Capitolo III

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Ut tunc te amabam, ita etiam nunc te amo

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Ut tunc te amabam,
ita etiam nunc te amo.

Come allora ti amavo,
così ora ti amo.


Le note sono le sue uniche amiche sin dall'infanzia, questo Louis lo ricorda bene.

Quello strumento lo aveva incuriosito  dal primo momento in cui lo aveva visto: aveva appena nove anni, Mark era oramai scomparso da settimane lasciando dietro di sé una miriade di oggetti sparsi per la casa.

Sua madre non aveva avuto il coraggio di buttarlo, quel pianoforte a muro, ed era rimasto lì, con l'unico scopo di ingombrare il passaggio del corridoio già stretto di per sé.

Una sera, Louis, mentre sua madre era occupata nell'ennesimo turno di notte in ospedale, si era avvicinato intrigato da quel susseguirsi di tasti neri e bianchi capaci di produrre suoni incredibili.

Era sempre stato un talento naturale, il suo: le note gli entravano dentro, iniziando a far parte di lui, le dita si rincorrevano tra di loro, sfiorandosi senza raggiungersi mai.

Gli sembrava quasi di suonare i tasti della sua anima quando li sfiorava. Li premeva velocemente, con forza, ma allo stesso tempo in modo delicato, quasi stesse infondendo delle carezze.

Quando nessuno può sentirlo, in biblioteca, Louis si siede davanti al pianoforte, poggia le mani sui tasti e chiude gli occhi.

Così accadeva quel giorno, subito dopo l'orario di chiusura, quando oramai tutti erano rincasati e restava solo lui proprio come gli piaceva: il suo unico pubblico era l'inserviente che passava lo straccio tra uno scaffale impolverato e l'altro.

Proprio mentre suonava l'ultima serie di accordi, sentì il suono di mani che battevano alle sue spalle: qualcuno stava applaudendo.

Si voltò di scatto, incontrando l'oggetto del suo tormento da un paio di mesi a quella parte. La maglia sgualcita e fradicia dalla pioggia si era attaccata al petto, i capelli, anch'essi pieni zeppi d'acqua, gli ricadevano davanti alla fronte mentre goccioline scendevano lente sulla sua spalla.

"Che ci fai qui?" il tono freddo della sua voce colpì in pieno petto il ragazzo di fronte a lui, incredulità nasceva in quegli occhi verdi che non aveva mai visto più spenti di così.

Scarno come solo lui sapeva essere, gli si avvicinò lentamente, Louis avvertì l'odore stagno della pioggia misto a quel profumo che poteva appartenere solo ad Harry.

Sai di colline verdi e prati ricolmi di fiori, ma anche di odori più forti, sai di vernice fresca, di benzina appena versata nel serbatoio, del dentifricio alla menta che usi tutti i giorni.

Tu Harry hai quell'odore singolare che ha ciò di cui ti innamori perdutamente, ma che è così lontano che non potrai avere mai.

"Sei sparito, all'improvviso" le sue parole dovevano presagire un tono accusatorio, ma alle orecchie di Louis arrivarono come una supplica velata, sofferenza nascosta in poche lettere ma che dicevano tutto.

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