CAPITOLO 10

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Loco sentì un tocco leggero sulla sua spalla, e pensó subito che fossero Tyler e i suoi due amichetti che volevano tirargli ancora qualche brutto scherzo.
Invece si ritrovò davanti un ragazzo alto, la massa dei capelli bruni gli ricadevano scompigliati sulla fronte, i magici occhi verdi scrutavano ogni centimetro del suo viso.
Era lui.
Era Nico.
Gli venne una voglia matta di saltargli al collo, ma si trattenne.
Perché era lì?
Perché lo voleva rivedere?
Non riusciva a spiegarselo.
«Ciao.» sussurró il ragazzo
«Ciao...» rispose lui.
La sua mente era nel caos più totale. Lui.
Lì.
Il ragazzo con il mare negli occhi.
Il ragazzo che amava.
Ma lui mi ama ancora? si chiese.
Un silenzio teso si posò su di loro come una coperta, creando un'atmosfera soffocante.

                              ***

Loco sembrava incasinato.
Lo fissava con occhi sgranati, il viso rosso.
Si immaginó le domande e i pensieri vorticare nella sua mente.
Alla fine, fu lui a rompere il ghiaccio. «Vieni.» gli disse.
Un tempo lo avrebbe preso per mano, ma ora si limitò a raggiungere la sua moto, facendosi seguire.
Chissà se un giorno si sarebbero presi per mano di nuovo.
Salì sulla moto, si mise il casco.
Loco lo aveva seguito lento, timido.
Gli porse un altro casco e il ragazzo se lo allacció.
«Sali.» gli disse.
«Sinceramente non sono mai salito su una moto...»
«Sali.» ripeté. Loco ubbidì e, con un po' di fatica, salì.
«Tieniti forte.» disse Nico, cercando di usare sempre un tono freddo e distaccato.
Loco, preso dal panico, poggió delicatamente le mani sui fianchi del ragazzo, che poi partì.

                              ***

Alla prima svolta, Loco capì che non sarebbe sopravvissuto così, allora spostò le mani un po' più avanti, cercando di reggersi meglio.
Dove lo stava portando Nico? Non ne aveva idea.
All'improvviso la moto andó più veloce e Loco lanció un urlo, circondando con le braccia il ragazzo alla guida e schiacciandosi contro la sua schiena.
Dopo poco, quando riaprì gli occhi, si accorse della sua posizione e divenne rosso, allentando la presa.
Non lo poteva vedere, ma anche Nico era arrossito.
Raggiunsero un parco e Nico parcheggió la moto, poi scesero entrambi.
Il ragazzo non lo aspettò: mise le mani in tasca ed inizió ad incamminarsi nel parco.
Loco lo raggiunse poco dopo.
Silenzio.
Denso silenzio.
E tensione.
I ragazzi non parlavano. Passeggiavano e basta.
Alla fine Loco non riuscì più a sopportarlo.
«Nico...» sussurró.
Il ragazzo si giró all'istante, lo sguardo ancora freddo.
«Parlo prima io.» disse in tono deciso. Loco annuì.
«Sono stato malissimo,» inizió «ti amavo sai?»
Amavo, pensó Loco, quindi ora non più?
«Sono andato da Francy che mi ha aiutato a capire»
Loco provó invidia: era andato da Francy?
«e lui mi ha convinto ad ascoltarti. Quindi parla. Spiegati. Poi io valuterò.»
La sua seconda opportunità!
Loco si schiarì la voce.
«Tre ragazzi, dei bulletti, mi avevano avvicinato dicendomi che piacevo a questa ragazza, e di provarci con lei. Loro sapevano che, in teoria, ero single e che desideravo una ragazza. Per cui sarebbe stato sospettoso non provarci. Ci uscii una volta, non doveva essere niente di serio.
Ma andó avanti, non so come.
Io avevo paura di quei tizi, paura che mi bullizzassero per, sai, il fatto che... che sono gay. Alla fine mi ero deciso a dirle che non mi piaceva. Ma lei deve aver frainteso perché mentre stavo per dirglielo mi ha baciato.
E io non lo volevo, quel bacio.
Io volevo, voglio, te. Solo te.
Nessun altro. Per cui, ti prego, capiscimi. Io avevo paura che quei tre mi bullizzassero. E io non volevo essere sommerso di insulti, e non volevo nemmeno lei. È stato tutto un enorme malinteso. Sono un idiota. Uno scemo, un cretino, chiamami come vuoi. Lo so che non ti dovrei neanche chiedere di provare a perdonarmi, ma io senza di te non ce la faccio. Mi manca un pezzo.»
Loco ora aveva gli occhi lucidi.
Nico lo stava guardando: nella corazza di freddezza e indifferenza che si era creato per proteggersi da Loco si era fatta una crepa, e ora sul suo viso si vedeva un'ombra di compassione. Senza preavviso, Nico strinse Loco tra le braccia e il ragazzo, finalmente liberato dal peso che si portava appresso da troppo tempo, si abbandonó al pianto.

                               ***

Nico fece accomodare Loco su una panchina.
Non c'era quasi nessuno al parco.
Lo aveva capito, aveva capito perché l'aveva fatto, perché era uscito con quella ragazza.
Troppo peso.
Troppa paura.
E poi malintesi su malintesi, troppa bontà per essere capace di tranciare le speranze di quella ragazza.
Lo capiva.
Capiva che era veramente pentito e che aveva detto la verità.
E che lo amava.
Stava iniziando a perdonarlo. Lentamente.
Ma l'amore per quel ragazzo piano piano stava superando la rabbia, il dolore, stava evadendo dal luogo dove lo aveva rinchiuso e lo stava inondando.
E se ne stava lì, Nico, a contorcersi le mani e a guardare Loco seduto vicino a lui stropicciarsi gli occhi.
I loro sguardi si incrociarono.
Poi Nico sorrise.
Per la prima volta dopo tanto tempo, sorrise davvero.
E lo abbracció.
Gli mise le mani intorno ai fianchi e lo strinse a sé, affondando il viso nella sua spalla e inspirando.
Che bello.
Aveva un'assurda voglia di lui.
E finalmente ce l'aveva tra le braccia e lo stava stringendo.
Finalmente.
«Anche a me mancava un pezzo, sai?» mormoró.
«Mph?» fece Loco
«Prima hai detto che senza di me ti mancava un pezzo. È la stessa sensazione che provavo io.
In tutte le risate, in tutti i gesti, in tutte le azioni... qualcosa mancava. Quel qualcosa che le rendeva vere.
E quel qualcosa eri tu.
E io non ti voglio più perdere.
Il mondo puó bruciare, ma io e te staremo sempre insieme, te lo prometto.»
Staccarono leggermente le teste dall'abbraccio, giusto per guardarsi negli occhi.
E Loco si perse.
Ancora.
Gli era mancata quella sensazione, quella di essere trascinato nel fondo verde di quegli occhi meravigliosi.
E si godette ogni istante di quel contatto visivo, finché non sentì una mano sul volto, e il respiro di Nico più vicino, e le loro labbra che si incontravano, dopo così tanto tempo di separazione.
E si baciarono a lungo, su quella panchina.
Abbracciati, finalmente insieme, di nuovo insieme.
E stavolta per sempre.

NOTA D'AUTORE
Siamo quasi giunti alla fine di questo viaggio.
Dico quasi perché, sì, questo è l'ultimo capitolo ma manca ancora l'epilogo.
Ma, dato che sono un po' infame, l'epilogo lo pubblicheró lunedì.
Vi ringrazio di essere arrivati fino a questo punto, ma i veri ringraziamenti saranno pubblicati lunedì insieme all'epilogo.
Allora ci vediamo lunedì ;)
~Kinto17

Quel mare che sono i tuoi occhi ~nicolochis Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora