La fumatrice

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Dopo aver vissuto in Cina per 6 mesi mi sentivo abbastanza a mio agio. Stavo iniziando a ingranare con la lingua, cavandomela meglio di molti altri occidentali che conoscevo. A quanto pare ho una certa predisposizione. Non altrettanto nello scrivere, quella roba è da uscirci di testa, ma parlare mi riusciva sorprendentemente semplice. Per cui non avevo bisogno di affidarmi ad altre persone per partecipare alla vita mondana, ed è stato per questo che ho iniziato presto ad inserirmi nelle loro abitudini notturne e a tutto quello che ciò comporta. Bevevo pesantemente e fumavo regolarmente. Cazzo, a dirla tutta ho perfino sniffato ghiaccio un paio di volte. La metanfetamina che arriva dalla Corea del Nord è uno sballo.

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Ed è qui che entra in scena Dorris.

Dorris era un’artista, cosa che ho subito trovato incredibilmente sexy – il mio primo amore è la musica, il secondo i colori ad olio. Era disoccupata (che sorpresa!) ma i suoi erano benestanti, per cui per lei non era un problema: dopo essersi diplomata in Arte all’Università di Beijing era tornata nella sua città natale. E fumava pure come una di quelle fabbriche alla periferia di Beijing. Fra i cinesi una ragazza che fuma ha tutto il motivo di essere guardata dall’alto in basso, ma Dorris se ne fregava e si faceva fuori almeno due pacchetti di sigarette al giorno. Non era dipendente dal fumo, ne era ossessionata. Ho iniziato a bruciare anche io a bruciare un pacchetto dietro l’altro appena due giorni dopo averla conosciuta.

La notte che ci siamo incontrati è stato in un piccolo bar, quel genere di locale a cui passi davanti senza nemmeno accorgerti che esista. Squallido, disgustoso, pieno di fumo ed economico. Ero seduto al bancone quando lei è entrata. Capelli neri e mossi con ciocche che sembravano essere state tagliate ognuna ad un’altezza diversa, indossava una semplice T-shirt bianca e jeans chiari. I pantaloni erano macchiati di pittura sulla gamba destra. E, ovviamente, una sigaretta le penzolava dalle labbra.

Si è seduta e ha ordinato due bicchieri di baijiu (il vino di riso più disgustoso mai creato, nonostante il suo prezzo possa far pensare diversamente), per poi recuperare una sigaretta nascosta da qualche parte fra i suoi capelli, accenderla con la fine di quella già aveva in bocca, metterla in equilibrio sul bordo del bicchiere e far scivolare il tutto nella mia direzione.

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“Fuma con me” mi ha detto.

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Riuscire a comunicare era leggermente faticoso dato che il mio cinese era ancora incerto e che il suo inglese era un livello simile, ma essendo un’artista Dorris portava sempre con lei un blocco per gli schizzi, e dove non arrivavano le parole potevamo sempre scarabocchiare.

Io ero completamente rapito. Adoro ragazze come questa. Strane al punto giusto. Abbiamo passato una nottata favolosa e siamo finiti a fumare a 10 miglia di distanza, sulla spiaggia dalle parti di casa sua, mentre il sole sorgeva all’orizzonte. Era come se Dio l’avesse creata solo per me, in modo che potessi morire con vent’anni di meno, ma felice.

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Quanto mi sbagliavo.

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