QUELLA MAGLIA (parte finale)

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Immediatamente mi sale l'ansia, non sopporto quando le macchine si avvicinano in questa maniera, specialmente se mai viste in vita mia.
Guardo la jeep nera affiancare la mia macchina dal riflesso del finestrino.
Prima di aprire la portiera sento una voce troppo familiare chiamarmi.
"Ei, ragazza che non vuole la mia compagnia, non avevi detto che non avresti messo la mia maglia?"
Ed eccolo, con tutta la sua sfacciataggine.

Mi volto verso di lui e lo vedo in tutta la sua bellezza, con il busto e lo sguardo rivolto verso di me, la mano sinistra sul volante e il braccio destro appoggiato al bracciolo.
La camicia bianca con lo stemma della Juve e un sorriso stampato in volto.
Non mi guardare così Dušan, senò o ti rapisco o io a casa non ci arrivo, mi viene un infarto prima.
Su questo hai ragione cara testa.

La visione davanti a me mi fa anche dimenticare di dover rispondere alla sua curiosità.
Ma ci pensa un tifoso che si avvicina per chiedergli l'autografo a risvegliarmi.
Sei nella merda.
Lo so, lo so.
Appena il ragazzo se ne va, riporta il suo sguardo sul mio.
"Allora? Non avevi detto che non l'avresti messa?"
Dice alzando un sopracciglio e appoggiando la testa al poggiatesta.

"Si, ma non volevo rischiare di rovinare le maglie di tutti gli altri, quindi ho messo quella meno significativa"
Colpito e affondato.
"Così mi ferisci però" dice girando la chiave per spegnere la macchina.
"Se non vuoi che questa ferita si laceri, allora sarà meglio che tu vada no?" Dico, convinta che la sua presenza sia superflua.
Non fossi davanti ad uno stadio con altri tifosi che vagano per il parcheggio, saresti volata già nella sua macchina.
Probabile.

"Vedo che proprio non ti piace la mia compagnia neh" dice aprendo lo sportello per scendere.
No Dušan, che fai? Dove vai?
Stai lì, se vieni qua non ci ritorni in macchina.
"E vedo che tu non demordi" dico cercando di aprire la mia portiera per andare via da questo diavolo tentatore.
"Io non mi arrendo mai" sento ad un soffio dal mio collo, con un tono di voce che avrebbe fatto drizzare i capelli anche alle suore.

Alle sue parole susseguirono anche i gesti, con la sua mano che andò a richiudere la mia portiera.
"Io dovrei andare Dušan" dico cercando di non perdere il controllo.
Ormai i tuoi ormoni sono partiti.
Sicuro avrò tutte le guance rosse.
Ancora rivolta verso la portiera della macchina sento nuovamente la sua voce.
"Non ti fermi nemmeno due minuti a parlare?" Dice allontanandosi per appoggiarsi alla sua macchina.

"Con te? e per quale motivo?" Dico girandomi ormai consapevole che si era allontanato.
"Ancora non mi hai detto cosa studi" replica incrociando le braccia al petto.
"Studio medicina, perché ti interessa tanto?" Rispondo alzando un sopracciglio, per poi imitare la sua posizione.
"Tu sai cosa faccio io" risponde convinto.
"Lo so perché è spiattellato davanti a tutte le televisioni del mondo".

"Si questo è vero, e comunque avevo ragione" alla sua affermazione aggrotto le sopracciglia non capendo il riferimento.
"Eh?" Rispondo perplessa.
"La mia maglia, ti sta benissimo" dice abbozzando un sorriso obliquo.
"Lo so, a me sta bene tutto" rispondo sfacciata.
"Che ragazza modesta, che fai stasera?" Mi chiede guardandomi dall'alto al basso.
"Sono le 23.00 passate, penso che tornerò a casa, come ogni persona normale" rispondo ovvia.

"Di sabato sera? Che tristezza"
"Si, di sabato sera" rispondo portando lo sguardo sulle mie scarpe.
"Vieni a festeggiare con noi" esordisce come se fosse del tutto normale.
"Eh? Ahahahah, no grazie" dico esterrefatta dalla sua affermazione.
"Guarda che non era una proposta" dice sorridendo prima di inumidirsi le labbra.
Cosa ti farei.

"No dai, siete fra di voi, non centro nulla"
"Ma come no, sei una tifosa" dice convinto.
"Appunto, cosa fai inviti tutti i tifosi che erano presenti allo stadio?" Dico ridendo
"Gli altri non sono te, lo hai detto tu, dai vieni"
Lo sai anche tu che vuoi andare.
"Non sono nemmeno vestita decentemente" dico cercando una via di fuga alla sua proposta.
"A parte che stai bene così, ma se proprio vuoi passiamo da casa tua e ti cambi, tanto manca un'ora al ritrovo" afferma inumidendosi le labbra.
"E dove sarebbe questo ritrovo?" Chiedo curiosa.
"Al levè, al ristorante di Bonucci".
Non so più che scusa inventarmi
"Ma kor-" non mi da il tempo di finire la frase
"Eddai Ilaria, Kora potrà sopravvivere senza vederti per qualche ora, salta in macchina" dice aprendomi la portiera del passeggero.

L'erotismo del bianco e nero -DUŠAN VLAHOVIĆ-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora