L'ANATOMIA DEGLI INCONTRI CASUALI.

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"Kora vieni qua" è ormai la quinta volta che la rincorro tra una sedia e l'altra per mettergli la pettorina.
"Dai vieni, senò non possiamo fare la passeggiata" ed è solo quando mi butto sul divano esausta da questa lotta che lei si avvicina per leccarmi il ginocchio, attirando così la mia attenzione.
"Oh finalmente" gli infilo la pettorina, inserisco il telefono nella fascia al braccio e metto le mie amate AirPods.
Manca solo una cosa, il guinzaglio, che ovviamente non mi ricordo dove ho messo. Devo ricordarmi di fare un cassetto solo per le cose di Kora, così la smetterò di impazzire.

"Eccolo" esclamo mentre lei mi guarda con la testa inclinata.
"Ora possiamo andare" dico prendendo le chiavi e premendo play sulla mia playlist preferita.
E mentre nelle mie cuffie viaggia "sabato sera" di Peter White, io e la mia amata husky ci dirigiamo, attraverso la nostra passeggiata quotidiana, verso il parco dedicato ai nostri amici a quattro zampe.

Purtroppo oggi la lezione di anatomia mi ha obbligata a rimanere all'università fino alla 17.00, costringendomi a fare questa passeggiata con gli ultimi raggi del sole, data la stagione quasi invernale. E quindi mentre il sole sparisce completamente raggiungiamo finalmente il parco tanto amato da Kora.
Mi assicuro che il cancellino sia chiuso correttamente e lascio libera Kora di scorrazzare libera per il prato.

Decido anche di togliere le cuffie per ascoltare l'ambiente circostante, certo sono solo le 18.30, ma c'è comunque buio.
Estraggo il libro di anatomia dalla borsa, mi siedo sull'unica panchina presente nel parco e inizio a ripassare la lezione di oggi.
Ha ragione Michelle, dovrei staccare un po' dallo studio, mancano ancora tre mesi alla sessione e io studio come se dovessi dare l'esame domani.
Ma in fondo come dovrei passare il mio tempo? Purtroppo qua a Torino non sono ancora riuscita a farmi amici e avere la famiglia a più di 200km di distanza non aiuta.

Mentre mi perdo tra i miei pensieri mi accorgo che Kora sta giocando con un altro husky, ma non ero da sola? E mentre domando fra me e me di chi potrebbe essere il cane vedo una mano svolazzarmi davanti.
Appena mi accorgo della figura maschile in piedi di fronte a me lancio un urlo dallo spavento.
"Scusa non volevo spaventarti" dice il ragazzo davanti a me traumatizzato dal mio urlo, quella traumatizzata dovrei essere io.
"No tranquillo, e che non mi aspettavo che qualcuno venisse a quest'ora" dico con ancora il battito accelerato.
"Io vengo sempre a quest'ora, posso sedermi qui o stai aspettando qualcuno?" Mi chiede lo sconosciuto dagli occhi nocciola.
"No tranquillo siediti" rispondo indicando il resto della panchina.

Per diversi minuti entrambi ci facciamo i cavoli nostri, lui che alterna lo sguardo tra il cellulare e i cani e io che continuo ad alimentare la mia futura perizia psichiatrica sul libro di anatomia.
Finché ovviamente il ragazzo misterioso accomodato accanto a me non decide di proferire parola.
"È una femmina?" Dice girando il volto per incontrare il mio attraversato da un'espressione perplessa.
"Cosa?" Chiedo confusa, "il cane, è una femmina?" Mi chiede sorridendo "si, si chiama Kora" rispondo alla sua curiosità per poi ritornare con gli occhi puntati sulle righe che spiegano dettagliatamente l'anca.
"Sei sempre così socievole?" Ma io mi chiedo, ma che vuoi? Ti aspetti che dia più attenzioni ad uno sconosciuto che alle anche?.
"Si, o almeno con gli sconosciuti" dico alzando un sopracciglio.
"Piacere Dušan" aspetta, cosa? Alzo il volto sconcertata da quel nome, metto gli occhiali lasciati tra i capelli per la pigrizia, e inquadro meglio il suo volto.
"Dušan?" Più che una domanda sembra un affermazione.
"Si" dice per poi togliersi il cappuccio con un sorriso timido tra le labbra.
"E perché invece di allenarti stai qui a rompermi le palle?" Chiedo retorica con tutta la mia gentilezza.
"A beh gentile, cosa sei? Interista?" Chiede ridendo.
"No in realtà sono juventina, ma non so se vedi, io sto studiando" dico sbuffando seccata da questa conversazione.
Una risposta che gli fece riportare il suo sguardo sui cani.

"Non avevo mai visto una tifosa reagire così sai, che tipa" dice divertito.
"Come dovrei reagire? Urlando? Saltellando? Chiamando tutte le mie amiche e gridare <oddio c'è Dušan Vlahovic seduto vicino a me>?" Chiedo chiudendo definitamente il mio libro, ormai capendo che studiare sarebbe stato impossibile.
"Beh, solitamente gli altri reagiscono così" dice tutto convinto in volto.
"Io non sono gli altri" dico riportando gli occhiali tra i miei capelli.
Se solo sapessi tutti i film mentali che mi sono fatta su di te Dušan, scapperesti a gambe levate ammetto tra me e me.

E mentre porto il mio sguardo su Kora per controllare ciò che sta combinando, arriva un'altra domanda alle mie orecchie.
"E quindi cosa stavi leggendo?" Mi chiede prendendo il libro dalle mie mani, ma che modi.
"Anatomia" rispondo riprendendo controllo su quel libro che avrebbero potuto tranquillamente intitolare "come finire dallo psichiatra".
"Quindi fai l'università?" Dice marcando l'ultima parola con il suo accento Serbo.
"Ma tu fai solo domande?" Chiedo spazientita da questo interrogatorio.
"E tu sai solo rispondere male?" Risponde incrociando le braccia.
"A quelli che mi rompono le ovaie sí" dico imitandolo con i gesti.
"E il rompi ovaie può avere il piacere di conoscere il nome di questa sconosciuta?" E a quella richiesta mi viene spontaneo alzare gli occhi al cielo in segno di disperazione.
"Mi chiamo Ilaria, ed è meglio che vada perché devo ancora cenare" dico alzandomi dalla panchina per attirare l'attenzione di Kora.

"Di già? E mi lasci da solo qua" mi dice come se fosse un bambino bisognoso della mamma per non scoppiare a piangere.
"Cos'è? Il calciatore ha bisogno del bodyguard?" Chiedo mentre faccio cenno a Kora di avvicinarsi.
"No, però almeno avevo un po' di compagnia" dice porgendomi il guinzaglio di Kora ancora appoggiato alla panchina.

"Chiedi alla tua ragazza" dico mentre aggancio il guinzaglio alla pettorina di Kora.
"Se l'avessi l'avrei già fatto" dice sbuffando.
"Allora trovatela, non dovrebbe essere troppo difficile per te" dico con un velo di ironia, si, mi piace infierire.
Se potessi caro Dušan, ti avrei già rapito e portato a casa con me.
"Ciao" dico urlando allontanandomi così dal centravanti bianconero.
"Ci rivediamo" mi risponde ridendo.
"Nei tuoi sogni" gli rispondo voltandomi.
"Anche dai" che deficiente dico nella mia testa.

Evito di rispondergli e mi incammino verso la strada di casa.
Prendo il telefono dalla borsa e avvio la mia solita videochiamata serale con Michelle.
"Ei dove sei?" Mi chiede la ragazza dai capelli rosso scuro.
"Nulla, sto tornando a casa dopo la passeggiata con Kora"
"Come mai a quest'ora?" Sempre la solita paranoica.
"Perché mi hanno costretta a rimanere in Uni fino a tardi"
"Ah capito, e sei da sola?"
"Adesso si" rispondo ridendo
"In che senso adesso, prima con chi eri?" Mi chiede perplessa
"Se te lo dicessi non ci crederesti" dico continuando a ridere.
"Racconta racconta donna"
"Hai presente quello di cui ti parlavo l'anno scorso?"
"Ma chi? Il criminale psichiatrico?" mi chiede con gli occhi sbarrati
"Eh? Cosa? Nono, il calciatore"
"Ah si, il croato, li, non mi ricordo come si chiama"
"Primo, è serbo, e secondo si chiama Dušan Vlahovic"
"Si dai, la stessa cosa"
"Insomma" rispondo ridendo.
"Vabbè dai racconta"
"Nulla, l'ho incontrato all'area libera dei cani"
"ILARIA NO" eccola, lo sapevo.
"Ma cosa no Michi? Manco ci siamo cagati" gli rispondo
"Si certo, come se non ti conoscessi"
"No allora, lui ha tentato di parlarmi, e io gli ho risposto di merda"
"Beh, sempre gentile vedo" Dice scuotendo la testa dall'altra parte dello schermo
"Ovvio, va beh io sono arrivata a casa, ci sentiamo dopo per messaggio che devo ancora cenare"
"Va bene, ciao, e non sparire, scrivimi dopo"
"Va bene mamma" rispondo portando poi il pollice sulla cornetta rossa.

Apro la porta di casa e dopo aver liberato Kora da quella pettorina, che probabilmente per le sue orecchie è sinonimo di inferno, mi metto a preparare la cena.
Decido quindi di fare delle uova strapazzate e una fetta di carne per me, e una coscia di pollo per Kora.
Da quando vivo da sola ho dovuto imparare a cucinare per tutte e due, certo, all'inizio ho fatto un po' di danni, ma poi ho capito come funzionasse una cucina.

Dopo aver lavato tutto, pulito la cucina 800 volte, portato Kora a fare i suoi bisogni sotto casa ed essermi fatta la doccia, decido di buttarmi nel letto, consapevole che domani sarebbe stato sabato, quel giorno senza la parola università e che significava solo una cosa "partita in casa della Juve" e abitando vicino allo stadio non potevo fare a meno di prendere i biglietti.
Vedrai Dušan pensai tra me e me. Si, mentre lui sarà concentrato a giocare rispondo alla mia vocina interiore, cercando di scacciare dalla mente tutti i film mentali.
Però sarai in prima fila, magari ti vedrà.
Certo nei suoi sogni penso ridendo per la citazione alla mia frase detta qualche ora prima al Serbo.

Consapevole che quello scenario non l'avrei mai vissuto, mando la buonanotte a Michelle, e con Kora tra le mie gambe, prendo quel sonno meritato dopo una settimana intensa fra i libri.

L'erotismo del bianco e nero -DUŠAN VLAHOVIĆ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora