1. Respirare

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Non credo di essere mai stato particolarmente stronzo, in vita mia.

Molte persone mi hanno etichettato come tale, ma io ho sempre e solo creduto, e credo tutt'ora, che io sia solo sincero.

Sincero come i pensieri.

E al momento, penso che mi sono scartavetrato catastroficamente i coglioni. E non la ritengo una cosa da stronzi, pensare che io mi sia letteralmente sfracellato le palle perché un bastardello dalle dimensioni ridotte continua a piangere da almeno un quarto d'ora.

La fila non è molto lunga. C'è questo figlio di puttana che frigna, insieme alla madre strafottente, e una coppia di anziani, dopo di me.

Cazzo. Perché i dottori devono sempre far aspettare fuori dalla clinica in fila?

Ci devono mangiare in quel pavimento della sala d'aspetto? È un pavimento, è stato fatto a posta per essere calpestato..

Ognuno ha i propri hobby, io non sono un cazzo di nessuno per giudicare le ossessioni altrui, ma il mio culo vorrebbe essere quantomeno comodo, prima che qualcuno mi ficchi dentro l'orecchio un affare di metallo.

Le sue parole precise sono state: "se entrate dentro contaminerete la saletta, Margery è una donna delle pulizie anziana, non può più affrontare questi sforzi".

Margery può pulirmi il culo.

Cazzo.

Può andare in pensione quell'ammasso di pelle penzolante, invece no, deve sbriciolarmi i coglioni.

C'è chi parla con la persona accanto a sé, chi al telefono, e chi spiega ai bambini cose che tra due minuti si dimenticheranno. Un signora bassa con capelli palesemente tinti di un giallo canarino aberrante e totalmente innaturale si lamenta delle sue unghie fatte (a quanto pare) poco prima di trovarsi qui. Dice che sono troppo corte, il rosso è troppo acceso e i fiorellini li voleva arancioni anziché gialli. Non sta nemmeno parlando con nessuno, si sta lamentando ad alta voce mormorando tra di sé.

Sì, ok, ma a noi che ce ne frega?

La porta dello studio otorinolaringoiatra si apre, e una donna anziana, sulla sessantina, chiama il mio cognome.

Le rughe infestano la sua pelle, sulle palpebre ha steso un blu elettrico e delle lunghe ciglia, probabilmente finte, anzi, fintissime.

Le sue guance sono più rosse del naso di un clown, e il suo rossetto, sbavato, aggiungerei, di un magenta glitter.

«Dov'è tua madre? Sai che senza un tutore non possiamo farti passare, sei minorenne.»

«Sta lavorando, ma ho la ricetta del medico.» la sventolo in aria come se fra le mie mani già non fosse stata abbastanza visibile.

«Non cambia il fatto che tu qui non puoi stare senza un tutore.» era la seconda volta del mese che me lo rinfacciavano.

La prima volta ero andato senza ricetta, e da lì era tutto inutile. Ma adesso....

C'è sempre bisogno di quella bagascia?

Sì.

Cazzo.

Cazzo. Perché?

Perché sono minorenne, ovvio. Ma ho bisogno di una visita, non dovrebbero tutelarmi anche se sono un minore?

Under Life -Kiribaku-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora