CAPITOLO 2

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"Sometimes it feels like I've got a war
in my mind, I want to get off
but I keep riding the ride"
(Get free - Lana Del Rey)

Al termine della seconda ora, Milena si accasciò con fare drammatico, battendo i pugni sulla superficie sgraffiata del banco e sbuffando teatralmente. Samuele fece una smorfia.
«Crisi isterica? Mestruo? Sembri pazza» asserì guardandola disgustato e girandosi verso Sofia per dare un'occhiata alle sue, di condizioni.
L'ora della professoressa Mancini li aveva completamente prosciugati.

Milena emise un lamento gutturale richiamando gran parte dell'attenzione della classe su di sé, che prese ad ascoltarla.
«Neanche un giorno, uno dico io! Subito con questa palla della maturità; e io lo ripeto, non reggo fino a giugno se devo venire qui e sorbirmi quaranta minuti di sproloquio su quanto sarà "arduo" diplomarsi» sbottò tirando lentamente su il volto dalla superficie del suo banco con tutti i capelli mogano davanti agli occhi.

«"Arduo" per chi non fa altro da inizio liceo che sedersi sulla misera sufficienza, Lena. Non generalizzare» disse con saccenteria Clarissa Rotili dal primo banco a sinistra della stanza. Milena la inchiodò sul muro con la gelida occhiataccia di chi sta per perdere le staffe. Sofia finse un colpo di tosse, cercando di richiamare la sua attenzione e prevenire una lite in piena mattinata. Non era nemmeno arrivati alla pausa, che le due avevano già avuto la brillante idea di rivolgersi la parola. Una vera e propria guerra fredda.

«Non ti permettere di chiamarmi Lena, Clarissa. Sai, c'è chi ha altro da fare che annusare ogni minuto del giorno le pagine di questi stracci» affermò mellifluamente la ragazza, gli occhioni scuri fermi sul suo interlocutore, mentre un moto di rabbia le inondava il corpo come uno tsunami, «ah, e ovviamente anche chi non si sbatte i ragazzi fidanzati, ma questo non ha nulla a che vedere con il rendimento scolastico».
Samuele si batté la mano sulla fronte: «Cristo, quanto vorrei una videocamera adesso per riprendere tutto».
«Samu, hai il cellulare» mormorò Sofia alle sue spalle, picchiettando gentilmente sulla sua schiena. Lui, in tutta risposta, fece un verso di disapprovazione: «Quell'aggeggio non si usa per riprendere, scricciolo. È un insulto al cinema».

Clarissa, dall'altro capo della classe, divenne paonazza e senza dire nulla si voltò verso la cattedra ancora vuota. Milena, però, non aveva ancora cessato di sopraffarla con l'ira che iniziava lentamente a mutare in sofferenza repressa e che in qualche modo aveva necessariamente bisogno di espellere, poco importava come. Clarissa Rotili, a fine giugno di quell'estate, aveva deciso di invitare una parte di classe nella sua casa al mare per un paio di giorni e in quella fetta di persone vi erano rientrati anche Milena e Ettore, Samuele e Sofia. I due fidanzati erano arrivati mano nella mano e se n'erano andati non riuscendo più nemmeno a guardarsi in faccia. Una volta tornati, erano diventati i vertici del gruppo, uno al polo opposto dell'altro. Non parlavano. Non si incrociavano mai. Sembravano non esistere più. I loro ricordi si erano sbiaditi e non ne rimaneva più nulla, se non l'amaro di aver perduto tutto e non potervi più rimediare.

Quella mattina, di Ettore non vi era la minima traccia. Nessuno però si meravigliava: non era mai stato un ragazzo particolarmente interessato allo studio, non tanto quanto alla musica. Le sue assenze erano un sovrapporsi di mattoncini a costruire un alto muro, attraverso il quale nessuno riusciva più a raggiungerlo. Si era isolato per tutta l'estate. Aveva visto solo Clarissa di rado, un po' per le ripetizioni e un po' perché era l'unica ragazza a cui importava veramente di lui. Un tempo quel posto lo occupava Milena, ma tutto era cambiato in molto meno tempo di quanto tutti si aspettassero.

«No, non ha nulla a che vedere con il rendimento scolastico...» insistette Lena. Aveva negli occhi una foga aggressiva mai sorta prima, una feroce scintilla simile a quella di un animale in ascolto di sé stesso, prima di gettarsi sulla propria preda e sbranarla senza il minimo rimorso. Sofia, che dietro a Samuele continuava ad osservare tutta la scena in silenzio, si meravigliò visibilmente a quella eccessiva veemenza. Nessuno aveva mai visto Milena in un simile stato e a dirla tutta i suoi migliori amici nemmeno sapevano che fosse capace di toccare delle corde tanto alte di odio.
«In fondo tu sei una studentessa modello, oltre a dare ripetizioni alle capre te le fai an-».
«Milena Serafini».
Sofia sussultò.

THE LAST ONE | SanguemistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora