Capitolo II

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Omnia vincit amor,
et nos cedamus amori.

L'amore vince su tutto,
arrendiamoci anche noi all'amore.

Tinte rosate e aranciate coloravano il cielo di San Francisco quel giorno, raggomitolate qua e là erano sparse le nuvole che sembravano soffici e filanti tanto quanto lo zucchero filato.

L'inverno sembrava lasciar prematuramente strada alla primavera, il sole iniziava a tramontare lentamente, le giornate si allungavano ed i primi fiori profumati sbocciavano nelle piccole aree verdi lungo tutta la strada, rilasciando un dolcissimo profumo.

Louis non era nervoso, o almeno questo era quello che stava ripetendo a se stesso, lì fermo sul ciglio della strada fuori la biblioteca di un venerdì sera qualunque in attesa del ragazzo che era stato motivo del suo tormento da una settimana a quella parte, e quel tormento aveva un nome soltanto: Harry.

Lui che scriveva messaggi in continuazione: certe mattine gli chiedeva "Cos'ha il tuo sguardo?" e non voleva rassegnarsi alla risposta che era il suo sguardo e basta.

Soffiava una leggera brezza quella sera e Louis teneva le braccia legate al petto per racimolare in qualche modo del calore, quando una Jeep nera si accostò al ciglio della strada. Lui si avvicinò a passo svelto e aprì la portiera dal lato del passeggero sedendosi sul sediolino.

"Ciao"

Voltò il capo verso il ragazzo seduto accanto a lui che nel frattempo aveva spento l'auto e si era sistemato meglio sul suo posto, guardandolo di rimando. Il sorriso onnipresente gli contornava il viso, come al suo solito, ma questa volta era illuminato dai colori delicati riflessi dal tramonto mentre gli occhi smeraldini erano così limpidi da potercisi rispecchiare.

"Ciao Lou"

Non lo avrebbe mai ammesso a se stesso, ma amava il modo in cui la lingua di Harry si arricciava in modo impercettibile intorno al suo nome quando lo pronunciava, con la sua voce roca che non faceva altro che scaturirgli brividi lungo la spina dorsale.

"Dove mi porti?" chiese Louis con vago interesse, inclinando il capo all'indietro sul poggiatesta con il busto leggermente rivolto verso Harry che, di tutta risposta, riportò l'attenzione alla strada mettendo al contempo in moto l'auto.

"Ti porto a vedere le stelle."

Si ritrovò a dover distogliere lo sguardo verso il finestrino, poiché quando il suono di quelle parole gli arrivò alle orecchie la situazione nell'auto iniziò ad essere davvero troppo oppressiva, fu come avere un macigno sul petto inspiegabile.

Di sottofondo una canzone dei The Strokes suonava leggera, disperdendo le parole nell'aria e accompagnando così il loro cammino verso la meta misteriosa.

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