Capitolo 5

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Mi lascio trasportare dal ragazzo senza aprire gli occhi. Mi appoggia delicatamente su qualcosa di morbido e mi dice di aprire gli occhi. Eseguo e mi ritrovo in una stanza dalle pareti bianche e vari armadietti addossati alle pareti. Credo sia l'infermeria o qualcosa del genere perché ci sono altri lettini identici a quello su cui sono stesa io e le bottiglie chiuse negli armadietti credo siano farmaci. O almeno lo spero. Mi guardo intorno e vedo gli occhi del ragazzo puntati su di me.
- Che c'è?- gli chiedo.
- È solo che sembravi una bambina portata per la prima volta dal medico e avevi un'espressione buffa- ghigna. Lo guardo male e il suo sorrisetto divertito si allarga.
- Cosa dovrei fare, adesso?- domando per non fargli del male. Lui scrolla le spalle.
- Aspettiamo. Gli effetti del farmaco sarebbero dovuti finire tra un'oretta circa ed è meglio fargli credere che tu abbia una minore resistenza al sonnifero. In questo modo, quando e se lo useranno ancora, lo faranno in dosi minori e tu ti sveglierai prima- spiega. Lo guardo un po' sorpresa e annuisco.
- A proposito, come ti chiami?- mi rendo conto d'un tratto che non so neanche il suo nome.
- Derek Dowson- risponde. Derek...bel nome
- Io sono...-
-Krystal McEvoy- mi anticipa. Lo guardo sorpresa e lui fa di nuovo quel sorrisetto.
- In realtà è da un po' che ti osservo- rivela.
- Lo sapevo che c'era qualcuno!- esclamo soddisfatta battendo un pugno sul lettino.
- E Jack che diceva...- mi blocco a metà frase pensando a Jack.
- Cosa gli succederà? Non sarà punito o una cosa del genere, vero?- lo guardo, aspettando una sua risposta.
- Non saprei- ammette alla fine scuotendo la testa.
- Devi solo sperare che nessuno l'abbia visto trascinarti via- continua. I sensi di colpa si fanno strada in me e cerco di convincermi del fatto che Jack starà bene.
Restiamo in silenzio per il resto del tempo, ognuno perso nei propri pensieri.
- Bene, ora andrò a dire che ti sei svegliata- annuncia alzandosi.
- Aspetta- lo fermo. Lui si volta a guardarmi, aspettando che parli
- Perché lo hai fatto?- non c'è bisogno di specificare, sa bene a cosa mi riferisco.
- Ascolta, io ho fatto tutto il possibile affinché non lo scoprissero, ma purtroppo non lavoro da solo e c'è sempre uno di loro a controllarmi. C'è un limite a ciò che posso e non posso fare. Sono riuscito a impedire che scoprissero i tuoi veri poteri, ma è stato tutto ciò che ho potuto fare. Puoi credermi o no, sta a te deciderlo, ma io non avrei potuto fare di più- spiega e per qualche strana ragione, gli credo. Annuisco e nascondo il mio terrore per ciò che faranno dietro una maschera d'indifferenza. Lui mi blocca caviglie e polsi al lettino con anelli di ferro e se ne va. Prendo dei respiri profondi chiudo gli occhi, cercando di non pensare a ciò che potrebbe succedermi. In realtà non lo so di preciso, ma credo che non sarà nulla di positivo. Mia nonna mi ha detto solo che avrei dovuto stare alla larga da loro, che se avessi sviluppato dei poteri non avrei dovuto dirlo a nessuno e avrei dovuto fare il possibile per nasconderli. Ed è questo che ho fatto. Non riesco ancora a capire come ne siano venuti a conoscenza, ma al momento non è la cosa più urgente.
Degli uomini con una divisa blu e bianca entrano nella stanza e mi squadrano da capo a piedi.
- Sapete che il blu è passato di moda da un pezzo?- chiedo ghignando. Se possibile, il loro sguardo diventa ancora più freddo e calcolatore.
- Tra poco non sarai più così spiritosa- mi liberano e due uomini mi si mettono ai fianchi, tenendomi stretta per le braccia. Faccio una smorfia.
- Non sono un genio, ma anch'io so che il sangue dovrebbe circolare e non essere fermato- dico guardandoli male. Quei villani non allentano la presa e mi trascinano lungo un corridoio, fino a farmi arrivare in una sala che sarebbe completamente vuota se non ci fosse un lettino come quelli che ci sono dai dentisti. Mi ci fanno sedere sopra e mi bloccano polsi e caviglie come aveva fatto Derek in auto. Non mi dimeno, sarebbe inutile e poi è meglio che credano che mi sia arresa. Mi collegano alcuni fili alla testa e alle braccia ed escono. Mi lasciano sola per circa cinque minuti, poi tornano e mi liberano. Mi lascio trascinare fino a una stanza dalle pareti bianche con una scrivania, un letto, una finestra, un armadio e un'altra porta. Mi spingono all'interno dicendomi che sarà la mia nuova stanza. Poi chiudono la porta a chiave e mi lasciano sola.

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