Capitolo 2

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- Alice Sophia Rose De Ville- tuona mio padre con un vocione da mettere i brividi- si può sapere perché sei uscita per la centoventicinquesima volta da palazzo? - non ci posso credere che le abbia contate! Wow.
-Beh padre... Diciamo che... Io...- inizio cercando una scusa per lo meno accettabile
-Zitta e siediti- ribatte- non ho tempo per la paternale e ho bisogno urgente di parlarti di altro- dice e si siede i testa al tavolo del Consiglio. "Per un pelo" penso . Adesso la Dea della Fortuna deve essersi ricordata di me.
-Ho il dovere di dirti che, essendo ormai maggiorenne hai il diritto di regnare- "ditemi qualcosa che non so" penso- ma per farlo dovresti essere sposata con un altro reale quindi... Ho il piacere di annunciarti che sei promessa ufficialmente i sposa - conclude sorridendo come se fosse la notizia più bella del mondo. Dopo queste parole su tutta la sala cala il silenzio e il mio corpo reagisce da solo alla notizia. Rido. Rido come se non ci fosse un domani e come se mio padre avesse detto la battuta più squallida del mondo. La mia risata convulsa termina quando vedo che tutti mi guardano male e allora dico:
-È uno scherzo? No perché nel caso lo fosse non è per niente divertente.- dico seria come non lo sono mai stata
-Mi dispiace cara, ormai è tutto pronto - dice mio padre alzandosi e abbracciandomi
-Cosa?- sbraito staccandomi malamente da mio padre- Non potete averlo fatto! Non potete pretendere tutti voi - dico osservando i consiglieri di corte- che io mi sposi con un perfetto sconosciuto a soli diciotto anni! È una follia!
-Tu non hai voce in capitolo Alice- tuona mio padre. Eh no bello mio, adesso mi ascolti
-Io. Non. Ho. Voce. In. Capitolo? Dico , mi state prendendo in giro? Qui siete voi padre l'unico responsabile! Mi devo sposare! Capite? Sono costretta a passare il resto dei miei giorni con un perfetto sconosciuto.
-Imparerai ad amarlo come ho fatto io con tua madre
-Oh, questa poi. -dico quasi schifata- Non avete mai amato mia madre e mai avete amato me e questa ne è la prova lampante. Darmi in sposa come se fossi una carta da gioco o condannarmi ad una vita infelice come uno dei nostri soldati. Lo chiamate amore? Beh io no.
-Devi capire che qui ci sono in mezzo tradizioni che vanno avanti da secoli.-dice calmo mio padre- Una volta compiuta maggiore età si può regnare ma, solo se si ha un Re a cui fare affidamento. Questo è scritto e questo rimane- termina risoluto
-Non siamo più nel sedicesimo secolo padre. Qui non si tratta di tradizioni o leggi visto che qui , chi comanda siete voi. Ci deve per forza essere qualcosa che non so e che non volete dirmi. Mi dispiace, ma io non mi sposo.
-Non vedo come tu possa risolvere la tua situazione.
-Beh io dico che un modo c'è...- inizio io
-Non scapperai se è questo che vorresti fare. Sarai sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro, niente giri con Alec e, assolutamente, niente gitarelle fortuite al di fuori di queste mura. Sono stato chiaro? - tuona mio padre.
-Cristallino- dico e con gran classe esco da quella maledetta sala.

-Ti rendi conto? Io mi devo sposare! SPOSARE! E l'uomo che ha contribuito per metà al mio patrimonio genetico nemmeno si sforza di capirmi... Mi ha venduta come una gallina al mercato. Dico io, ti sembro una gallina per caso Alec?- urlo contro il mio migliore amico
-No Altezza, certo che no- inizia- ma se continuate ad urlare in questo modo potrei rivalutare la mia risposta.- dice sghignazzando
-Primo: non chiamarmi Altezza... Sei l'unico che può . Secondo: dammi un'altra volta della gallina che ti faccio tagliare la testa come la Regina di Cuori fa con tutti
-Sai... Forse non hanno del tutto sbagliato a chiamarti Alice- dice Alec lanciandosi sul mio morbido letto appoggiandoci anche i piedi
-Hey Hey Hey... Leva immediatamente quelle luride scarpacce dal mio favoloso letto- dico prima di spostarli dalle lenzuola pulite
-Come sei pignola certe volte...- dice lui .
La stanza cade nel silenzio più totale, non è però uno di quei silenzi imbarazzanti ma bensì uno di quelli in cui puoi riflettere, escogitare piani e magari trovare un modo di salvarti la pelle.
-Credi che possa uscirne?- dico piano io , quasi fosse un segreto
-Un modo ci sarebbe...- e mi illustra il suo piano.

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