5. Shepherd's pie

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If you ever find yourself stuck in the middle of the sea

I'll sail the world to find you
If you ever find yourself lost in the dark and you can't see
I'll be the light to guide you
We'll find out what we're made of
When we are called to help our friends in need
You can count on me like one, two, three
I'll be there
And I know when I need it, I can count on you like four, three, two
And you'll be there
'Cause that's what friends are supposed to do, oh, yeah

(Bruno Mars)

***ROBIN***

Ancora una volta l'ascensore è guasto e devo farmi a piedi cinque piani di scale per raggiungere il mio appartamento. Del resto, questa giornata è iniziata così male che difficilmente può peggiorare. Devo avere un aspetto orribile, mentre arranco per le scale con i capelli arruffati, il tailleur spiegazzato, la borsa che minaccia di scivolarmi già dalla spalla a ogni gradino e la scatola di cartone contenente i miei pochi oggetti personali tra le braccia. 

Quando arrivo davanti alla porta del mio appartamento cerco di sorreggerla con una mano sola, mentre con l'altra frugo nella borsa a cercare le chiavi, ma ho sopravvalutato le mie capacità perché perdo la presa e la scatola frana sul pianerottolo rovesciando tutto il suo contenuto.

Perfetto! Ci mancava solo questa!

Mi sfugge un gridolino di rabbia mentre mi lancio per le scale per afferrare il mio portapenne che sta rotolando giù spargendo ovunque penne e matite. Mi era sembrata una grande idea metterlo via senza svuotarlo, ma si è rivelata disastrosa, come tutte le decisioni che ho preso negli ultimi giorni.

Quando finalmente sono riuscita a recuperare i miei oggetti e raccogliere tutti i fogli della mia ricerca sparsi sul pianerottolo, afferro le chiavi e apro la porta di casa, con l'intenzione di fiondarmi sotto le coperte e uscirne solo quando pioveranno rane viola.

–Sono tornata!– do una voce ad Ashley, la mia coinquilina, che sento spadellare in cucina. C'è un buon odore di cibo nell'appartamento, una qualche ricetta a base di carne. Il mio stomaco si fa subito notare con un brontolio sordo e risentito. In effetti con tutto quello che è successo oggi ho dimenticato di pranzare e le tre tazze di caffè americano che ho ingurgitato non sono esattamente il rimedio migliore per la fame.

Ashley corre da me, con un gran sorriso, i capelli rossi raccolti in un nodo disordinato sulla testa e uno sbaffo di farina su una guancia.

–Bentornata! – mi saluta festosa, asciugandosi le mani con uno strofinaccio – Ho una bellissima novità da raccontarti, non ci crederai mai!

Mi fissa per un attimo, e vedo i suoi occhi verdi passare dalla mia faccia stravolta alla scatola che tengo tra le mani, piena di fogli spiegazzati e articoli di cancelleria ammucchiati alla rinfusa. Il suo sorriso si spegne, subito sostituito da una smorfia di preoccupazione.

–Racconta prima tu...– dice poi, in un soffio.

Poggio a terra in un angolo lo scatolone e appendo cappello, sciarpa e cappotto all'attaccapanni dietro la porta. Per un attimo il mio sguardo va verso la mia camera da letto, l'idea di seppellirmi sotto le coperte mi sembra ancora allettante. Ma di solito parlare con Ashley mi fa bene.

Lei ha più senso pratico di te, se non altro. Ma hai fatto un tale casino che nemmeno la fata madrina di Cenerentola potrebbe aiutarti.

Metto a tacere quell'antipatica della mia voce interiore, mi lascio cadere sul nostro vecchio divano, calcio via le scarpe, mi concedo un sonoro sospiro e poi vuoto il sacco:

Non vedo che teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora