto?»

La domanda di Manuel giunge alle orecchie di Simone - intento a leggere un libro - come il più fastidioso dei rumori. Il ragazzo sbuffa, rifilandogli un'occhiataccia.

«Glielo puoi chiedere Manu, dici scusi signor tacchino lei è cotto? e aspetti una risposta.»

E Manuel non si lascia intimorire, lasciandogli uno scappellotto accompagnato da un «anvedi tu 'sto stronzo oh.» che però non riesce a nascondere il suo sorriso.

In realtà è da mesi che Manuel non riesce a reprimere un sorriso quando si tratta di Simone, ma quel giorno lo trova particolarmente adorabile, per cui sarebbe proprio una battaglia persa in partenza.

Nemmeno se lo ricorda quando ha iniziato a trovarlo adorabile, carino, bello, ma sa che con quel cappello da elfo che ha deciso di indossare è diventato letteralmente irresistibile, per cui ha un'idea.

Approfitta del fatto che Dante abbia insistito per comprare Alexa, per cui collega il telefono con Spotify alla cassa, e fa partire una playlist di canzoni di Natale cantate da Frank Sinatra, catturando l'attenzione dell'amico.

Si avvicina al divano, dove questi è seduto, e gli tende una mano.

«Balli con me?» chiede, guadagnandosi un'occhiata così perplessa che teme di ricevere un rifiuto.

Simone però poi scoppia a ridere, e gli scoppia anche il cuore, ma cerca di ignorarlo, e «qua?» domanda.

«Eh, qua, lavora 'n po' de fantasia.» spiega Manuel, che nel frattempo ha già afferrato una sua mano, tirandolo su.

Si trovano petto contro petto, data l'irruenza del maggiore nel trascinarlo con sé, e quella vicinanza fa un po' mancare il respiro ad entrambi.

Iniziano ad oscillare, con una mano di Simone incastrata in quella di Manuel e l'altra sul suo fianco. «Manu.» ridacchia il minore.
«Dimme.»
«Io non so ballare.»
«Ah manco io.» ribatte Manuel, ed entrambi scoppiano a ridere.

Continuano a muoversi nel modo più sconclusionato possibile, sorridendosi come due sciocchi, finché Manuel non riprende la parola.

«Simò...» inizia, con un sorriso che sembra solo crescere.
«Mh?»
«Ma perché non t'o levi 'sto cappello?»

Simone sogghigna. «Perché devo fa' l'elfo, e poi anche tu hai 'sto maglione rosso che sembri 'na pecora.» spiega, scrollando le spalle.

«Ma è ridicolo Simò!»
«Niente è ridicolo a Natale, Manu.»
«Si?»
«Sì.»

Manuel fa tesoro di quell'informazione, vaga nel suo cervello come una balla di fieno in un campo di grano, suggerendogli una sola cosa.

Poi sente riecheggiare da quella piccola cassa le note di I'll be home for Christmas e cede. Lascia la mano di Simone per poter stringere entrambe le braccia dietro il suo collo, ed interiormente sussulta quando sente le mani dell'altro poggiarsi sui suoi fianchi.

Sono entrambi un po' turbati da quella intimità, da quella strana vicinanza. Improvvisamente l'unico suono a riempire le pareti della villa è la canzone.

«Simo...» sussurra Manuel, senza nemmeno sapere perché stia sussurrando in primo luogo, e Simone già perde una decina di battiti solo per quel diminutivo.

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