- day two

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Socchiuse un occhio

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Socchiuse un occhio. Il sole era così forte che se ne pentì subito. Avrebbe voluto urlare per quanto quel singolo raggio gli aveva bruciato la pupilla, ma si limitò ad un roco mugolio contrariato. Si coprì il viso con una mano, ma nel farlo urtò qualcosa – qualcuno.

Risollevò le palpebre osservando tra le dita.

Il sangue gli si gelò nelle vene. La mandibola di Louis T. era ad un soffio dal suo naso, letteralmente. E quella che aveva sotto la testa infatti non era sabbia, ma una spalla.

Avevano... dormito vicini?

Louis socchiuse gli occhi e parve attraversare tutti gli stessi pensieri che anche Harry aveva appena avuto. Il sole, la luce accecante e, infine, il peso sul suo corpo. Insomma, avrebbe potuto alzare la testa e scappare a gambe levate, ma era un po' tardi per quello. Louis piegò la testa quel tanto che bastava per incrociare il suo sguardo esitante, tra le dita con cui si stava ancora riparando dal sole.

«Styles?» chiese, in un mormorio roco e assonnato.

«Hm-hm» mugolò Harry, in risposta.

Ricordava il suo cognome, era già un passo avanti.

Sollevò la testa dalla sua spalla, senza troppa fretta per non aumentare l'imbarazzo, ma allo stesso tempo senza attendere ulteriormente. Deglutì. Si stropicciò il volto, ma nel farlo si appiccicò la sabbia dai palmi alle guance e finì per peggiorare la situazione.

Guardandosi attorno, improvvisamente consapevole di dove si trovasse, si accorse che molti altri di loro erano ancora immersi nella sabbia a dormire profondamente. Le onde continuavano a infrangersi a riva come la sera precedente, il sole era alto nel cielo a infondere calore e qualche rumore proveniva dal resort, insieme ad un buon profumo di dolci.

Harry si alzò e barcollò fino all'oceano per sciacquarsi il viso. Immerse le mani e...

«L'anello» ansimò, mentre il panico gli risaliva in gola. «Oh mio dio, l'anello. Non ho più l'anello».

Si voltò indietro. Louis si era messo seduto nella sabbia, le gambe piegate circondate dalle braccia casualmente, come se solo qualche ora prima non fosse quasi morto a causa di un crampo alla gamba. Anzi, sembrava quasi gli donasse quell'aria da sopravvissuto, la sabbia sparsa sulla belle tesa abbronzata e i capelli scompigliati, asciugati nella notte.

«Cosa?» chiese, chiaramente confuso.

Harry si riguardò la mano sinistra. Niente. Non c'era un bel niente tranne i suoi tatuaggi, e quelli non poteva di certo perderli. Il panico si trasformò in un'angoscia potente che lo strinse in una morsa asfissiante.

«Il mio anello... io... io ho perso il mio anello» balbettò.

Quando poteva essere successo? Aveva dei vaghi ricordi della notte passata, ricordava di averlo rincorso in camera e di essere sceso in spiaggia, di essersi buttato nell'oceano... se l'aveva perso in acqua non c'era alcuna speranza di ritrovarlo.

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