Nastrina

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tw: è veramente una cagata







«A me 'sto campo scuola nun me piace pe' niente.»

Manuel si fa spazio tra le piante, quasi barcollando, e agita le mani nel tentativo buffo di scostarsi qualche rametto o fogliolina dalla faccia. Simone, seduto sul muretto con le gambe penzoloni, sta osservando i compagni mentre fanno colazione e sussulta quando alle orecchie gli arriva la vocina assonnata dell'amico.

Lo scruta e trattiene una risata. Manuel ha un cipiglio sul volto, i segni del cuscino sulla guancia, i capelli arruffati e la maglia di Simone, che usa come pigiama, tutta storta. Si rende conto che quella che ha davanti è la versione più buffa e tenera di Manuel, la stessa di cui si bea anche a casa sua, ogni mattina.

Infatti, i due condividono la stanza da quando Anita si è trasferita con lui a casa Balestra.

Simone è sempre il primo tra i due a svegliarsi, per cui ne approfitta sempre per passare minuti interi ad osservare il volto rilassato di Manuel, che sembra trovare pace solo nel sonno.

Anzi, solo nel sonno insieme a lui.

Manuel gliene ha parlato quasi subito degli incubi che faceva ogni notte, dove riviveva costantemente il momento dell'incidente e la sua impotenza nell'impedirlo – o, almeno, nel salvarlo. Era in quel momento che aveva visto piangere Manuel la prima volta e, non sapendo se potesse azzardare stingendolo forte a sé, per calmarlo gli aveva offerto un bicchiere di latte e una nastrina – una merenda che col tempo erano riusciti a trasformare in una tradizione tutta loro quando uno dei due era giù di morale.

Inizialmente avrebbe dovuto avere una camera tutta sua, ma a Manuel era bastato dormire una sola notte con Simone per vedersi spazzati via tutti gli incubi.

È per quello che poi non ha più cambiato stanza.

È per quello che, quando Dante ha deciso di portare le sue classi ad un campo scuola educativo, Manuel ha insistito, pregato, cercato di corrompere Dante per assegnargli un letto matrimoniale insieme a Simone. Un po' per evitare di spaventare gli altri con i suoi maledetti incubi, essendo la loro una camerata unica e grande, un po' per averlo vicino a sé.

Manuel non avrebbe avuto mai il coraggio di dirglielo apertamente, per cui ha inscenato quel teatrino di pietà e disperazione alle sue spalle coinvolgendo solo il professore che – naturalmente – si era già accorto da solo che in Manuel fosse cambiato qualcosa.

Simone, invece, non si è accorto di nulla.

O quasi.

Ha osservato per giorni Manuel in un contesto diverso e l'ha trovato ancora più buffo ma, soprattutto, ancora più bello. Hanno ripreso silenziosamente la loro amicizia, hanno costruito in un anno qualcosa di forte, un rapporto che si basa sul ridere insieme, sulla protezione reciproca e sul lasciare all'altro i propri spazi quando è necessario.

Ma a Simone non è passata per niente.

Però, per quieto vivere, finge di essere andato avanti, allo stesso modo in cui sembra averlo fatto Manuel – nonostante ci sia qualcosa che non gli quadra nel suo comportamento degli ultimi giorni, come il fatto che con lui sia diventato molto più fisico.

Simone, quindi, stavolta azzarda e gli porta una mano tra i capelli, per aggiustargli qualche ricciolo. «Strano che tu te ne stia lamentando solo adesso.» gli dice ironicamente.

Nastrina | SimuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora