11. Hannam Style

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La colonna di fumo fu chiaramente visibile quando Yoongi svoltò l'ultimo angolo verso casa di Angela. Entrambi si accorsero che qualcosa non andava e lui tolse immediatamente il piede dall'acceleratore, premendo il freno fino a fermarsi nel mezzo della strada, dove altre auto erano in standby davanti ad una colonna di mezzi di vigili del fuoco, polizia e ambulanze, con i loro lampeggianti accesi, ma silenti.

Angela afferrò la maniglia della porta, le sue nocche diventarono bianche da quanto la stringeva. Sentiva ancora un nodo in gola per la confessione che aveva fatto a Yoongi poco prima, ma stava iniziando a rilassarsi dopo che il suo sguardo aperto e non giudicante l'aveva rassicurata profondamente, ancora prima che aprisse bocca per dire qualcosa.

Mentre lei parlava, intuendo fin da subito la gravità di ciò che sarebbe trapelato, Yoongi aveva accostato lungo il fiume Han, in una rientranza della strada e acceso le quattro frecce. Nella penombra dell'auto, l'aveva ascoltata finire un resoconto sconvolgente.

Il male esiste, le aveva detto alla fine, posando il suo sguardo su di lei, che invece fissava un punto fuori dalla macchina. Angela sorrise a quella frase, perché lei stessa la ripeteva spesso. Si voltò a guardarlo dopo qualche secondo e i loro occhi si incrociarono. Ancora una volta senza giudizi, ma elettrizzati da una comprensione che arrivava da qualche posto sconosciuto. Anche Yoongi si sentì sorpreso da questo senso di conoscenza, familiarità, fluidità. Cos'era questa relazione che stava nascendo? Non poté fare a meno di chiederselo, perché costruire nuove amicizie era ormai un lusso per lui, qualcosa che - semplicemente - non poteva fare. E allora lei? Cos'era lei, adesso?

« Spero sia in prigione » le aveva detto.

« Era stato condannato a sette anni in primo grado, ma poi è riuscito a ridurre a cinque...dovrebbe essere ancora dentro, in teoria »

« In teoria? »

« La legge italiana è famosa per le scorciatoie...con la buona condotta si va spesso fuori prima del tempo. Per quello che ne so, potrebbe essere già libero...ma non m'importa. Mi basta sapere che non lo rivedrò mai più»

Ora quell'ansia che si era impadronita di lei mentre parlava della sua storia, era tornata prepotente alla vista dei vigili del fuoco e del fumo.

« E' il tuo palazzo? » chiese Yoongi sporgendosi in avanti per guardare in alto.

Angela annuì lentamente, gli occhi sbarrati. C'erano fiamme ovunque nella parte più ovest dell'edificio. « Che cosa è successo? » chiese incredula, « che cosa cavolo è successo? »

I pompieri erano in azione, stavano domando il fuoco con esperta precisione e la scena faceva una certa impressione. Molte persone erano per strada, in pigiama, costrette ad evacuare l'edificio.

« Il tuo appartamento dov'è? » chiese Yoongi.

« Al decimo, proprio da quella parte » rispose lei.

Yoongi cercò di contare i piani, ma non vedeva la base dell'edificio, per cui non riusciva a capire.

« Vedo fuoco appena sotto » commentò Angela senza che Yoongi dovesse chiedere, « ma non al mio piano...però da fuori...chi può dirlo? »

La sua voce trapelava ansia. « Dovrei-dovrei scendere, chiedere informazioni » continuò. Yoongi allungò una mano sul sedile posteriore e prese un berretto con visiera, poi dalla tasca della giacca una mascherina nera che indossò immediatamente.

« Andiamo a sentire » , disse aprendo la portiera. Angela si sentiva troppo sconvolta per dirgli di restare in macchina e in ogni caso nel caos generale nessuno avrebbe fatto caso a lui.

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