III.1. Punto e a capo

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"Scommetto che non aspetti altro."

"Cosa?"

"Avere un lavoro, farti una tua famiglia..."

"Sara, per quanto io ti ami, ho 21 anni...poi tu studi, non sarebbe fattibile."

"Io ci riuscirei, anche studiando."

"Probabile, ma non sappiamo nemmeno se mi prenderanno per questo lavo-"

"Hai ragione, voliamo basso."

Erano distesi nel letto a casa di Salvo. I suoi erano andati al lavoro e suo fratello a scuola. Quasi ogni mattina Sara andava a trovarlo e stava con lui un po' a parlare, come se tutto il mondo fuori non esistesse e ci fossero solo loro. Lo amava e lui amava lei; non si trattava di un amore adolescenziale, si amavano come due adulti che volevano mettere su famiglia ed invecchiare insieme. Si erano conosciuti due anni prima e da allora erano diventati inseparabili. Litigavano ogni minuto, non erano mai d'accordo su nulla ed erano forse le persone più testarde al mondo, ma bastava uno sguardo ed entrambi scoppiavano a ridere come se nulla fosse mai successo.

Stettero in silenzio abbracciati qualche minuto. Salvo aveva chiuso gli occhi, si stava quasi per riaddormentare; nel mentre Sara si guardava intorno. Dalle persiane socchiuse entrava poca luce, illuminava i loro piedi e dava alla stanza quasi l'aspetto di un quadro di Caravaggio. Non c'era molto intorno a loro, Salvo non amava avere troppe cose e Sara conosceva bene quella stanza, c'era stata forse più volte di quanto fosse stata nella sua. Casa di Salvo era vicina all'università, casa di Sara fin troppo lontana; non aveva quasi mai il tempo di tornare nella sua tra una lezione e l'altra e quindi il più delle volte finiva per stare con Salvo a casa sua. Il suo sguardo si posò su di lui, per un attimo riaprì gli occhi ed incrociò i suoi, sorrise, la strinse più forte a sé e li richiuse, preso da quella pace mattutina che aleggiava nell'aria.

Tutto sembrava procedesse come sempre, perlomeno fino a quando lei non incrociò gli occhi lucidi e strabuzzati del ragazzo. Si era alzato di scatto dal letto e la guardava come se avesse appena visto un fantasma.

"Salvo? Che succe-"

Sara non ebbe il tempo di concludere quella frase, che il ragazzo si era già mosso verso di lei, stringendola in un abbraccio così forte che le avrebbe potuto rompere le ossa. Si era poi svincolato da quella stretta, poggiando la sua testa sul suo ventre.

Sara lo allontanò immediatamente, in preda al panico per il terrore che avesse scoperto il suo segreto, custodito fino a quel momento per paura della sua reazione.

"Che fai?"

"Tu...Io..."

Lacrime avevano iniziato a rigargli il volto, mentre le sue mani correvano veloci lungo sul viso di Sara, accarezzandola dolcemente.

"Pensavo di averti persa."

"Salvo, calmati, sarà stato solo un incubo."

Il ragazzo si alzò dal letto, iniziando a percorrere la stanza freneticamente.

"Non ho mai fatto incubi come questo...E' stato strano."

Fermò i suoi piedi ed incrociò lo sguardo dell'amata, nei suoi occhi si era ora aggiunta una nota di preoccupazione.

"Raccontami cosa è successo."

Il ragazzo tornò a sedersi sul letto e, dopo un respiro profondo, espose a Sara il suo sogno: l'arrivo dell'apocalisse, il lungo viaggio nei panni di Sara, la sua esperienza nel rifugio, la cattiveria del professore ed il finale crudele che aveva chiuso il tutto.

Sara stava ad ascoltarlo, incredula di quello che la sua mente aveva potuto processare in quei pochi minuti in cui aveva chiuso gli occhi.

"E' strano..."

Abbassò lo sguardo, pensierosa ed incrociò involontariamente l'orario nel suo Casio: era terribilmente in ritardo per la lezione.

"Devo andare."

"Rimani."

"Lo sai che non posso permettermi di mancare."

"Era tutto troppo realistico per essere un semplice sogno."

Salvo la seguiva disperato, visibilmente in panico, intanto che la ragazza si era alzata ed aveva recuperato il suo zaino.

"Sara mi devi credere."

La ragazza si fermò, ponendo entrambe le mani sul suo viso e guardandolo negli occhi.

"E' tutto okay, starò bene. - "

Si fermò, lasciando andare una risata.

"- Salvo, lo capisci che è surreale? Marco è una persona dolcissima ed il mio professore è cattivo, ma non penso fino a quel punto."

Non sembrava che le sue parole potessero tranquillizzarlo. Il ragazzo raggiunse le mani di Sara con le sue, stringendo forte i suoi polsi per non permetterle di andare via.

"Ti fidi di me?"

"Sì."

"Allora resta."

Poi un tonfo interruppe quella conversazione.


* * * FINE * * * 

Fidati di me ~ Storia Di Una ApocalisseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora