CAPITOLO 1

1.2K 64 69
                                    

"Where it began, I can't begin to know when
But then I know it's growing strong"
(Sweet Caroline - Neil Diamond)

«Ma l'hanno dipinto 'sto semaforo?!».
Milena scostò all'improvviso la testa dal finestrino dell'autobus, cercando di mettere a fuoco dove si trovasse.
Autobus. Scuola. Samuele.
«Oh, ma buongiorno futura maggiorenne!» sbottò il ragazzo al suo fianco, che sorridendo le fece cenno di pulirsi la bavetta all'angolo della bocca, «ti ho detto di riposarti, non di recuperare le ore di sonno. Che cavolo hai fatto ieri notte? Ti sei rimessa a scrivere?».

Milena fece particolare fatica a seguire il filo della parlantina ininterrotta del suo migliore amico, strofinandosi gli occhi e cercando con tutta sé stessa di combattere il sonno che sembrava volerla strappare ferocemente dalla realtà. Era esausta, davvero.
«No, sono scesa in cantina a suonare» bofonchiò stiracchiandosi e sbadigliando. Samuele le lanciò un'occhiataccia, sbuffando: «Lena, devi smetterla con questa storia della musica. Lo facevi solo per quel cretino, ora che ti ha mollato è da masochisti tirare avanti».

Mollata. Sì, Ettore l'aveva pure lasciata, le aveva insegnato come mettere le mani su una chitarra, ma di certo non dipendeva tutto da lui. La ragazza tentò di sviare il discorso. Non era ancora pronta a parlarne. A dirla tutta nemmeno a vederlo, ma di certo non avrebbe potuto fare il contrario dal momento che stavano nella stessa classe. Era bastata un'estate per mandare a monte tutto. Una semplice estate e tutto il lavoro di due anni era finito nella spazzatura. Una scia di ricordi sfilò davanti ai suoi occhi e per poco non dovette togliersi la giacca di dosso per la vampata di calore, di rabbia, di frustrazione.

«Sofia ti ha risposto?» domandò sfilando il cellulare dai cargo neri e controllando le notifiche in arrivo. Della sua migliore amica nemmeno una chiamata.
L'autobus frenò d'un tratto spingendoli in avanti e Samuele per poco non batte la testa contro il palo del mezzo di trasporto.
«Io lo so che Roma è piena di buche fra', ma tu di certo non aiuti, cazzo» gridò il ragazzo verso il conducente, battendo il palmo contro la stecca che avrebbe potuto lasciargli un ematoma sulla fronte. Milena gli diede una gomitata allo stomaco: «Nemmeno tu aiuti se gli urli contro, ti ricordo che guida lui».

Samuele era il tipico cittadino italiano con la parolaccia facile in bocca e la stupefacente - quanto pericolosa- propensione a non pensare molto prima di parlare. Lui si giustificava sempre dicendo che un attore di successo non poteva peccare di personalità, e questo era uno dei suoi tanti modi per ostentarla, ma spesso ci rimetteva. In particolar modo a scuola. Rispondere ai professori non era un problema, dopotutto cosa avevano loro in più di lui? "Nessuna persona si merita il tuo rispetto, indipendentemente dall'età, se non ti rispetta."

Il suo non era un volto anonimo, nell'istituto lo conoscevano tutti. C'era però chi preferiva tenersi alla larga e chi invece andava a braccetto con il suo carattere tutt'altro che malleabile. Lui e Milena si detestavano prima di partecipare ad un laboratorio di recitazione insieme, e prima che i due legassero, ne avevano fatte vedere di tutti i colori ai loro compagni teatranti. Personalità forte, difficoltà nel scendere a compromessi e succubi del desiderio di essere al centro dell'attenzione. L'unica cosa che li distingueva era il modo in cui applicavano queste tre caratteristiche: Samuele aveva un approccio prevalentemente attivo, mentre Milena si accendeva solo quando necessario. Se non ve n'era bisogno, rimaneva volentieri segregata nel suo frenetico mondo cinematografico. Lei viveva tutto come se fosse un film, ed essendone la regista, se perdeva il controllo perdeva le staffe.

«Fammi svegliare come si deve, Lena! Litigare di prima mattina mi mette di buonumore» affermò controllando il cellulare e dando una letta veloce ad un messaggio sulla schermata, «è già lì, tra l'altro dice che c'è una tipa strana davanti scuola che la sta fissando. Oh, frena!».
Samuele le porse il cellulare e inarcò gli angoli della bocca verso il basso: «È...».
«Sembra Anne Hathaway in Alice nel Paese delle Meraviglie».
«'Na fregna» sussurrò lui.
Milena lo ammonì con lo sguardo.

THE LAST ONE | SanguemistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora