Lei è italiana, nata a Roma.
Lui è francese, nato a Parigi.
Il luogo che ha segnato il crocevia delle loro vite si chiama Stratford upon Avon ed è situato nel cuore dell'Inghilterra.
Ma che cosa li ha portati lì e
soprattutto, che cosa stavano cercando? E' stato Dio che ha guidato i loro passi fino a una meta congiunta? E' stato il destino che ha tracciato linee invisibili dai luoghi in cui vivevano fino a un posto così imprevedibile e ha combinato un'unione ancora più sorprendente? Oppure dovremmo parlare di totale casualità? Ognuno pensi ciò che ritiene più giusto.
Di sicuro qualcosa ha approntato un incontro di culture non poi così dissimili, ma pur sempre con le loro caratteristiche distintive e ha acceso una scintilla. Se si scava più in profondità si scoprono elementi che in parte giustificano una simile
coincidenza: entrambi viaggiavano molto; entrambi avevano alle spalle famiglie con la tendenza a
spostarsi spesso per motivi lavorativi; entrambi non erano persone propriamente stanziali o chiuse alla
novità. Che sia stato un corso professionale di inglese ad averli fatti incrociare o qualche altra
imperscrutabile ragione, in fondo poco importa. Quello che più importa è che in quel momento e in quel luogo cominciò una relazione seria.
Talmente seria che i due, tornati a fine corso alle loro rispettive abitazioni, decisero di viaggiare ancora e per molti chilometri pur di rivedersi e che nel giro di qualche mese già una vita nuova pulsava nel corpo di Rosa. Più seria di così!
Con l'eccezione della differente provenienza e della città neurale in cui l'incontro ebbe luogo, di relazioni simili ne nascono a milioni. Due persone si notano tra tante, cominciano i consueti giochi di sguardi con cui viene tessuta la tela, l'attrazione fisica invia loro messaggi positivi, si trova il coraggio di
un approccio e da lì il piano è inclinato verso il basso. Altrettante sono le relazioni che si rompono a breve, forse perché l'intenzione di chi le ha plasmate era proprio quella di non farle durare. Non è il caso di Rosa e di Siro, come i fatti dimostrano. Lei fece le valigie e lo seguì sotto la torre Eiffel che il
pancione cominciava già a intravedersi. Era il primo capitolo di una bella storia d'amore. Ma qui allora viene da chiedersi: quando due persone decidono di stare insieme, a volte di oltrepassare persino mari e monti pur di riuscirci, che cosa esattamente prende forma tra loro e perché è puntualmente destinato a
franare, nonostante le premesse?
Nasce un rapporto. Una relazione.
Un sentimento che come tutte le cose di questa vita vive un ciclo: sboccia, fiorisce, cresce, sfuma,
decade e infine muore.
E che, sempre secondo regole insite in noi, talvolta trova la forza di rigenerarsi, anche se solo temporaneamente. In base a quest'attitudine naturale possiamo fare ben poco, come fossimo in balia delle onde di una tempesta. Ciò che è spuntato non per nostra volontà, simile al sole dell'alba, svanisce nella nostra
incapacità di opporci al suo declino verso il tramonto.
Non esiste ostinazione, dialogo o intesa adatta a interrompere la regressione delle emozioni. L'uomo, (inteso come creatura), ingenuamente pensa che il
significato del fallimento sia da ricercarsi nella scarsa coincidenza degli elementi e che da qualche parte in realtà questa perfetta corrispondenza esista.
Il trasporto, l'amore così intenso e la passione iniziale sono stati abbagli, semplici illusioni, errori di stima. Un tarlo comincia a roderlo dentro e rafforza la convinzione che debba trovare una via di fuga da quell'angusta prigione, un ambiente senza più pregi e che la fonte della propria felicità lo stia aspettando altrove. Tra le braccia di un'altra persona.
L'epilogo,
a meno di sacrifici immensi e poco comuni, è piuttosto scontato. Ci si spoglia delle catene e s'intraprende un nuovo giro sulla ruota della vita. Una volta ancora avremmo l'occasione di capire che la vera fuga è da noi stessi e dalla nostra natura mortale, ovvero un'evasione impossibile, ma non siamo
mai abbastanza sinceri da apprendere appieno la lezione. Ciò che si desidera davvero è la perenne fase dell'innamoramento, indubbiamente profonda e impetuosa, che ha tuttavia il difetto di essere inevitabilmente breve. Che cosa ci resta allora, ad eccezione di un infruttuoso vagare di fiore in fiore o
l'accettazione della gabbia?
Forse un cambio di prospettiva. La possibilità di considerare l'amore, sentimento abusato e spesso
incensato e destituito alla velocità della luce, come qualcosa di diverso. Perché un conto è l'afflato nascente tra due persone che si sono appena conosciute, tanto intenso, quanto effimero. Un conto è un sentimento duraturo e stabile, forse meno avvampante, ma di sicuro maggiormente consapevole e
dotato di un'intensità orizzontale, più che verticale. Il fuoco che brucia con troppa esaltazione è anche quello che dura meno.
Non dovremmo sentirci sviliti da quest'ottica. Forse potrebbe apparirci meno eroica, meno romantica,
come acqua anziché benzina. Ma quale magnificazione resta al sentimento in rovina? A rapporti sfasciati
che gemono di sofferenza e che si allungano come un'ombra sciagurata sui nostri figli e talvolta persino
sui loro? Questo anelito umano alla perfezione su questa terra non è forse come il volo di Pindaro?
E' per questo che la Chiesa ci invita alla saggezza di un rapporto sancito da Dio attraverso un sacramento. Non sono i fiori che addobbano le navate e nemmeno lo sfarzo di un giorno di festa. Non sono le felicitazioni degli amici più intimi e il viaggio di nozze. Dopo la baldoria le luci comunque si
spengono sempre e tutti vanno a casa. E' giusto ricordarlo.
Il matrimonio è un passo sacro in cui ci si dona reciprocamente, senza se e senza ma. E' il sigillo di un amore che non viene posto da mano d'uomo, ma da Dio stesso, custode e pastore delle nostre vite insieme. L'uomo che resta sotto questa effigie non pretende, ma dona e più riesce a farlo, non con le proprie forze, ma per grazia divina, più sarà in grado di intessere un sentimento paziente, duraturo, umile e amorevole.
In questo tipo di coppia non si arraffa per ottenere ciò che desideriamo o di cui abbiamo bisogno. Non ci si trasforma dopo un anno o poco più in sciacalli che vanno a depredare i sogni di chi ci sta a fianco. Si aspetta di essere serviti e nel frattempo si serve. Dio è fedele ed è la forza che sostiene. Ma se una delle due parti verrà meno nella preservazione di questo equilibrio, la casa
scricchiolerà nelle fondamenta e alla fine crollerà con fragore. Il segreto è svuotarsi per essere riempiti
dall'altro. Qualsiasi diverso espediente per tenere in piedi un rapporto non può funzionare, semplicemente perché la natura di questa esistenza non lo prevede. A meno che non si ammanti di
falsità, apparenze o paura di rinunciare all'abitudine. Di certo non di felicità.
Separarsi non serve. Non esiste da un'altra parte una condizione migliore, esente dalle leggi del tempo e
del decadimento. Serve il sacrificio, perché nel miracolo di un sacrificio duplice esso si trasforma in un
albero ricco di frutti maturi.
E' questo il tipo di atteggiamento che animò il neonato rapporto tra Rosa e Siro? Evidentemente no.
S'imbarcarono per mare con tanto entusiasmo, convinti di potersi orientare con la luce delle stelle e nient'altro.
E così l'orchidea preziosa e delicata divenne una rosa e dalla rosa spuntarono le spine. Finché un
giorno, l'infestazione fu inarrestabile e i rampicanti avvolsero ogni cosa.
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IN VITRO VERITAS
Ficción GeneralLa superficie riflettente mostra il volto sotto la maschera, perché in vitro veritas