CAPITOLO 1 - L'ARRIVO A COUSINS BEACH-

71 1 0
                                    

Era una mattina come le altre, solo che a renderla diversa era che l'estate era arrivata e questo significava solo una cosa...COUSINS BEACH!

Non volevo che questo giorno arrivasse, ma eccomi qui pronta con un set di tre valigie firmate Dior rigorosamente color viola, che mi aveva regalato papà Austin per il mio 16° compleanno.

Ormai sono due anni che non ci vado dopo la morte di papà avvenuta il quattro luglio, il giorno in cui i papà ci raggiungevano alla villa comunemente nota come CASA FISHER, proprio a Cousins mentre surfava, i papà dei fratelli Fisher e dei fratelli Coklin hanno provato in tutti i modi a salvarlo ma non ce l'hanno fatta perché ormai era troppo tardi e da quel giorno io e mamma Angelina non siamo più andate.

Dopo la morte mi sono rinchiusa in me stessa, non rispondendo più ai messaggi, ignorando le chiamate che mi fecero ogni giorno i miei amici ed allontanarli così dalla mia vita, cercando di convincermi che era tutto uno scherzo...ma così non fu stato; dovevo accettare la morte ed andare avanti, farmi forza sia per me che per mamma, alzarmi con il sorriso ed affrontare un nuovo giorno senza papà, continuare ad andare a scuola e continuare la solita vita, perché ero una guerriera o per lo meno così ero per lui... ma la verità era che non vedevo l'ora che arrivasse la sera per sprofondare nel cuscino e sfogarmi, liberandomi di tutte le lacrime che avevo in corpo e ripetendo di non ce la fare perché mi mancava terribilmente.

Mamma: "Forza Raylee, è ora di andare!"

A riportarmi alla realtà è mamma che come sempre urla dal piano di sotto per farsi sentire ed avete capito bene, il momento tanto atteso era arrivato ed insieme a mamma ed alla psicologa, da cui vado da circa due anni, ero arrivata ad una conclusione che se dovevo affrontare una volta per tutte la morte di papà dovevo andare nel posto ed affrontare la paura.

Dopo aver controllato se avevo preso tutto l'occorrente per i prossimi tre mesi, scesi finalmente al piano di sotto dove c'era mamma che mi stava aspettando già pronta con le valigie ed insieme caricammo la macchina e partimmo.

Durante il viaggio che separò casa nostra a Cousins, ascoltammo musica principalmente quella che piaceva a papà, ovvero i Queen, poi per rallegrarci passammo al genere reggaeton, il mio preferito perché ti scatenavi e ballavi senza pensare a niente, praticamente eri spensierata.

Dopo 3 ore di viaggio finalmente arrivammo davanti al cancello della grande villa dei Fisher.

Non era per niente cambiata, il cancello sempre verniciato di bianco, l'alta siepe verde rigorosamente tagliata simmetricamente che divideva il giardino dal vialetto, dal cancello si poteva vedere la fontana con il grande cigno in pietra posta in mezzo in modo da formare una piccola rotonda, le gradinate in pietra della casa e poi la porta dove ci stava già aspettando Susannah, la mamma di Conrad e Jeremiah Fisher.

Appena ci vide davanti al cancello, lo aprì ed entrammo con la nostra macchina, una Range Rover Sport 2020 bianca, parcheggiammo nel parcheggio appositamente per le macchine e scendemmo.

Prima di scendere dalla macchina mi diedi un ultimo sguardo dallo specchietto dell'aletta parasole per assicurarmi di essere in ordine: mi spazzolai per un ultima volta i miei lunghi capelli biondi scuri e mi  sistemai  il vestito perché ci tenevo a fare una bella figura.

Ero vestita con il mio amato vestito corto fucsia firmato Valentino, regalato da mamma per il mio 16° compleanno, con i miei amati sandali con il laccio lungo bianchi ed i miei occhiali da sole firmato Valentino...praticamente da come si ben capisce sono una ricca sfondata ed è per questo che non ho tanti amici o per lo meno quelli veri perché poi le altre persone, quelle che si credono mie amiche, lo sono solo perché sanno che sono ricca e non gliene interessano chi sono davvero.

"Sei bella si, è inutile che ti specchi" disse mia madre.

"grazie mamma, simpatica come al solito"

Scesi dalla macchina e la prima e unica persona che abbracciai fu Susannah, d'altronde era l'unica che sapeva anche della mia malattia.

Eh si, avete scoperto pure questo, sono malata al cuore da circa 1 anno, avvenuta a causa della morte di papà, i medici dicono che il cuore era troppo sotto sforzo, ma adesso grazie ai farmaci che mi hanno prescritto sto meglio.

Tornando a noi, dopo aver abbracciato Susannah, ritornai alla macchina per prendere i bagagli ed in quel momento arrivò fuori Conrad che mi si avvicinò per aiutarmi con le valigie.

"Lascia che ti aiuti!" mi disse Conrad

"Oh, non ce n'è bisogno, ma se insisti ok"

Queste furono le uniche parole che ci scambiammo per il resto di quel poco tragitto che separa il parcheggio dalla casa.

Una volta entrati, lo ringraziai e subito se ne andò senza nemmeno degnarsi di salutarmi.

Infondo me lo merito, lui era il mio "fratellone" e l'ho trattato male, come biasimarlo.

Mentre pensavo a queste cose, non mi accorsi che ero ferma davanti all'entrata e che le mamme mi stessero guardando

"tutto bene?" mi chiese mia madre.

"si, stavo solo pensando ad una cosa" risposi

Una volta risvegliata da questo stato di trance, andai su nella mia camera, appoggiai le valigie ed aprì la porta, profumo di casa pensai.

Ci entrai, posai le valigie in un angolo e tornai giù per prendere un po' di aria.

Andai sul retro della casa dove c'era la piscina, solo che mi fermai di colpo, avevo davanti ai miei occhi sia i fratelli Fisher che i fratelli Coklin.

Ed ora? Cosa avrei dovuto fare? Restare o scappare? 

UN'ESTATE PER INNAMORARSIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora