"(...)Io dico che ne lo nono giorno, sentendone dolere quasi intollerabilemente, a me giunse uno pensero lo quale era de la mia donna. E quando ei pensato alquanto di lei, ed io ritornai pensando a la mia debilitata vita; e veggendo come leggiero era lo suo durare, ancora che sana fosse, sì cominciai a piangere fra me stesso di tanta miseria.(...)"
-Vita Nova, Dante Alighieri-La prima rima
«Oltre a essere la sua morte più dolorosa fu anche la sua sepoltura che più mi ha segnato. Non perché i fiori fossero diversi dalle altre volte e nemmeno perché il tempo passato insieme era stato molto meno rispetto al solito, ma perché aveva lasciato un biglietto.
Non lo notai subito nella sua camera ormai spoglia di lei, ma bastò un momento di malinconia a farmi frugare tra i suoi vestiti per cercare il suo profumo di narciso, a scoprire una lettera firmata col suo nome e indirizzata a me. La calligrafia impeccabile fu la prima delle tante conferme che riscontrai su quel foglio di carta: aveva scritto in versi, lasciandomi stupito, perché l'unica poesia che eravamo riusciti a leggere insieme era la Commedia di Alighieri. Avevo ancora appuntati su un foglio delle rime tratte dalla Vita Nova, parole che però non riuscii mai a dedicarle. Era troppo tardi.
Non capii l'importanza di quella lettera fino a quel momento. Non era mai successo nulla del genere Convitato, provi solo a immaginare come mi sentivo. Tremavo tutto, le mani a malapena riuscirono a fermarsi per farmi leggere. Iniziai a far scorrere lo sguardo tra i versi senza prestare attenzione ad altro:
"Con desiderio scrivo queste righe
Quelle che per secoli ti ho privato di avere
Affinché tu non sapessi delle mie fatiche
E di me, conservassi solo il piacere
Le mie lacrime bagnano queste parole
Che ho represso con tanto fervore
Da farmi male e farne a te, mio amato,
Continuo a rincorrerti nonostante la consapevolezza di ciò che, ahimè, è già segnato
Parla di me e vivi nel mio ricordo
Perché la mia anima viva in eterno e tu abbia da che trarre conforto."
Le lacrime iniziarono a offuscare la mia vista non appena la riposi nel cassetto: mentre leggevo non versai nemmeno una stilla per non perdermi le sue ultime parole. Solo quando giunsi alla fine mi lasciai trasportare dal dolore della mia perdita.
Non so quando decisi che gli ultimi due versi sarebbero diventati l'epitaffio sulla sua lapide: mi venne talmente spontanea come reazione che arrivai addirittura a pensare che me lo avesse suggerito lei. Rilessi più volte lo scritto cercando questo particolare, ma arrivai alla conclusione di essermelo inventato di sana pianta.
La incisi personalmente sotto lo sguardo attento dei passanti, contrariati e con compassione nei loro occhi. Dovevo sembrare un matto ai loro sguardi. Non mi importava.
Portavo fiori freschi ogni giorno, indipendentemente dal meteo: mi capitava di passare ore sotto la pioggia a fissare le lettere che componevano il suo nome incise nella pietra. Non mi davo pace. raccoglievo gigli, calle, viole, girasoli, persino narcisi, ma non mi sembrava mai abbastanza.
Mi sarei tolto la vita se avessi potuto. Ma non potevo. E i giorni passavano.
Ciò che più mi ferì fu l'indifferenza delle persone attorno a me: come non l'avevano degnata di attenzioni in vita non lo avevano fatto nemmeno una volta che quest'ultima era scivolata via dal suo corpo esile. Era come se non fosse mai esistita. Se non per me.
I suoi versi furono un'amara consolazione: non serviva un pretesto per rileggerli. Lo facevo e basta.
Per la prima volta mi aveva confessato di sapere della sua imminente morte; per la prima volta venivo a sapere del tormento che ogni volta la sua anima doveva soffrire; per la prima volta, anche se il tempo passato insieme era stato meno del solito, si era fidata tanto di me da cedermi quel suo altro particolare. Un altro pezzo di lei che avrei portato con me per sempre.
Tu ti sei mai innamorato così? Ti è mai capitato di non poter respirare mentre pensavi a un'altra persona? Tutti dicono di desiderare un amore da fiaba, ma è questo il bello: non scrive ognuno la sua?»
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|Uno, Nessuno, Centomila-One Shot|
RomanceOne Shot rivisitata, ma scritta per il Contest "Il tuo destino...è un gabbiano?" organizzato da @ciambella128 (Passate a dare un'occhiata alle sue storie, mi raccomando)! La sfida era ardua: 5 tappe, 500 parole a disposizione per scritto e 5 prompt...