2- stelle

2.1K 139 109
                                    

Sono passati due mesi dal primo incontro tra Manuel e Simone; mesi serviti al primo per ambientarsi definitivamente all'interno di quel box e al secondo per imparare a convivere con questa nuova figura nella sua vita.
Non l'avrebbero mai ammesso a loro stessi, ma era palese agli occhi di molti che quei due, in presenza l'uno dell'altro, rendessero nettamente meglio sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni.
Concretamente non si erano ancora scambiati poi chissà quante parole: niente più di un saluto di cortesia o direttive che Manuel si permetteva di dare a Simone sulla guida di quella monoposto; ma vedersi anche solo per cinque minuti quietava ogni preoccupazione: da quando c'è Manuel, Simone è più tranquillo - e non solo in pista; e da quando lavora per Simone, Manuel non si sente più così inutile - come da sempre gli avevano fatto credere - ma di star finalmente dando uno scopo alla propria vita.

Il box non era mai stato così allegro, pieno di un'energia che il più grande aveva portato con sé, quell'euforia appartenente ad un ragazzo alle prime armi, quando tutto appare nuovo.
Simone odia il caos, predilige il silenzio soprattutto prima di scendere in pista; ma dopo due mesi si era ormai quasi abituato - anzi ne era proprio felice - a lavorare con in sottofondo la playlist che riecheggia tra quelle mura da quando Manuel lavora lì, playlist scelta appositamente da quest'ultimo, ovviamente.
A volte ritarda di proposito l'ingresso in macchina, fingendo di avere problemi prima con le scarpe, poi con la zip della tuta, il casco troppo stretto - tutto solo per poter osservare Manuel nel suo elemento, tra musica e motori. Il modo in cui impugna la chiave inglese rievocando un microfono - perché lui conosce a memoria davvero tutte le canzoni che man mano aggiunge alla playlist e quindi deve necessariamente cantarle - lo fa sorridere. Manuel era cresciuto con una madre che non muoveva un dito in casa se prima non fosse partita della buona musica, e quest'abitudine lui se l'era portata un po' dietro.

Il corvino sa di non avere tempo per un'infatuazione, figurarsi per l'amore o qualsiasi cosa possa nascere dall'incontro con quell'altra testa riccia; ma non può negare che Manuel sia bello, ma bello sul serio. Impiegava sempre i minuti spesi ad indossare la tuta per osservarlo di sottecchi. Quasi sente la mancanza della tuta grigia che gli aveva visto indosso il primo giorno, il modo in cui quella zip difettosa lasciava il petto scoperto, le maniche un po' corte che gli mettevano in evidenza le mani così piccole rispetto alle sue. Sono due mesi e tre giorni che Simone vorrebbe chiedergli il significato del serpente sul petto - senza sapere che è soltanto uno dei tanti tatuaggi che costellano il corpo del maggiore.
Manuel aveva davvero accorciato i ricci poi, Simone se n'era reso conto subito e gli dispiacque pure - ma almeno così avrebbe potuto guardare meglio il suo viso. Quante volte si era perso ad osservare i suoi occhi, il suo naso e le sue labbra - che sono a forma di cuore, pensava sempre.
Quando la fonte della sua distrazione alzava lo sguardo su di lui, puntualmente indossava il casco e scappava letteralmente via - goffo com'è sempre stato.
E poi era simpatico Manuel: a differenza di Simone, che raramente si sentiva a suo agio in mezzo alla gente, Manuel ci viveva tra le persone, amava starci. Amava farle ridere, renderle felici, stare al centro dell'attenzione. E, cosa che non guasta, dal resto del team gli era da subito stato riconosciuto di essere piuttosto bravo nel suo lavoro.
Le cose non sarebbero potute andare meglio per entrambi.

È con questo spirito che Manuel, perfettamente vestito con la tuta blu come richiesto da Simone il primo giorno, si addentra nel box per continuare il lavoro iniziato la sera prima. Tirando le maniche sui gomiti, sta per inginocchiarsi verso la vettura quando nota l'armadietto di Simone aperto e sa, Manuel davvero sa che non dovrebbe, ma la forza - o meglio dire la curiosità - che lo attrae è troppo forte per resisterle, quindi si avvicina non smettendo un attimo di guardarsi intorno. Colpito da un improvviso senso di colpa si appresta a chiuderne l'anta, ma una foto ritraente un bambino riccioluto su un vecchio go kart bianco entra nel suo campo visivo, ed è difficile per lui reprimere il sorriso che sorge sulle sue labbra quando, presa tra le dita, osserva da vicino la felicità di quel bambino con entrambe le piccole mani rivolte verso l'alto e la bocca spalancata nello stupore di una vittoria.

L'ultima curva - Simuel Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora