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Settembre, 2022

Fuori il cielo è limpido.

Manuel e Simone sono sdraiati sul giardino di casa Balestra, vicino al bordo della piscina. Ormai da qualche mese abitano sotto lo stesso tetto, visto che le cose tra Dante e Anita sembrano andare per il meglio. Hanno appena finito di passarsi una canna e si divertono a trovare forme strane tra le stelle che iniziano ad intravedersi.

Simone, però, da qualche minuto ha smesso di partecipare a quel gioco, limitandosi ad annuire agli sproloqui di Manuel. Quest'ultimo se ne accorge e con ancora un braccio a mezz'aria ad indicare il cielo, gira il viso verso destra. "Oh, me stai a sentì? È un t-rex quello sì o no?"

Il ragazzo ormai non sta più guardando le stelle. Si è portato su col busto per mettersi seduto, le gambe incrociate e lo sguardo basso sulle mani.

Manuel allora assume la medesima posizione, girandosi completamente verso Simone. "Simò t'a sei presa a male?" gli domanda dandogli una leggera spinta sulla spalla.

L'altro lo guarda di sfuggita. "No, solo che m'è tornata in mente 'na cosa e..." scuote la testa. "Ci penso da qualche giorno ormai," sussurra strappando un filo d'erba più lungo degli altri.

Manuel corruga le sopracciglia. "Ch'hai pensato?"

Simone scrolla le spalle. "Boh, forse voglio andare da mia madre in Scozia. Studiare là, vivere–"

"Vabbè, te la sei presa a male," lo interrompe l'altro ragazzo, che a quelle parole inizia ad agitarsi. "Ridimmelo quanno sei lucido."

"Sono serio Manu," dice piano Simone, che rabbrividisce nell'aria già fresca di settembre. "Devo... staccare un po'. Dopo quello che è successo con Jacopo, l'incidente..." – tra me e te, ma questo non lo dice – "Ho bisogno di cambiare aria, magari per qualche mese." Alza lo sguardo verso di lui. "Lo capisci, no?"

Manuel capisce. Capisce il bisogno di Simone di allontanarsi da una città che ha acquisito un aspetto diverso, da una casa che adesso sembra infestata dall'assenza di quel fratello con il quale non ha avuto la possibilità di crescere; forse avverte anche ciò che Simone non gli dice, e cioè che probabilmente ha necessità di allontanarsi anche da lui, ma questo non gli rende più semplice accettare che il suo migliore amico possa andarsene per un tempo indefinito. Gli sembra un film già visto che avrebbe voluto dimenticare per sempre. Tuttavia, annuisce, perché non è in grado di fare altro.

Simone ha iniziato a tremare leggermente a causa del vento che si è alzato. Manuel si sfila il maglione blu che ha indossato sopra una delle sue solite canotte e glielo porge. Simone lo guarda sorpreso, lo afferra e se lo infila, sussurrando un "grazie" e prendendo discretamente un lungo respiro, il profumo dell'altro che gli giunge alle narici e gli si intrufola nei polmoni.

"Mi entra. Che, hai sbagliato taglia?" esclama poco dopo per infrangere quel silenzio che si sta protraendo un po' troppo.

In effetti quel maglione è troppo grande per Manuel, troppo largo. Però, "C'era solo quella, e poi me piaceva," risponde scrollando le spalle.

Me piace de più addosso a te è quello che non dice, come tace anche un'altra verità: quel maglione l'ha preso di proposito di una taglia in più.

È così che circa una settima dopo Simone e Manuel si ritrovano all'aeroporto di Fiumicino intenti a scaricare i bagagli dalla macchina di Dante. Il professore aveva proposto di andare con un solo mezzo, ma Manuel aveva dissentito. La scusa che aveva utilizzato era stata quella di non volergli far fare strada in più per riaccompagnarlo a casa dopo, visto che il volo era tardi, ma la realtà è che non crede avrebbe sopportato il viaggio di ritorno a cercare di fare conversazione, quindi aveva preferito raggiungerli in moto.

Un pezzo di teatro di successoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora