Capitlo 13

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Joy's POV:
"A cosa stai pensando?"
"A tutto e a niente"
"Odio questo genere di risposte, vuol dire che stai pensando a qualcosa che non mi vuoi dire"
"E io odio questo genere di domande! Vuol dire che non ti sai fare i cazzi tuoi"
"Joy"
"Eh!"
"Joy, guardami"
"Ti sto guardando"
"C'è qualcosa che ti tormenta? Qualche pensiero fastidioso?"
"Robin è... è a cena con i suoi genitori e dei loro amici... e tra questi amici ci sono anche i genitori di Tammy Thompson"
"Mi sono persa qualcosa... chi è Tammy Thompson?"
"Una ragazza per cui Robin aveva una cotta qualche anno fa"
"Quindi sei gelosa"
"Non essere sciocca, Nancy"
"Sei gelosa"
"Forse"
"Non hai motivi per essere gelosa se ci sono solo i suoi genitori"
"Oh, ho scordato di specificare: si portano dietro anche la figlia, ovviamente"
"Ah"
"Già"
"Guarda il lato positivo"
"Sentiamo"
"Penserà a te"
"Dubito che pensi a me mentre una bomba sexy le mangia affianco"
"Joy, stai zitta, conosco Tammy Thompson: non è neanche metà della tua bellezza. E comunque se Robin è la ragazza che credo che sia non la guarderà neanche"
"Mh"
"Mh?"
"Ok"
"Adesso vuoi andare a dormire o vuoi guardare un film?"
"Vuoi vedere un film con me?"
"Certo! Non rinuncerei mai a passare del tempo con la mia sorellina"
"Facciamo finta che tu non mi abbia chiamata sorellina. Cosa vuoi vedere?"
"Scegli tu"
Presi il primo film che mi capitò tra le mani.

"Joy, svegliati" sussurrò Nancy.
"Mi sono addormentata?"
"Esatto, adesso vai a dormire in camera tua, il film è finito" continuò a sussurrare.
Dopo un po' di esitazione mi alzai dal divano e andai al piano di sopra.

Robin's POV:
Ero a cena con i miei genitori e dei loro amici vecchi e hippie, quando suonò la porta. Mia madre andò ad aprire ed accolse la famiglia Thompson, arrivata in ritardo.
Probabilmente Tammy non sapeva nemmeno della mia esistenza, ma io la conoscevo bene, e la odiavo.
Mi aveva fatto prendere un ossessione per lei. Mi aveva accecata. Mi aveva trattata male, come se io non fossi esistita, e per cosa? Non si ricordava nemmeno di me.
"Piacere, Tammy" mi tese la mano.
"Robin." Dissi secca, rifiutando la sua stretta di mano.
Fece una faccia strana e poi si accomodò il più lontano da me possibile.
Se solo Joy fosse stata lì...
"Vado un attimo in bagno" mi alzai.
Non andai affatto in bagno: mi diressi verso camera mia, dove avevo un telefono, e digitai il numero di casa Wheeler.
"Chi è?" Chiese una voce assonnata.
"Joy! Joy, ciao! Sono Robin!" Risposi felice di sentirla.
"Robs, ma lo sai che ore sono?"
Mi girai e guardai l'orologio che era appeso al muro... era mezzanotte.
"Scusa Joy, mi dispiace, ma era urgente"
"Ok" si rilassò.
"Sono a cena e ci sono i Thompson, e Dio, quanto odio Tammy! È antipatica come la peste! Non si ricorda neanche che andavamo nella stessa, medesima, identica classe di Storia! Ma io dico, come si fa a essere così stupidi! Bisogna fare il giro del mondo tre, quattro, cinque o sei volte, setacciando per bene ogni millimetro della Terra per trovare una persona odiosa anche solo la metà di Tammy Thompson! Se avessi una pistola, e davanti a me ci fossero dieci ricercati per omicidio e Tammy Thompson, io sparerei a Tam-"
"Sei davvero dolce" mi interruppe.
"Dol- dolce? E per cosa?"
"Fuggire da una cena per chiamarmi a notte fonda e dirmi quanto odi la tua cotta del liceo? Lo trovo dolce"
"Grazie... io- non avevo neanche pensato che potessi risultare dolce"  arrossii.
"Infatti tu per risultare dolce non ci devi pensare su"
"Oh"
Joy rise.
"Adesso... devo andare. Mi stanno aspettando di sotto" la informai.
"Non c'è problema"
"Magari... ci sentiamo domani? Mi chiami tu?"
"Certo, non vedo l'ora"
"Va bene, allora a domani" feci per riagganciare.
"Aspetta!" Mi fermò Joy.
Riportai il telefono all'orecchio.
"Sì?"
"Ti amo"
Esitai un attimo. Non credo che si potesse raggiungere il livello di rossore che avevano le mie guance in quel momento.
"T-ti amo anche io" dissi timida.
Sentii Joy emettere un gridolino.
"A domani. Questa volta davvero" mi salutò Joy.
"A domani" riagganciai.
Mi appoggiai alla parete e feci un sospiro.
"Chi è che ami?!" Chiese Tammy.
Cazzo.
"Nessuno! Chi ti ha dato il permesso di entrare qui!?"
"Me lo sono presa il permesso"
"Abituati, principessina, qui le cose vanno chieste, e la maggior parte delle volte non te le danno. Non siamo in California o da dove accidenti vieni tu"
"Non vengo dalla Califo-"
"Non me ne frega un cazzo!"
"Una signorina non si dovrebbe mai esprimere in questi modi"
"Eppure io lo faccio! Mi rende un maschio? No!"
"Ti rende poco fine"
"E come mai i maschi lo possono fare senza risultare grezzi, allora?"
"Perché... perché-"
"Vedi? Non lo sai!"
"Oh, andiamo!"
"Non è giusto che un uomo possa esprimersi come vuole mentre una donna si debba frenare!"
"Stai solo cambiando argomento! A chi hai detto 'ti amo'?"
"Non sono affari tuoi!"
"Ma mi interessa!"
"A me non interessa che a te interessi! Non te lo dirò comunque!"
"Oh, andiamo! Chi è il ragazzo fortunato? Solo un nome. Dammi solo un nome"
"Joe" dissi mascherando il nome di Joy, umiliata dal fatto che avessi dovuto nascondere chi ero.
"Interessante! Non conosco nessun Joe"
"Bene, ora vogliamo andare a cena o rimaniamo qua a spettegolare sui ragazzi?"
"Spettegolare sembra divertente!"
"Non dicevo sul serio, Tammy!"
"Ah"
Alzai gli occhi al cielo, dopodiché, senza degnare Tammy di uno sguardo, uscii da camera mia.

The Girl who Noticed Me - Robin BuckleyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora