Sono qui per raccontarvi una storia.
Vi racconto di una scintilla.
Di due cuori che si scheggiano come pietre.
Vi racconto l'Amore.
È la notte di capodanno e Louis Tomlinson, topo da biblioteca, sta lottando con i suoi ricordi e la sua amnesia tra u...
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«Miser Catulle, desinasineptire, Et quod vides perisse perditumducas»
«Disperato Catullo, falla finita con le tue follie; ciò che vedi perduto, come perduto consideralo.»
C'è qualcosa di meravigliosamente straziante nella pioggia. Lui ha quasi l'impressione che essa lo accompagni da tutta una vita. Le goccioline sparse si rincorrono sulla finestra, fanno a gara per riunirsi. Un lampo illumina la stanza buia, mostrandone ogni cosa.
Lui è ancora lì, rannicchiato in un angolo del letto sfatto: le lenzuola ormai raggomitolate sul bordo e i cuscini sono tutti ammassati al centro. Si porta le gambe al petto, appoggiandoci sopra la testa che in quel momento sentiva pesante come non mai. Gli faceva male, gli faceva male tutto. Aveva l'impressione che ogni singolo arto del suo corpo fosse rotto, oppure che stessero per staccarsi tutti per abbandonarlo lì, con la testa pensante.
Il libro è stato lanciato contro la vetrata della finestra, appannata dal calore della stanza, in un rantolo di rabbia. Mentre lo leggeva, solo un attimo prima, si era accorto che c'erano delle parole scritte a lato e alcune frasi erano sottolineate con un tratto leggero di matita. Harry deve essere sincero, ha letto solo quelle.
“L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.”
Quella frase più di ogni altra cosa lo aveva fatto scattare. Si passa una mano sul viso in modo frettoloso, gli sembra ruvido al tatto. Come se le lacrime gli avessero consumato la pelle.
Harry è un masochista, dopotutto. Si ciba di dolore, lo ha sempre fatto: si morde la parte interna della guancia per vedere se è ancora vivo, se ancora sa cosa significa provare qualcosa.
Ma chi vuole prendere in giro? Lui prova fin troppo.
Si guarda le dita, le conta a mente una ad una quasi per controllare che tutto è al suo posto, che è ancora tutto intero. La vista è un po’ appannata, e la testa gli duole così tanto che sembra stia per esplodere. Però, dopo quelle che sembravano settimane, si alza dal letto e raggiunge la fine della stanza, lì, dove aveva lanciato il libro.
Lo afferra, giusto per ricordarsi perché lo aveva maledetto solo un attimo prima.
L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo.
Harry è stanco, non ha più le forze. Un tempo le ha avute, certo, ma adesso sente solo la debolezza impregnarsi nelle ossa senza lasciarlo più andare.