"« Cioè» rispose, con voce tremolante, don Abbondio: « cioè. Lor signori son uomini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. Il povero curato non c'entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi e poi, vengon da noi, come s'anderebbe a un banco a riscotere; e noi... noi siamo i servitori del comune.»
«Or bene,» gli disse il bravo, all'orecchio, ma in tono solenne di comando, « questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai.»"
-I promessi sposi, Alessandro Manzoni-
Ma con l'occhio scintillante lo
attrae e lo trattiene. E il Convitato resta come paralizzato,
e sta ad ascoltare come un bambino di tre anni: il
vecchio Marinaro è padrone di lui.
Il Convitato si mise a sedere sopra una pietra: e
non può fare a meno di ascoltare attentamente.
E così parlò allora quel vecchio uomo, il Marinaro
dal magnetico sguardo: (Cit. La ballata del vecchio marinaio)
Il ballo dei narcisi
«Correva l'anno 1683 alla corte di Versailles: il re Luigi si era stabilito già da un po' e, nonostante le sue manie egocentriche, l'atmosfera era sempre spensierata e piacevole. Che amasse lo sfarzo e che gli piaceva vantarsene, lo aveva dimostrato in più occasioni: la reggia era immensa. Mi capitava di perdermi tra i corridoi e scoprire posti di cui non avrei nemmeno immaginato l'esistenza. I balli erano all'ordine del giorno; gli abiti adornati di merletti e ricchezze di ogni genere non vennero a mancare mai, da quanto ricordo; una sorta di musica costante risuonava nelle mie orecchie come fosse la colonna sonora di una vita monotona, insoddisfacente. A volte mi ritrovavo a canticchiarla, soprattutto quando mi rifugiavo nei miei pensieri. Soprattutto quando mi mancava.
Il tempo sembrava non passare: avrei iniziato a dubitare dell'effettivo scorrere dei giorni se non avessi visto il sole calare e sorgere giorno dopo giorno per tre anni. Sembrano pochi, ma per una persona che non sa bene come procederà la sua vita, fidati Convitato che sono tanti. Lo ammetto, più volte ho meditato sulla possibilità di andarmene: come viaggiatore ne avevo tutti i mezzi, ma un presentimento innato mi convinse ad aspettare. Non mi era mai capitato in tutti questi anni. Ancora un giorno, continuavo a ripetere alla mia coscienza. E i giorni divennero anni. Ero sempre meno convinto di questa mia sensazione, ma dovetti ricredermi. Ringraziai qualsiasi divinità vegliasse su di me quando la vidi varcare la soglia del palazzo, adornata di leggiadria, semplicità e uno splendido narciso infilato candidamente nell'intreccio delicato di capelli corvini che le donava più eleganza di quanta mai credetti possibile esistere. Rimasi incantato ad osservarla come l'uomo che per la prima volta scoprì il fuoco. Ero abbagliato. Non come si guarda qualcosa che non si aveva mai visto, no, come se sapessi che era lei che aspettavo.
La mia anima riconobbe la sua, senza pensarci più di un battito di ciglia. Attratta probabilmente dal mio sguardo stregato ancorato alla sua figura, si voltò verso di me, incrociando gli occhi verdi come i prati francesi incastonati sul suo viso ai miei; alzò le sopracciglia perfette e soffermò per qualche minuto l'attenzione sulle cicatrici che mi fasciavano il volto, studiandomi. Il suo sguardo scivolò sulla mia barba incolta, prestando particolarmente attenzione qui.» disse il Marinaro indicando un segno più particolare degli altri che adornavano il suo viso anziano: era rotondo e frastagliato. «Ma questa, caro mio, è un'altra storia. Stavo dicendo, si avvicinò a me come una falena alla luce, curiosa e allo stesso tempo avida di capire cosa le stesse succedendo. Cosa ci stesse succedendo. Inconsciamente feci qualche passo verso la sua figura anche io, sempre più confuso, ma allo stesso tempo sicuro di ciò che proavo nei suoi confronti.
Non ebbi una reazione nuova guardandola: era come se fosse lei ciò che aspettavo. Era una sensazione sepolta sotto cumoli e cumoli di ricordi. Ma se non l'avevo vista prima, come poteva essere?Me la ritrovai di fronte e le posi una semplice domanda cercando di essere il più discreto e meno fastidioso possibile. «Mi perdoni, ma devo domandarle assolutamente qual è il suo nome.» mormorai appena per fare in modo che potesse udirmi solo la dama che mi ammirava silenziosamente da dietro sue le lunghe ciglia scure. «Alice» rispose senza distogliere il suo sguardo dal mio. «Sono Antoine» sussurrai a mia volta in risposta al suo viso curioso. Le presi la mano e le sue dita affusolate si adattarono alle mie come quelle di nessun'altra prima d'ora. Fu come tornare indietro nel tempo di anni ed anni: un fuoco mi arse il petto e la schiena nello stesso momento e vidi lei trasalire almeno quanto me. La conosco e lei conosce me. O almeno le nostre anime lo fanno. Loro sanno. Mi convinsi di ciò prima di farla volteggiare sulla pista da ballo. Eravamo giovani, innamorati, incoscienti e ignari. Non per molto però. I ricordi riaffiorarono a breve.
Quella fu l'ultima volta che la vidi e, come puoi ben dedurre, sono passati più di 115 anni. Non è l'inizio della nostra storia e nemmeno la fine, ma se almeno un minimo ti ho incuriosito, sei libero di continuare ad ascoltarmi. A te la scelta.» disse il Marinaro sedendosi a sua volta e lasciando libero il Convitato di alzarsi e tornare ai suoi impegni.
*spazio autrice*
Ciao a tutti! Sarò breve perché ho deciso di scrivere tutto nell'ultima parte di questa os. Che ne pensate? Fatemi sapere ^^
Buona lettura,
V-
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|Uno, Nessuno, Centomila-One Shot|
RomanceOne Shot rivisitata, ma scritta per il Contest "Il tuo destino...è un gabbiano?" organizzato da @ciambella128 (Passate a dare un'occhiata alle sue storie, mi raccomando)! La sfida era ardua: 5 tappe, 500 parole a disposizione per scritto e 5 prompt...