CAPITOLO 33

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dopo circa una mezz'ora io e cali decidemmo di dirigerci verso il nostro posto.
mi spiego meglio, era un nascondiglio, nel quale andavano quando manuele ci picchiava.
si tratta di una casa abbandonata nelle zone di rozzano.
ormai l'avevamo fatta nostra, lì tenevamo le cose a noi più care perché a casa del ragazzo non erano al sicuro, più volte ha venduto braccialetti o collane di valore, per me erano molto importanti, me li aveva regalati mio fratello prima che me ne andassi, ce li avevamo abbinati.
entrammo e ci mettemmo a giocare a carte, ad indovina chi ed al gioco dell'oca.
passare del tempo con la mia bambina mi calmava più di quanto lo facessero 3 canne.
fuori era diventato scuro, decidemmo di ritornare.
arrivammo nel parcheggio e la mia polo non c'era più.
dire che sono scesi tutti i santi è poco.
nel parcheggio c'era parcheggiata una bellissima mercedes rossa.

perfetta per noi due

dentro c'era un uomo che stava al telefono era abbastanza agitato.
io e cali ci lanciammo uno sguardo d'intesa, non era la prima volta rubavamo una macchina facendo così.
eravamo abbastanza lontane dalla macchina quindi non ci avrebbe nemmeno viste progettare il nostro piano.
cali si sarebbe avvicinata alla macchina tutta sola, avrebbe incominciato a piangere così l'uomo sarebbe sceso dalla macchina per andare da lei.
io mi sarei avvicina di soppiatto, avrei spruzzato dello spray al peperoncino addosso all'uomo, che teoricamente dovrebbe aver lasciato la macchina accesa, per poi prendere la bambina, e tornare velocemente a casa.
così fu, niente andò storto.
appena ebbi un po' di spazio per sostare, mi fermai, tirai fuori dalla mia borsa un pennarello indelebile e disegnai un segno orizzontale vicino alle prime lettere di entrambe le targhe da F sarebbero diventate E.
tornammo a casa.
da quando sono partita fino a quando incalzai la via di casa mia sul tachimetro leggevo 120km.
non appena scesi dalla casa mia vidi i ragazzi aspettarmi fuori.
mi accesi una canna e mi incamminai verso di loro
<<testa di cazzo, dove sei stata fino ad adesso>>chiese sacky.
<<via>>risposi facendo un tiro.
<<rispondere alle chiamate no?>>chiese il moro piazzandosi davanti a me.
lo guardai dalla testa ai piedi e lo sorpassai
<<dove pensi di andare?>>insitì prendendomi per un braccio.
<<io, emh a casa e poi vado all'hollywood>>dissi sbuffandogli il fumo in faccia.
<<tu non vai da nessuna parte>>alzò il tono della voce.
<<vedi di abbassare la voce, tu puoi andare pure da quella>>risposi mantenendo il tono calmo sorridendo per provocarlo.
<<vabbene, fai quello che vuoi>>disse mollando la presa alzando le mani in segno di resa.
<<eccerto>>dissi facendo un altro tiro  per poi schiacciargli l'occhiolino.

sarei andata all'hollywood? ovvio che no.
era solo per farlo innervosire? ovvio che si

salii e sentii il moro imprecare e dare un calcio ad un cassonetto della spazzatura.
non sono una che si fa mettere i piedi in testa.
o meglio, non voglio che lui mi tenga sotto controllo come manuele faceva.
bussai alla porta.
<<dove hai preso quella macchina?>>chiese marta non appena vide  le chiavi della macchina che tenevo in mano.
<<mi hanno rubato la polo>>dissi dispiaciuta.
<<arianna>>mi rimproverò poggiandosi sullo stipite della porta.
<<marta, volevi veramente che io e cali tornavamo a casa a piedi da sole per le strade di milano a quest'ora?>>chiesi.
<<potevi chiedere a me>>sentii la presenza del moro dietro me e la bambina.
<<a quanto pare avevi altro da fare>>risposi girandomi di profilo verso di lui.
<<non fare così, scendi un attimo e parliamo come si deve>> dissi con tono fermo.
<<parlare di cosa??>>chiesi <<che tu mi hai dato buca per uscire con un'altra e non contento metti una foto dove le tocchi il culo? di questo vuoi parlare?>>continuai entrando in casa per poi sbattergli la porta in faccia.
<<arianna apri per favore>>urlò.
ad aprire la porta fu marta a mia insaputa
io ero sgattaiolata in doccia.
mi lavai i capelli, avvolsi il mio esile corpo con un asciugamano, pettinai la mia chioma portando i capelli all'indietro.
mi avviai in camera, accesi il telefono accorgendomi di tutte le chiamate da parte dei ragazzi ma una in particolare mi sorprese, era proprio da manuele.
lasciò un messaggio nella segreteria:
~arianna mi amor, por favor, ¿esta noche puedo ver cali?/arianna amore mio, per favore, sta sera posso vedere cali~ 
aveva la voce tremante, singhiozzava probabilmente aveva appena smesso di piangere.
sapeva benissimo che se io non gliel'avessi portata lui mi avrebbe fatto causa, alla fine lui è sempre suo padre.
andai in camera mia e vidi il moro seduto sul letto che teneva lo sguardo basso giocherellando con i suoi pollici dondolando la gamba.
<<e tu che ci fai qui?>>domandai infastida.
<<ti prego arianna lasciami spiegare>>rispose alzandosi in piedi di scatto.
feci segno con la testa di argomentare.
<<lei era la mia ex, doveva restuirmi delle cose che avevo lasciato a casa sua>>disse guardandomi.
<<serviva farsi una foto?!>> alzai il tono di voce.

silenzio

<<che è? t'ha pure mangiato la lingua?>>continuai tirando fuori dell'intimo dal mio comodino.
<<era solo così per ricordo, non volevo neanche farla io in realtà, è stata lei a costringermi, è stata lei a mettere la mia mano nel suo culo>>disse portandosi le mani sui capelli.

stai calma arianna, non prenderlo a schiaffi, gli faresti solo solletico

<<foto ricordo?>>dissi ancora più innervosita.
<<con me ne hai fatta mezza>>continuai.
<<con te è proprio impossibile discutere, sai che ti dico? sta sera vai pure a fare la puttana all' hollywood, fatti quanti tipi vuoi, ma poi non tornare da me>>disse alzando il tono di voce lasciando la camera.
<<tutto questo l'hai voluto tu eh>>risposi.
si fermò un attimo mi guardò poi uscire di casa sbattendo la porta non consapevole che questa sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbe visto.

je connais pas l'amour, ma chérie, désolé// neima ezza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora