"Martin chiama il colonnello, non dovevamo pranzare insieme?"
"Subito signore"
"Bonjour madame De latin "
"Eugene, mi sei mancato tantissimo, come va con i pezzi grossi? "
"Tutto bene mia cara, come sta Charles ?"
"È andato nell'Africa equatoriale al seguito del colonnello Bertrame, non mi ha scritto ancora"
"Mia cara un tenente della legione straniera ha ben altro da fare che scriverti, chissà come si troverà in mezzo a quelle giungle a quelle terre inesplorate in cui nessun bianco ha ancora messo piede."
"Sei suo fratello o il mio"
"Il tuo mia cara, mi limito solo ad analizzare logicamente la situazione, papà sarebbe d'accordo con me"
"Certo tu sei sempre stato il preferito di papà"
"Ma taci, dimmi un po vogliamo mangiare o vuoi farmi perdere il pomeriggio?"
"Martin porta del bordeaux e quello stufato che ho cucinato oggi"
"Subito madame"
Mi siedo al tavolo con mia sorella, due figuri dall'aspetto trasandato entrano nella sala da pranzo e si siedono al tavolo a destra del nostro.
Portano delle coccarde tricolori sui taschini della giacca.
Non sono nazionalisti, sono socialisti, il fazzoletto rosso che portano intorno al collo li smaschera.
"Che ti guardi punguino"
Mi dice uno di loro due mentre sorseggio il vino
"nulla signore, mi chiedevo quale sarto abbia cucito il suo pantalone.
Farlo così storto e così mal tagliato è un arte non da tutti"
"Non tutti sono pagati per leccare gli stivali alla spagnola e a Napoleon le petit.
"Come osi parlare così dell'imperatore, potrei farti arrestare in qualunque momento"
"Non preoccuparti non parlerò più così del piccolo Bonaparte, la Castiglione diceva che è petit anche a letto"
"L'hai voluto tu, vedremo cosa ne penseranno i gendarmi delle tue idee"
"Scommetto che tuo padre laccava gli stivali dello zio, o mi sbaglio pinguino?"
"Non parlare così di mio padre"
Mi alzo dal tavolo e mi avvicino ai due socialisti.
Ai tempi di mio padre gli avrei già lanciato il guanto in faccia sguainando la sciabola, adesso i tempi moderni richiedono tranquillità.
"Signore si comporti da gentiluomo una volta nella sua miserevole vita, si scusi per quello che ha detto e torniamo ognuno alla propria giornata"
Lui mi guarda, devo aver destato qualche effetto, fissa l'amico e sorridendo mi dice:
"Non prendo ordini da chi ha la bocca ancora sporca di lucido"
Questo è troppo non sa nulla di me quel giacobino sinistroide eppure mi insulta pubblicamente, credo che oggi pomeriggio farò una chiacchierata con De lesseps, conosce il prefetto di Parigi, non dubito che tra meno di quarantotto ore saranno dietro le sbarre.
Per farlo però devo denunciarli e provare che abbiano ingiuriato pubblicamente l'imperatore.
Come posso denunciarli se non conosco i loro nomi ?
Mentre penso a questo sorrido e torno al mio tavolo.
"Devo scoprire i nomi di quei rossi ignoranti"
"Ma dai sono dei ragazzi Eugene non rovinargli la vita, anche tu eri giacobino da ragazzo"
"Poi ho studiato però"
Lei mi guarda e scoppia a ridere dicendo:
"Questo è un colpo basso, anche se su una cosa devo dare ragione a quei due sembri un pinguino oggi"
Mi viene da ridere, effettivamente è vero, tuttavia non posso non vestirmi in questo modo, perderei la reputazione.
"Vai da quei ragazzi e offrirgli una bottiglia di bordeaux da parte mia"
"Cosa c'è sotto Eugene?"
"Nulla, voglio solo riappacificarmi con quei due giacobini"
Sono dei ventenni, probabilmente non hanno mai bevuto del vino non annacquato, da cosa l'ho capito?
Semplicemente dall'accento, vengono entrambi da Digione, probabilmente sono venuti a Parigi per cercare fortuna.
Uno di loro ha le mani sporche d'inchiostro e la giacca piena di polvere di gesso.
È un institutore, probabilmente è scappato dal seminario in cui studiava a Digione, è venuto a Parigi e non è riuscito a diventare giornalista.
Facendoli bere li indurrò a dirmi i nomi, dopo avermi insultato in pubblico non potranno fare altro che arruolarsi nella legione straniera fingendosi belgi.
Sono permaloso? Forse si, anzi sicuramente si, tuttavia non mi sento in colpa per aver rovinato la vita a qualcuno che per via delle sue idee se l'è già rovinata in partenza.
Dopotutto hanno insultato mio padre, un uomo che ha rischiato la vita per la Francia e per permettere a questi due deficienti di esprimere le loro opinioni e magari di diventare qualcuno.
Arriva la bottiglia di bordeaux al loro tavolo e dopo una mezz'ora in cui non ho fatto altro che parlare con mia sorella mentre pranzavo li sento ridere sguaitamente.
Sorrido, è quasi fatta, aspetto ancora una decina di minuti prima di chiedergli il nome e fargli dire ora che il ristorante è semipieno qualche cosa di male sull'imperatore.
"Danson la carmagnole vive le son vive le son, Danson la carmagnole vive le son du canon "
Hanno anche cominciato a cantare, tutto il locale li guarda, già li hanno presi in antipatia, ci sono volute 3 bottiglie di bordeaux per portarli in questo stato.
Mi alzo e mi avvicino al loro tavolo.
"Ecco il pinguino, cosa vuoi adesso?"
"Nulla messeri, mi chiedevo il nome della canzone che stavate cantando prima "
"Carmagnole pinguino, è contro i borghesucci come te "
"Anche Haussman è nato borghese, anche Proudon e persino Bacounin lo sono"
"Hai sentito Philippe, il pinguino conosce Bacounin"
"Si Jean sono davvero sorpreso"
"Sono stato giacobino anche io in gioventù"
"Poi hai battuto la testa ?"
"No poi mi sono fatto un nome ed ho cominciato a vivere nel mondo reale"
"Quale sarebbe?"
"Eugene De latin, analiste major della CUCS e consulente di monsieur Ferdinand De lesseps"
"Hai sentito il pinguino conta i soldi degli altri e crede che il suo nome abbia rilevanza"
"Ha rilevanza perché molti lo conoscono, la strada per la gloria consiste nello scolpire le proprie iniziali"
"Come il piccolo Bonaparte che le mette dappertutto, se le fa cucire persino sulle mutande"
"Signori, sarebbe cortesia che anche voi mi diceste il nome, dato che io mi sono presentato"
"Il pinguino ha ragione, piacere io sono Philippe Augustin, precettore"
"Io sono Jean Fabier, giornalista presso la fraternitè"
Molto piacere signori, io torno al lavoro è stato un incontro interessante.
"Addio pinguino"
Esco dalla breasserie e torno a Rue de Turbigò
"Ciao Margharet "
"Bonjour monsieur"
"Basta con questa formalità, quando siamo da soli mi puoi chiamare Eugene"
"Biensure mons--- Eugene"
"Io torno a lavoro, se hai bisogno di qualcosa sono nel mio studio"
oggi ho fatto abbastanza, posso prendermi il pomeriggio per tentare di decifrare il bigliettino dell'altra sera che ho rubato a Kolmogov.
SFJHWLIHFYUTSNXRGMGZUWS
III UEEE
Secondo me quelle 3 I stanno per un numero romano, il numero 3.
Quale diavolo sarà la chiave?
Mentre rifletto su tali pensieri una voce mi interrompe
"Monsieur De lat"
"Cazzo Margharet sto lavorando " le dico interrompendola
"Cosa c'è?"
"Nulla signore, monsieur Kolmogov la sta aspettando in sala conferenze"
Che vuole quell'ammiraglio di terza categoria? Avrà scoperto del biglietto?
Mentre penso queste cose entro in sala conferenze.
Lo vedo di spalle, ha un lungo cappotto nero che gli copre più di metà del corpo.
"Monsieur Kolmogov est-ce que je peux faire quelque chose pour vous ?"
"Mon cher, merçi beaucoup mais je suis juste venu t'inviter à dîner avec moi"
"Je suis desole excellence, mais j'ai un affaire aujourd'hui"
"Biensure, et demain?"
"D'accord"
L'ammiraglio mi saluta sorridendomi e esce dalla sala conferenze.
Perché mai mi avrà voluto invitare a cena ?
Torno al mio studio, che cazzo, De lesseps sta importunando ancora Margharet.
Com'è buffo crede di parlare un inglese perfetto invece suona come suona il tipico francese:
"Good mornìng Margharèt, your suìt is delicious, źis chèmise is supèr"
"Thank you monsieur, I appreciate that you are trying to speek my native language, i love too this chemise"
"De rien mademoiselle, I've learned englìsh in Egypt, when i was zi french monarchy's ambassador in zi aul of zi sultan"
"Very good monsieur that sounds amazing"
Mi scusi signore ma io e mademoiselle Margharet abbiamo da finire i notrè businèss, est que tu compris ?
"Si vi lascio lavorare, aurevoire"
Finalmente se ne è andato, per un paio di orette proverò a decifrare il codice che ho lasciato sulla mia scrivania.
Non capisco che chiave possa aver usato, forse ha preso il terzo atto di una qualche commedia di Moliere, o forse è il terzo verso di un qualche poeta russo?
Potrebbe avere senso criptare in cirillico.
Non ho nessun indizio se non questo tre.
Forse sta traslitterando in alfabeto latino qualcosa in cirillico?
Potrebbe avere senso, a Parigi solo una manciata di persone conoscono il russo.
Non posso che andare da Rumiere, l'esperto di politica russa della CUMS.
Mi metto il cappotto e salgo all'ultimo piano dell'ufficio.
"Bonjour Edvise, posso disturbare il tuo capo qualche secondo?"
"Monsieur De latin, in questo momento sta lavorando, aspetti cosa sta facendo?"
Entro nel suo studio, sta scribacchiando qualcosa su un pezzo di carta.
"Che vuoi Eugene?"
"nulla di che, volevo solo che mi traslitterassi questo messaggio in russo"
Gli faccio vedere il codice, lui lo fissa e in qualche secondo mi da il pezzo di carta traslitterato in cirillico.
"Adesso vattene che ho da fare"
"Ha qualche senso quel coso in russo?"
"No non ne ha, ma non mi interessano questi giochetti loschi. "
Esco dal suo studio e torno nel mio ufficio, la decriptazione non andrà avanti finché non scoprirò qualche indizio.
Non ho tanto altro da fare, andiamo a trovare questa Espinasse che mi ha cercato.
"Margharet se De lesseps mi cerca digli che sono andato da Kolmogov per trattare un eventuale coinvolgimento dell'ammiraglio nell'affare di Miramare"
"certo Eugene, dove vai?"
"Da Espinasse, vado a conoscere la misteriosa rossa di ieri sera"
"Buonafortuna "
Torno a casa e mi sistemo per bene.
Metto una camicia bianca pulita e dei pantaloni neri di cotone, allaccio il panciotto grigio e metto la giacca nera di lana per richiamare i pantaloni.
Metto gli stivali, e prendo il bastone da passeggio, non mi rimane che mettere il cilindro e sono pronto ad uscire. Ancora è presto però, poso il cilindro sull'attaccapanni e aspetto le 17, a casa degli Espinasse si prende il tè alle 17, un usanza britannica che la vedova del generale ha copiato da Gordon, un promettente ufficiale inglese che il generale ha conosciuto in Crimea.
Sono le 16.30, prendo una carrozza e mi dirigo a Parigi ovest nel quartiere residenziale dove abitano gli Espinasse.
Un palazzo alto, esempio e modello dello stile impero si erge difronte a me.
Batto il battente della porta e una ragazza dai capelli e gli occhi slavati mi guarda.
"Buongiorno signore come vi devo annunciare?"
"Monsieur Eugene De latin signorina, mademoiselle Espinasse è in casa?"
"Si signore, tra poco tempo prenderà il tè con la madre, la annuncio subito"
Detto questo sale le scale che separano la porta d'entrata dalla maison degli Espinasse, pochi secondi dopo la ragazza slavata torna e mi fa cenno di entrare.
Salgo la scalinata antistante alla casa ed entro attraverso una portone di legno nella casa vera e propria.
È immensa, credo sia tre o quattro volte il mio appartamento, un salone grande bianco e sobrio fa da contenitore a mobili d'epoca e a quadri sparsi qui e li sulle pareti.
Una foto attira la mia attenzione, due uomini sorridenti sopra una nave sorridono abbracciati.
"Non avete mai visto una fotografia Monsieur De latin?"
Mi fa una vecchia signora dietro di me, ha i capelli bianchi e gli occhi scuri, porta un bastone, non sembra la madre ma la nonna di Adrienne.
"Si signora, ne ho vista qualcuna della guerra in Crimea del 52, mi scuso per non avervi avvertito della mia visita"
"Fa nulla, sarete assetato desiderate unirvi a me e mia figlia per il te?"
"Grazie mille signora"
Quella che penso sia la mamma di Adrienne mi accompagna lentamente in un altro salottino dominato da un imponente pianoforte a coda.
"Adrienne tesoro, verseresti a questo gentiluomo una tazza di te ?"
"Certo mamma"
Mi siedo e Adrienne mi versa il tè.
"Come vi siete conosciuti lei e mia figlia ?"
"Mi dia del tu signora, l'ho conosciuta ad un ballo da Haussman, ero lì per accompagnare De lesseps"
La signora Espinasse guarda Adrienne sorridendo, probabilmente hanno già parlato di me, poi mi guarda e mi dice
"Che piacere conoscerla, Adrienne aveva consegnato un bigliettino col nostro indirizzo alla sua segretaria, non avrebbe mai sperato che davvero sarebbe venuto qui da noi"
"Come potevo non accettare l'invito di una così bella ragazza, sono un gentiluomo dopotutto"
Adrienne arrossisce, ho colpito nel segno, cerca di nascondere il rossore comprendosi il viso con le mani.
"Non arrossire cara, una dama ringrazia dopo un complimento"
"merçi monsieur", mi dice lei con un filo di voce.
"Mamma adesso devo andare, tra poco ho lezione di piano".
"Vai pure mia cara".
"Monsieur De latin mi aiutereste a portare gli spartiti in soggiorno ?sono molti e alcuni sono pesanti"
"Ma certo mademoiselle"
Seguo Adrienne e in poco tempo mi ritrovo nella sua stanza.
"Siete riuscito quindi a venire finalmente, non ci speravo più"
"I miei passi goffi devono averla colpita molto mademoiselle"
Lei sorride e arrossisce, poi mi indica un ripiano della libreria e dice:
"Gli spartiti sono questi, prendi le invenzioni di Bach e tutte le sonatine di clementi "
"Certo"
Prendo gli spartiti che mi ha chiesto, sono molto rovinati, deduco che abbia passato molto tempo a suonare.
"Anche io suonavo il piano quando ero studente all"ecolle adesso mi diletto di più con la letteratura"
Lei mi guarda e mi dice "davvero, e chi è colui che ti ha fatto amare la letteratura?"
"Chateaubriand" e quando lo dico mi metto a citare a memoria la prima poesia che mi è venuta in mente:
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Eugene De latin e il giglio nero
ActionÈ il 1860, Napoleone terzo è al potere da 12 anni ed ha appena sconfitto l'impero Austriaco nella seconda guerra d'indipendenza italiana. In una Parigi che cambia faccia ogni giorno grazie agli interventi del barone della senna, un losco ammiraglio...