Giorno di pioggia

12 2 0
                                    

Quando uscii dalla stazione metropolitana mi accorsi che stava piovendo a dirotto. Aprii l’ombrello e iniziai a camminare, ma qualcosa non andava.

L’atmosfera intorno a me era stranamente pesante, spiacevole.

Ogni singola persona che superavo non aveva con sé un ombrello e rimanevano tutti in silenzio, l’aria cupa o contrita, avanzando sempre e solo nella stessa direzione.

.

Dal nulla mi si affiancò un taxi: l’autista abbassò il finestrino e mi fece cenno, non senza un certo nervosismo, di aprire la portiera e salire. Sembrava avere fretta e continuava a guardarsi attorno con circospezione. Inizialmente provai ad ignorarlo, ma l’insistenza nei suoi gesti, la sua ostinazione nel continuare a seguirmi, l’espressione seria e tirata sul suo viso alla fine mi contagiarono. Accettai il suo singolare invito sperando che il piccolo abitacolo e la sua compagnia bastassero in qualche modo ad allontanare quell’atmosfera pesante, quella cappa di densa inquietudine che stava iniziando ad alimentare gli angoli più bui della mia mente.

.

Passò diverso tempo prima che uno di noi due riuscisse a prendere parola.

Per qualche motivo ognuno fiutava la reticenza dell’altro a spezzare il silenzio che si era fermato, la fragile e finta quiete di qualcosa che ci si sforza di ignorare. Trovai il coraggio di chiedergli spiegazioni solo quando ormai stavo già scendendo, giunto finalmente nel quartiere in cui abitavo.

Ciò che mi disse lo ricordo ancora oggi:

.

«Non so esattamente cosa le stesse succedendo in quella strada, ma quando l’ho vista camminare per quel tratto come se stesse cercando di evitare di andare addosso a qualcuno, nel bel mezzo di una via deserta…

Diciamo solo che sono contento di essermi accorto di lei appena in tempo…»

Sembra che alcune vittime, per sfuggire agli orrori della tortura, finiscano per ritirarsi in un mondo tutto loro, dal quale non possono essere svegliati. È un mondo talmente uguale al nostro, quello, che se mai dovessi sprofondarci non riusciresti mai ad accorgerti della differenza : di certo non sarebbe sufficiente gridarti “Svegliati!” per riuscire ad uscirne come faresti in un sogno normale.

In questo stato catatonico continueresti a vivere in modo apparentemente normale, portando avanti la tua vita proprio come se non avessi mai incontrato il tuo aguzzino. Il solo e unico modo che avresti per accorgerti che qualcosa non va sarebbe imbatterti in un avvertimento nel tuo mondo immaginario, una nota che ti spieghi la tua condizione: molti si sono svegliati solo così.

Anche in quel caso, tuttavia, potrebbero volerci mesi prima che tu ti senta veramente pronto ad affrontare la realtà, ad abbandonare quel tuo mondo immaginario.

.

Molti non vogliono essere svegliati.

Storie Horror Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora