SCELTA

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A Marina venne da piangere, venne da urlare. Aveva paura che Sabina non capisse cosa intendeva, le sembrava di non saper più parlare.
Eppure Sabina era rimasta, ancora una volta, immobile ad ascoltare.
Marina si mise su un fianco e le tese le braccia. Sabina le prese i polsi e senti il sangue scorrere nelle vene. Fece un respiro profondo spingendosi verso il centro del letto e invitò Marina a fare lo stesso. «Io ti amo Sabina.» disse, mordendosi le labbra. «Lo so...», le tolse dal volto i capelli che si erano mischiati alle lacrime e al sudore.
«Io ti amo... ma non mi sento felice.» Sabina le fece un sorriso amaro «E non capisco, non capisco davvero, cosa ci sia di sbagliato! Ho paura Sabina, di stare senza di te anche un solo secondo e poi, quando ti ho accanto, mi sento morire perché quella paura non scompare ma aumenta. È l'angoscia di rendersi conto che, neppure tra le tue braccia, riesco più a sorridere...» Sabina le prese il volto, stretto tra i palmi delle sue mani, le posò un bacio sulla fronte. Non si sentiva ferita dalle parole che Marina le aveva appena confessato tra le lacrime. Si sentiva calma, ferma, sicura, priva di turbamenti. Sorrise e a quel suo sorriso Marina si sentí morire e rinascere.
«La mia bambina...» le sussurrò stringendola a sé «La mia bambina che crede ancora all'amore come antidoto a tutti i mali del mondo...» la fece voltare per guardarla dritta negli occhi, le baciò, di nuovo, la fronte e le labbra.
«La capisco Marina, questa tua angoscia.» si mise a sedere appoggiata alla testiera del letto «Tu dici di amarmi, ed è vero. Lo so, non temere per questo. Tu dici di amarmi e hai ragione. Ma sbagli Marì. Credimi quanno ti dico che sbagli a pensare, che pe' essere felici sia sufficiente l'amore...» Marina si asciugò le lacrime e anche lei, puntando gli avambracci sul materasso, si mise a sedere.
«Che cosa desideri Marì? Che cosa vorresti fare? Quali pensieri cerchi ancora di nascondermi?» Marina la guardò, si sentiva nuda e leggera davanti agli occhi di Sabina, come se, in un solo colpo, con poche parole, lei l'avesse spogliata di tutti gli anni e di tutti i dolori «Io, non lo so...» le rispose, poi sospirò «Non lo so cosa desidero... Ma, Sabina, ti prego, aiutami a scoprirlo.»
Marina, si coprì il volto con le mani e pensò. Pensò, per la prima volta in un interà giornata, e si rese conto di quanto fosse fortunata, di quanta ingratitudine avesse provato fino a quel momento difronte alla vita e di quanto, di quella vita, dovesse a Sabina. Quando riaprì gli occhi Sabina se n'era andata. Si alzò e si diresse verso la cucina, barcollando nella luce fioca del corridoio.
«Che stai facendo?» chiese a Sabina, seduta di spalle. «Ti stavo aspettando...» le rispose. «Per fare cosa?» disse, poggiandole le mani sulle spalle. Sabina lasciò che la sua testa ricadesse sul ventre magro di Marina. «Nun 'o so Marì. Nun' o so  me era venuta voglia de fa' l'amore.» Marina senti le labbra di Sabina dischiudersi in un sorriso. Di riflesso, sorrise anche lei ed abbassò lo sguardo verso il volto dell'altra, che già la stava a guardare. Poi allungò le mani sul suo seno e si abbandonò alla sensazione della pelle di Sabina che si univa alla sua. Si amarono quella notte come non era mai capitato prima. Sentivano entrambe, nei loro corpi e nei loro baci, una consapevolezza diversa che superava il piacere. Avevano scoperto quella sera stessa, di essersi scelte, ancora una volta, nonostante tutto. Sabina non aveva smesso di credere, nemmeno per un secondo, che Marina l'amasse più di quanto amava sè stessa ed era quella certezza ad averle dato la lucidità di non anteporre le sue sofferenze a quelle di Marina. Dal canto suo, Marina, per la prima volta, specchiandosi negli occhi di Sabina, si era scoperta diversa da come s'era sempre immaginata di essere.

«Me è piaciuto sai... vederti perdere er controllo. Nun succede quasi mai...» ruppe il silenzio Sabina, mentre Marina le accarezzava piano i capelli.
«Ti confesso che 'sta cosa me fa stare più serena... » Marina si fermò «Serena?» le chiese, mettendosi a sedere. «Sì, Marì. Serena. Prima di oggi mi chiedevo cosa ti spingesse a stare con me, dopo tutto quello che ti faccio passare. Tu sei così intelligente, ancora nun me riesco a spiegare perché tu me abbia scelta!» Marina scosse la testa e sorrise «Ma questa sera ho capito... 'sta sera c'ho capito tante cose Marina.» Marina le baciò la testa, e si domandò come Sabina potesse dubidare delle motivazioni per cui l'amava. Poi, d'un tratto, mentre l'altra ricominciava a parlare, s'accorse che, anche priva di motivi, non avrebbe potuto far altrimenti che amarla.
«De solito sei tu quella che me tiene pe' mano. E io me sento così fortunata ad averti Marì. Allo stesso tempo, così poco utile ar tu' stare ar mondo. È stato così bello, poterti essere de conforto, sapere che anche tu, qualche volta, hai bisogno di me...» si voltò per guardarla negli occhi «Come io ho bisogno di te, tutti i giorni.»
Marina la baciò cercando di poggiarle sulle labbra tutto l'amore che provava per lei. Poi le baciò le palpebre, la fronte, le guance e tutta la pelle del volto che riuscì a raggiungere tenendola ancora stretta tra le sue braccia.
«Tu sei pazza Sabina. Pazza... come puoi chiederti perché ti amo quando a me sembra impossibile fare qualsiasi altra cosa che non sia amarti?» La strinse più forte. «E non ci sono motivazioni se non questa strana forza che mi spinge a farlo, ogni istante della mia vita.» Sabina chiuse gli occhi, si sentiva pronta a morire. L'avrebbe fatto ridendo, se fosse accaduto in quel momento: sarebbe morta felice ora che aveva scoperto come si fa l'amore, in una notte in cui la luna ti sta a guardare, senza nascondersi, dietro i tetti di Roma.

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